Farmabusiness, un capannone devastato è ciò che resta del patto mafia-politica

VIDEO | Ecco cos’è rimasto del Consorzio Farma Italia, al centro dell’indagine che ha portato l’ex presidente del consiglio regionale Tallini ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Un enorme sito abbandonato, nel quale qualcuno si è introdotto portando via (quasi) tutto (ASCOLTA L'AUDIO)

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20 novembre 2020
22:05
Faldoni all’interno della Farma Italia
Faldoni all’interno della Farma Italia

Ciò che resta del presunto patto scellerato stretto tra la ‘ndrangheta rappresentata dai Grande Aracri di Cutro ed il dimissionario presidente dell’ormai disciolto consiglio regionale della Calabria Domenico Tallini - ai domiciliari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio - è una cattedrale spoglia ai margini dell’area industriale di Caraffa, al confine con San Floro. Era la sede del Consorzio Farma Italia.

Il Consorzio Farma Italia

Era stata concepita - emerge dalle intercettazioni valorizzate nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giulio De Gregorio - per alimentare un giro d’affari da «un centinaio di milioni di euro l’anno», grazie alla distribuzione del farmaci. Quelli da banco, tra farmacie e parafarmacie consorziate, e quelli anti-tumorali, il cui commercio estero - nelle direttrici tracciate durante un summit tenuto nella tavernetta del boss Nicolino Grande Aracri - doveva divenire il core business del Consorzio Farma Italia: sede legale a Roma, sede operativa, appunto, tra Caraffa e San Floro.


Il ruolo di Domenico Scozzafava


Mimmo Tallini non interagirà mai con i Grande Aracri; lo farà Domenico Scozzafava, suo «grande elettore», ovvero «l’uomo della pioggia» - come viene definito dal gip che ha condiviso le conclusioni a cui sono pervenuti il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla ed i pm Domenico Guarascio e Paolo Sirleo - del quale il potente politico catanzarese non poteva disconoscere il ruolo di collante, non solo coi Grande Aracri ma anche con il boss dei Gaglianesi Pierino Mellea. Tallini metterà a disposizione la sua influenza in Regione per rimuovere ogni ostacolo burocratico alla realizzazione del progetto, compresa la riorganizzazione dell’Area Lea del Dipartimento Tutela della Salute. In cambio otterrà appoggio elettorale e voti. Ed in quel consorzio farmaceutico, fulcro di tutto, lavorerà anche suo figlio Giuseppe.

La fine di un impero

Un’avventura imprenditoriale che durerà meno di quattro anni, malgrado fosse alimentata - secondo gli inquirenti - dalle pressoché illimitate disponibilità finanziarie dei Grande Aracri. Concepita tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, poi i libri in Tribunale e il 9 marzo del 2018 il fallimento. In mezzo a tutto questo, la fine di un impero. Il 7 giugno 2014 il summit nella tavernetta, poco più di sei mesi dopo, nella notte tra il 28 ed il 29 gennaio 2015, sull’asse Bologna-Catanzaro, scattano le parallele maxi-operazioni Aemilia e Kyterion: in tutto 197 arresti. Seguiranno, negli anni successivi, Kyterion 2 e Aemilia 1992.  Al superboss Nicolino Grande Aracri, “Mano di gomma”, questo filone giudiziario costerà l’ergastolo, reso definitivo dalla Cassazione il 6 giugno del 2019. Il Consorzio Farma Italia, come la Farmaeko srl (altra appendice della galassia imprenditoriale dei cutresi) il cui crack fu sentenziato il 2 febbraio 2018, è già sparito da un pezzo.

‘Ndrangheta e politica

E di tutto questo, del frutto dell’abbraccio fatale tra ‘ndrangheta e politica ricostruito nell’ultima inchiesta del pool di Nicola Gratteri, cosa rimane? Ci siamo stati per documentarlo. È un grande capannone, ancora nuovo all’esterno, circondato dai rovi. Si estende su circa duemila metri quadri, due corpi: uno più piccolo, quello che ospitava gli uffici, uno più grande, ovvero il magazzino, che custodiva i farmaci. Non è sigillato, non è protetto. Ci muoviamo lungo il perimetro, ci accorgiamo che qualcuno ha divelto parte della recinzione. Ha sistemato due mattoni, uno sopra l’altro, per creare un gradino e vi è entrato. L’accesso, chissà da quanto tempo, qui non è interdetto ad alcuno e qualche mal intenzionato s’è già introdotto. Ha portato via chissà cosa, lasciando i locali spogli e vandalizzati. Ma c’è ancora qualcosa d’interessante all’interno. E lo abbiamo documentato.

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