La Regione non paga Muccino perché ha “bruciato” l'anteprima del corto sulla Calabria

La cifra di 1,6 milioni di euro per il criticatissimo spot commissionato al regista romano non è mai stata versata a causa di un post spoiler su una piattaforma video che avrebbe compromesso l’esclusiva prevista dal contratto. Si pensa a un'azione legale (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Alessia Principe
9 febbraio 2021
12:09
Gabriele Muccino e Nino Spirlì
Gabriele Muccino e Nino Spirlì

Ma il corto di Muccino che fine ha fatto? Se lo chiedono in molti. Sono trascorsi quattro mesi dal debutto romano e di “Calabria Terra mia” si sono perse completamente le tracce. Nessun passaggio su emittenti nazionali, nessuna pubblicità, neanche l’ombra di una promozione. La terra sembra si sia aperta sui campi di clementine (finte), e abbia ingoiato quello che era stato definito "lo spot dell’amore" e che invece ha le tinte del giallo. La (vera) storia nella storia di questo shortfilm è bizzarra e ha un finale da colpo di scena.

Coup de théâtre

Il 21 ottobre scorso, era un mercoledì, Gabriele Muccino pubblica sul suo canale Vimeo l’intero corto che, il giorno prima, era stato proiettato “in anteprima assoluta mondiale” alla Festa del cinema di Roma. Anteprima che niente aveva a che fare con il grande pubblico, con il cortometraggio che per i più sarebbe dovuto restare inedito fino a quanto la Regione non avesse deciso di presentarlo ufficialmente. In pochissimo tempo, però, le condivisioni del post di Muccino si moltiplicano sui social e quando il regista, forse avvertito da qualcuno, lo rimuove, è già troppo tardi.
A stretto giro, e visto che ormai l’anteprima è stata “bruciata”, l’assessore regionale Gallo lo rilancia sulla sua pagina facebook, scatenando il vespaio di polemiche che conosciamo.


Ma l’ingenuità del regista è costata cara, e precisamente è costata un milione e secentomila euro (e rotti) alla società di produzione, la “Viola Film”, che si è vista vaporizzare il compenso che la Regione avrebbe dovuto versare per l’opera.
Ma vediamo com'è andata. Alla fine della fiera (quindi a corto bello e confezionato), la casa di produzione ha mandato la fattura in Regione. Ma invece dei soldi si è visto arrivare un bel: niente da fare. Motivo? Colpa di Muccino che ha pubblicato senza autorizzazione il corto sul suo canale personale, creando un danno al committente (la Regione). E questo, a quanto pare, potrebbe rappresentare l'estremo giusto per portare tutti in tribunale. Un'ottima scusa? Un appiglio reale? Si vedrà.

Come Frankestein

Dicevamo della strana storia di questo corto sfortunato, nato diverso, ucciso prima da un congiuntivo e poi dalla mano del suo Creatore che ha fatto il post sbagliato al momento sbagliato, ignorato anche dalla "Viola" che infatti non lo riporta neppure nel portfolio delle produzioni, e ora oggetto di contenzioso.
Da novello Frankestein, Muccino, prima questo spot l'ha atteso, poi messo insieme, montato e poi ne ha preso le distanze cancellandolo da tutti i social. Ma sapete bene come finisce il romanzo di Shelley, la Creatura non la ammazzi facilmente, e prima o poi torna a chiudere la partita che a quanto pare non si svolgerà tra i ghiacci del Polo ma, probabilmente, tra i banchi di un tribunale.

Il post profetico su Instagram

Sembra che faccia tutto rima: azione (legale), promozione (inesistente), produzione (rimasta a secco), ma in realtà non è un brindisi ma una canzone interrotta all’improvviso con qualcuno che è rimasto senza sedia.
L’unica traccia rimasta nella memoria virtuale di Muccino è un post Instagram in cui il regista, invece di postare una foto del suo corto sulla Calabria, posta addirittura la foto di un altro film (Aspromonte) e dice profetico: «Sono felice che il cortometraggio commissionato da Jole Santelli si stia avvicinando al milione di visualizzazioni senza ancora aver investito un euro in promozione». Più che «ancora», mai.

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