Il caso

Chat con Palamara, il magistrato calabrese Liguori non è più il procuratore di Terni: la decisione del Csm

Il Plenum a vota a maggioranza la proposta B. Il procuratore originario di San Demetrio Corone costretto a lasciare l'Umbria dopo sei anni

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di Antonio Alizzi
11 gennaio 2023
20:04
Alberto Liguori
Alberto Liguori

Il magistrato cosentino Alberto Liguori non è più il procuratore di Terni. Il Plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha votato a maggioranza (11 contro 9 e due astenuti) per la non conferma a seguito delle chat intercorse tra il togato di San Demetrio Corone, comune in provincia di Cosenza, e l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara. Liguori infatti era interessato alla nomina del giudice Paola Lucente a presidente della sezione penale del tribunale di Cosenza al posto di Salvatore Carpino, attuale presidente della sezione penale del tribunale di Paola, che in quinta commissione nel 2017 prese 4 voti, mentre 2 voti andarono alla Lucente. 

Il dibattito, com'è di consueto, è stato molto acceso ed è stato introdotto dalle relazioni firmate dal consigliere Michele Ciambellini, proposta A per la conferma (con parere favorevole del ministro della Giustizia Carlo Nordio), e dal consigliere Alessandra Dal Moro, proposta B per la non conferma. 


Caso Liguori, come si è svolto il dibattito in Plenum

«Il comportamento di Liguori non costituisce reato, non costituisce motivo di trasferimento né di illecito disciplinare, ma qualcosa bisogna pur trovarla. Tutto ciò è contrario alla mia sensibilità, nel caso in esame il fatto contestato a Liguori non ha portato ad alcuna sanziona nelle precedenti pratiche. Si appella al ne bis in idem procedimentale, lo dice anche la Cedu. Condotte già assolte dal Plenum con 21 voti a favore: non avevano inciso per l'indipendenza e l'imparzialità del magistrato, possono incidere ora? Assolutamente no, questo risultato non si può ribaltare» ha detto in apertura il consigliere laico Alessio Lanzi. 

Il secondo parlare è stato invece il consigliere Stefano Cavanna. «In relazione all'articolo 2 mi sono astenuto, ma la condotta di Liguori oggi deve essere valutata per altri fini. Questo procuratore è idoneo a svolgere le funzioni che ha ricoperto nei primi quattro anni? Vediamo. Liguori in relazione ad alcuni concorsi pubblici, come quello del tribunale di Cosenza, interviene per condizionare i membri del Consiglio Superiore della Magistratura. Autonomo e indipendente? Non lo è. La sua è una condotta che va in un'altra direzione. Palamara mi fa anche tenerezza, cerca di difendersi. Non è un quadro in cui si può dare la conferma». Sulla stessa onda il calabrese Fulvio Gigliotti.
«In commissione non ho partecipato, ora dico la mia. Rimane il mistero del mancato esercizio dell'azione disciplinare rispetto alle condotte di Alberto Liguori, era doveroso farlo. Voterò per la non conferma». Stessa posizione per il consigliere Elisabetta Chinaglia. «Devo dire che è fuori luogo richiamare il principio del ne bis in idem. I presupposti dell'articolo 2 e della conferma sono diversi, quindi la valutazione si fa sotto un'altra ottica. L'archiviazione del dottor Liguori fu fatta esclusivamente perché le propalazioni attenevano a un territorio diverso nel quale lui esercitava le sue funzioni».

«Il ne bis in idem non c'entra nulla - ha dichiarato il consigliere Giuseppe Cascini -. Alla luce del dibattimento consiliare degli ultimi anni, oggi dico che all'epoca dell'articolo 2 mi sarei orientato in maniera diversa su questo caso. Nei convegni facciamo proprio l'appello del presidente della Repubblica di fare pulizia nelle correnti associative della magistratura, poi qui ci orientiamo in un altro modo. Qui non dobbiamo sanzionare Liguori, ma non è il caso di promuoverlo e rinominarlo per altri due anni a Terni».

E Nino Di Matteo, rispetto alla pratica articolo 2, ha fatto marcia indietro: «Voto a favore della non conferma. Dai messaggi ci si rende conto che Liguori si sia indebitamente interessato degli incarichi a Cosenza, ma anche in altre parti d'Italia e perfino in riferimento alla nomina di magistrati interessati all'autorità anti-corruzione. Devo dire che rispetto a questa situazione di fatto, pressioni e richieste, a mio avviso la prima commissione ha sbagliato tutto, concentrando la questione sulla territorialità, senza fare riferimento sul quel concetto di incompatibilità funzionale che nel tempo la prima commissione, in altre circostanze, ha fatto valere in Plenum. Si è fatto cenno al concetto di coerenza, ma io non mi sento portatore di un approccio di chi il correntismo lo combatte solo nei convegni. Il Consiglio non può farsi condizionare da una decisione pregressa, non valutando questi fatti come un'opportunità di una non conferma».

«Il professore Lanzi - ha spiegato il consigliere Loredana Micciché - ha ragione e oggi viene in  mente la sentenza del Consiglio di Stato che in passato aveva annullato la non conferma del procuratore di Arezzo. Non si può rifare il disciplinare, mi dispiace, ma funziona così. Non è vero che Mattarella ha detto che bisogna fare pulizia, ma lui ci ha dato un monito contro la degenerazione del correntismo. Ci ha esortato a ragionare in modo diverso, nessuno escluso. Mi esprimo in favore della conferma». Sulla stessa scia il consigliere Antonio D'Amato. Di parere contrario il consigliere Alberto Maria Benedetti. «Ho la sensazione che talvolta il richiamo allo Stato di diritto si intende stato delle archiviazioni, dell'irresponsabilità, di non disturbare il manovratore, ma uno Stato di diritto si basa su altro. Nel merito queste valutazioni dimostrano che Liguori aveva una concezione del rapporto consiliare che non è corrispondente al modello costituzionale del magistrato».

Il consigliere Carmelo Celentano, tuttavia, ha fatto un discorso ampio. «Lo Stato di diritto rappresenta per organi di garanzia, come quello che rappresentiamo, la luce e il faro misurare il proprio comportamento, noi non rappresentiamo il potere. Le categorie richiamate dal professor Lanzi sono citate a proposito». Infine, le parole del consigliere Filippo Donati. «Il Csm nasce per garantire l'indipendenza e l'imparzialità dei magistrati, ma ha il dovere di tutelare l'organo di autogoverno da ogni interferenza esterna». Al magistrato Alberto Liguori rimanevano due anni di funzioni direttive, ora prenderà un'altra strada (salvo ricorsi successivi agli organi della giustizia amministrativa).

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