A raccontare la vicenda è Maria Luisa Riso, con origini familiari a Francica nel Vibonese, dove un immobile inesistente continua a generare imposte e sanzioni: «Imbarazzante il silenzio delle istituzioni»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Il punto cui sorgeva l’immobile demolito oltre cinquant’anni fa per fare spazio alla strada comunale
Una casa abbattuta da oltre mezzo secolo per fare spazio a una strada comunale, ma che per il Comune e per il fisco esiste ancora. Succede a Francica, piccolo centro del Vibonese, dove una famiglia originaria del posto si ritrova a pagare Imu, tasse di successione e perfino a subire fermi amministrativi a causa di un immobile fantasma. A raccontarlo è Maria Luisa Riso, che oggi vive e lavora in provincia di Monza e della Brianza ma ha ereditato, insieme alla madre, un problema irrisolto da decenni.
«Mio padre ricevette questa casa in eredità dai suoi genitori. Una casetta di due locali», racconta Maria Luisa. «Venne demolita 55 anni fa per permettere il passaggio di una strada comunale. Da una decina d’anni, però, hanno cominciato ad arrivare le cartelle per il pagamento dell’Imu. Mio padre ha cercato più volte di chiarire la situazione col Comune, ma senza mai ottenere nulla. Da poco papà è venuto a mancare, ora sto cercando io di portare avanti questa battaglia».
Nonostante l’immobile sia fisicamente scomparso da mezzo secolo, l’amministrazione comunale di Francica non ha mai completato un atto formale di esproprio. Di conseguenza, l’abitazione continua a risultare registrata a nome del padre. «Papà più volte si era recato in Comune per chiarire la situazione, ma non era mai riuscito a risolverla. Io ora capisco perché: sto ricevendo lo stesso trattamento. Dopo la sua morte, sto cercando di sistemare tutto, ma mi trovo rimbalzata da un ufficio all’altro. Sindaco, segretario, tecnico: ognuno aspetta l’altro. Nel frattempo, continuo a pagare. Quest’anno l’Imu l’ho saldata regolarmente, pur sapendo che sto versando tasse su un bene che non esiste».
La frustrazione - aggiunge Maria Luisa - aumenta di fronte al totale silenzio delle istituzioni. «Ho inviato Pec, fatto telefonate, scritto email, ma nessuna risposta concreta. Il sindaco ha confermato telefonicamente che la casa è stata effettivamente abbattuta, che è sotto gli occhi di tutti. Ma da lì in poi, nulla».
A rendere tutto più pesante, c’è anche la questione dell’auto del padre, l’unica in suo possesso, attualmente bloccata da un fermo amministrativo: «In passato papà non ha pagato alcune rate dell’Imu, anche perché sperava che la questione si sarebbe risolta. E invece oggi mi ritrovo con una macchina inutilizzabile e che purtroppo non posso neanche vendere. Oltre che con una tassa di successione da pagare per una casa che non esiste. È imbarazzante».
Maria Luisa non nasconde l’amarezza per come la vicenda stia pesando anche sulla madre, rimasta vedova da pochi mesi. «Mamma è stanca, disillusa. Non solo per questa storia assurda, ma perché da anni, lì a Francica, le cose non funzionano come dovrebbero. È un paesino piccolo, eppure paghiamo una delle Tari più alte d’Italia. E nel frattempo nessuno si prende la briga di sistemare una cosa così semplice come constatare che quella casa non esiste più».
A spingerla a raccontare tutto pubblicamente non è solo la frustrazione, ma anche un bisogno profondo di fare giustizia, anche per suo padre. «Papà era orgoglioso delle sue radici, anche se ha passato la vita al nord. Francica era casa sua, nel cuore, sempre. Ora che lui non c’è più, sento che tocca a me portare avanti questa battaglia. Non posso lasciare le cose così, sospese. Non è solo una questione di carte o soldi. È una questione di non far passare tutto nel silenzio, come se non valesse nulla».
Ed è proprio questo continuo rimpallo, questo silenzio istituzionale che sembra ignorare anche l’evidenza, a lasciare Maria Luisa con una domanda che pesa più di ogni cartella esattoriale: «È davvero necessario che un cittadino debba arrivare a fare una denuncia per ottenere ciò che dovrebbe essere un atto amministrativo di routine? Non mi sento tutelata, né come contribuente né come cittadina. Chiedo solo di sapere cosa fare, ma da mesi brancolo nel buio».