Il caso

Inchiesta della Procura di Vibo sui pannelli solari installati sul Palazzo di giustizia, Falvo: «Costati 2 milioni ma non funzionano»

Tolto il segreto al racconto del procuratore alla Commissione antimafia. Nel mirino l’impianto di riscaldamento, indaga la Guardia di finanza. Lo sconcerto del magistrato: «Accadono cose piuttosto strane»

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di Giuseppe Baglivo
25 marzo 2024
11:07

Ci sono storie che hanno dell’incredibile sui palazzi di giustizia a Vibo Valentia. È nota la notizia dell’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Vibo Valentia, diretta dal procuratore Camillo Falvo, sulla truffa che si sarebbe consumata sulla realizzazione dei lavori concernenti il terzo lotto del nuovo tribunale di Vibo Valentia di via Lacquari (il cui progetto esecutivo ha un importo di 11 milioni di euro), nulla si sapeva invece del fascicolo aperto dalla Procura – e affidato alla Guardia di finanza – per far luce su quanto avvenuto proprio sulla testa del procuratore della Repubblica. 

Una vicenda che ora è possibile documentare attraverso le parole del procuratore Falvo, sentito dalla Commissione parlamentare antimafia all’epoca guidata dal senatore del M5S Nicola Morra. Audizione in parte ancora secretata, ma non nei passaggi più significativi che ricostruiamo per la prima volta. 


Siamo ad ottobre 2020 e il procuratore Camillo Falvo si è ormai insediato da quasi un anno (dicembre 2019) alla guida della Procura di Vibo Valentia subentrando al procuratore Bruno Giordano. Prima di loro a reggere per tanti anni le sorti della Procura di Vibo, il procuratore Mario Spagnuolo, succeduto ad Alfredo Laudonio. A Vibo «accadono cose piuttosto strane» – ammette Camillo Falvo – e viene tirato fuori un episodio che ha dell’incredibile. 

«Quando sono arrivato – racconta l’attuale procuratore di Vibo – avevano tolto uno dei termosifoni all’interno della stanza del procuratore e si moriva di freddo. Ho dovuto prendere una stufetta per potermi riscaldare. Quando ho chiesto come mai mi hanno risposto che l’allora procuratore Spagnolo aveva fatto fare un progetto, per il quale avevano speso circa due milioni di euro, per l’installazione di pannelli solari che dovevano essere messi in funzione. Prima che io arrivassi, l’impianto era stato addirittura collaudato».

Dopo il collaudo ecco quindi che negli uffici della Procura, siti nel Palazzo di Giustizia di corso Umberto I, gli operai iniziano a togliere i termosifoni sul presupposto del regolare funzionamento dell’aria condizionata e, quindi, dell’inutilità dei termosifoni. Ma l’impianto non funziona e i disagi per il procuratore Camillo Falvo e i suoi sostituti aumentano. Continua a leggere sul Vibonese.

Giornalista
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