Il processo

Imponimento, il pentito: «Ecco come raccoglievamo i voti per Stillitani»

Continua l’esame del collaboratore di giustizia Francesco Michienzi nell’aula bunker di Lamezia Terme, dal controllo sul villaggio Garden Resort alle elezioni regionali del 2005

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di Giuseppe Baglivo
19 febbraio 2022
12:44
Il villaggio Garden e, nel riquadro, Stillitani
Il villaggio Garden e, nel riquadro, Stillitani

L’infiltrazione mafiosa nella gestione dei villaggi turistici da Pizzo a Curinga e la ricerca di voti per le elezioni regionali. Continua l’esame del collaboratore di giustizia Francesco Michienzi nell’aula bunker di Lamezia Terme nel processo nato dall’operazione antimafia “Imponimento” contro il clan Anello di Filadelfia.

L’ex azionista della cosca ha ripercorso anche ieri – rispondendo alle domande dei pm Chiara Bonfadini e Antonio De Bernardo della Dda di Catanzaro – molte vicende al centro dei capi di imputazione ed in particolare ha riferito ciò che accadeva attorno al villaggio Garden Resort. «La frutta per la struttura veniva fornita da Mimmo Polito che godeva della protezione dei Mancuso, era un loro uomo e per loro aveva commesso anche degli omicidi. A me – ha raccontato Michienzi – mi è stato presentato da Nino Accorinti di Briatico, quest’ultimo interessato a sponsorizzare presso i turisti del villaggio le escursioni alle isole Eolie che organizzava con le sue imbarcazioni. Per le pulizie nel villaggio se la vedeva invece l’imprenditore Antonio Facciolo di Sant’Onofrio che era amico dei Bonavota. Facciolo aveva l’impresa in società con Stillitani, proprietario del Garden. Nell’impresa di pulizie le assunzioni le decidevano i Bonavota, Francesco Fortuna, Vincenzino Fruci di Acconia e dal carcere anche Rocco Anello. Si può dire – ha affermato il collaboratore – che Facciolo era nelle mani dei Bonavota. In totale i dipendenti dell’impresa di pulizia erano fra le 80 e le 100 persone. La gente ad Acconia di Curinga fermava in strada Vincenzino Fruci per avere un lavoro al Garden e Fruci segnalava le persone da assumere a Bruno Mercuri, il ragioniere di Stillitani».


Anche per il servizio di guardiania nel villaggio sarebbero state assunte più persone del necessario e, soprattutto, alcune su segnalazioni dei clan. «Gino Strangis di Lamezia era stato messo come guardiano da Tonino Davoli per un favore politico su Lamezia» (con Tonino Davoli ritenuto vicino al clan Iannazzo di Sambiase), mentre «Giuseppe Morello e Vincenzo Michienzi erano stati assunti dai Fruci. C’erano poi come guardiani segnalati dai clan Pasquale Rondinelli, Antonio Anania e Vincenzo De Nisi». Lo stesso Francesco Michienzi per un dato lasso temporale ha fatto da guardiano al Garden Resort. «Noi guardiani andavamo armati al lavoro e lasciavamo le pistole nei vicini terreni della famiglia Tegano. Il nostro compito era quello di garantire una sorta di sicurezza all’interno del villaggio, tanto che nessuno veniva a rubare perché nella zona ci conoscevano tutti e nessuno si permetteva. Io all’inizio – ha raccontato Michienzi –  ho iniziato a lavorare in nero. Ricordo che quale guardiano è stato assunto pure Antonio Anello, autista di Tommaso Anello in quanto a Tommaso avevano ritirato la patente e non poteva guidare. A noi guardiani ci pagava Bruno Mercuri, il ragioniere degli Stillitani».

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