Sono state settimane di sofferenza intensa. Le ultime. Padre Fedele è rimasto a lungo aggrappato alla vita, tempra di un leone e cuore d’acciaio. Ha superato alcune gravi crisi respiratorie, generando attimi di angoscia nei suoi affetti più cari, quelli che gli sono stati vicini sempre, nei momenti della gioia ed in quelli della tristezza e dell’amarezza. Ed in quello del saluto più estremo. Il frate si è abbandonato serenamente al sonno eterno tra le braccia di Teresa Boero, una vita trascorsa al fianco di padre Fedele nell’ambito delle attività solidali promosse sotto le insegne del Paradiso dei Poveri. «Non dimenticate mai di sostenere gli umili e gli ultimi. Siate buoni cristiani e servite sempre il Signore» il messaggio sussurrato con un filo di voce prima di lasciarsi andare.

La benedizione dell’Arcivescovo

La situazione era precipitata alla fine di luglio quando si era reso necessario un nuovo ricovero all’Inrca. Le sue condizioni erano state definite complesse. Nei giorni successivi l’aggravamento. La benedizione ricevuta dall’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano Giovanni Checchinato, pochi giorni prima di spegnersi, un balsamo per lo spirito. Anche il sindaco Franz Caruso si era recato in ospedale per portargli l’abbraccio di tutta la città che ora si prepara ad un mesto pellegrinaggio verso la camera ardente. Le sue spoglie riposeranno nel cimitero di Dipignano. Padre Fedele ha rinunciato alla sepoltura nella cappella di famiglia, disponendo la tumulazione in un semplice e anonimo loculo.

L’esperienza da assessore

Nel 2016 aveva ricevuto da Mario Occhiuto l’inattesa nomina di assessore per il contrasto alle povertà, al disagio, alla miseria umana e materiale, al pregiudizio razziale e religioso, alla discriminazione sociale: «Nessuno deve trovarsi costretto a dormire per strada» la principale mission assunta a Palazzo dei Bruzi dove padre Fedele eserciterà il proprio mandato politico dall’insediamento del 28 giugno fino alla revoca disposta dall’allora primo cittadino nel marzo del 2017. Un periodo fugace e però intenso, condotto senza rinunciare al saio e con la tenacia di chi ogni giorno ha il chiodo fisso di procurare a chiunque un tetto e un pasto caldo, durante il quale il frate rinunciò ad ogni benefit spettante da quella per lui insolita carica.