Cade l’accusa di concorso esterno nei confronti dell’ex sindaco Gianluca Bruno. I legali: «Politico onesto, non è un mafioso né è amico di mafiosi». Prosciolti anche un ragioniere della Prefettura di Crotone e l’ex governatore della Misericordia
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Il Tribunale di Crotone ha assolto, per non aver commesso il fatto, tre imputati coinvolti in un troncone dell’inchiesta Jonny (nota per aver puntato i fari sul Cara di Isola Capo Rizzuto) giunta a conclusione indagini nel 2022. Si tratta dell’ex sindaco di Isola, Gianluca Bruno, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, Carmelo Giordano, ragioniere in servizio nella Prefettura di Crotone, accusato di corruzione aggravata dal metodo mafioso e Leonardo Sacco, ex governatore della “Fraternita di Misericordia”, accusato di corruzione aggravata dal metodo mafioso.
Le accuse
Secondo la ricostruzione operata dalla Dda di Catanzaro, Gianluca Bruno si sarebbe messo a disposizione della consorteria di ‘ndrangheta di Isola, gli Arena, e «in particolare degli esponenti Antonio Poerio, Fernando Poerio e Leonardo Sacco», consentendo ai membri di vertice di acquistare lotti immobiliari nel comune con la compiacenza delle strutture comunali e, in più, interloquendo con Provincia e istituzioni governative per garantire alla Misericordia e ai suoi fornitori il controllo degli apparati serventi il Cara.
Il pubblico ufficiale Giordano avrebbe, invece, in più occasioni ricevuto per sé o per altri imprecisate somme di denaro – in particolare 10mila euro da parte di Leonardo Sacco – per omettere il controllo sul subappalto che la Misericordia aveva fatto sul servizio mensa del Cara in favore di ditte gestite di fatto da componenti legati alla cosca Arena.
A Sacco veniva contestato il fatto di essersi posto come corruttore nei confronti di Giordano per impedire alla Prefettura di controllare i pagamenti incontrollati che avvenivano a favore di tali ditte subappaltatrici.
La sentenza
Oggi il Tribunale di Crotone ha assolto dalle accuse tutti e tre gli imputati. «Alla infamante accusa di essere concorrente dei mafiosi e di aver fatto mercimonio della propria funzione pubblica si è contrapposto l'immane lavoro di studio e ricerca attraverso i milioni di pagine della indagine preliminare portato avanti dal collegio difensivo», scrivono gli avvocati di Bruno, Luigi Villirilli e Carlo Petitto.
«Lo studio delle carte – prosegue la nota – ha permesso di far emergere la verità che si è contrapposta ai postulati dell'ufficio di procura distrettuale. Insomma, Gianluca Bruno non è un mafioso, non è amico dei mafiosi, non ha agevolato alcuna cosca. Non ha svenduto con disonore il proprio ruolo. In qualità di sindaco ha agito sempre per la sua comunità, nell'esclusivo interesse dei suoi concittadini. Una persona seria e perbene, un politico onesto e rispettoso delle leggi dello Stato. Questo è stato ed è Gianluca Bruno».

