Lo Stato bussa alla porta della 'ndrangheta e presenta il conto. L’impegno investigativo dei carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza trova riscontro nell’ordinanza firmata dal gip distrettuale di Catanzaro, che ha emesso i mandati di cattura per gli indagati coinvolti in un altro filone derivante da “Athena”, la maxi inchiesta della Dda di Catanzaro contro i clan Abbruzzese e Forastefano di Cassano Ionio.

Il territorio delle estorsioni

Le due cosche, secondo quanto emerso dalle attività tecniche condotte dai militari, dopo l'omicidio di Leonardo Portoraro, già boss di Villapiana, avrebbero sancito una pax mafiosa, alleandosi sul territorio della Piana di Sibari. Un accordo illecito che ha riguardato sia il traffico di droga che altre condotte criminali, come il “pizzo” agli imprenditori locali o l’intestazione fittizia di beni tramite “prestanomi”. L'operazione di oggi segna un nuovo intervento degli inquirenti, in un contesto di numerose operazioni condotte negli anni contro gli “zingari” di Lauropoli e l’altro clan che da decenni opera nella città di Cassano Ionio.

Il presunto contabile

La Dda di Catanzaro ritiene di aver chiuso un cerchio, ma non sottovaluta la capacità di riorganizzarsi della 'ndrangheta che, nonostante gli arresti, ha sempre mantenuto la sua forza intimidatoria. Questo, dunque, va considerato come l’ennesimo atto concreto contro i sodalizi criminali che soffocano l’economia locale e inondano le strade cittadine di stupefacenti. Un filone investigativo complesso, che include anche fatti di sangue che hanno scosso la Sibaritide.

Tra gli arrestati figurano Finizia Pepe, presunta contabile e moglie di Nicola Abbruzzese alias “Semiasse”, e Marco Abbruzzese, noto come “U’ Palumm”, fratello di Nicola e Francesco Abbruzzese (alias “Dentuzzo”) e zio di Luigi Abbruzzese, quest’ultimo figlio del capo degli “zingari” cassanesi. Misure cautelari anche per "Semiasse" e Francesco Faillace, già indagato per il duplice omicidio Scorza-Hedhli.

Le vittime denunciano

Inoltre, l’ordinanza include Pasquale Forastefano, ritenuto il “reggente” dell’omonimo clan sibarita. Questo elemento rafforzerebbe l’ipotesi che i due sodalizi abbiano unito le forze per un unico obiettivo: fare affari in ogni settore. Ma oggi le due consorterie criminali hanno subito un altro colpo significativo. Rispetto al passato, la vera novità sostanziale riguarda il fatto che le vittime di estorsione hanno avuto il coraggio di denunciare, presentandosi dai carabinieri o non avendo timore di confermare le richieste di "pizzo".

La Dda di Catanzaro - rappresentata da Giancarlo Novelli, procuratore aggiunto, Alessandro Riello e Stefania Paparazzo, entrambi pubblici ministeri antimafia - sottolinea come questo dato sia fondamentale in un territorio dove omertà e assoggettamento hanno prevalso per decenni. Per gli inquirenti, la consorteria mafiosa degli Abbruzzese è «ai minimi storici del loro potere criminale».o