La testimonianza

Cutro, i migranti credevano di essere in salvo. I messaggi ai parenti prima del disastro: «Siamo arrivati, Dio ci ha graziato»

La speranza prima della tragedia del 26 febbraio. Nel processo a Crotone il racconto del commissario D’Angelo sul materiale raccolto. Alcuni avevano chiesto ai familiari di sbloccare i conti per pagare i trafficanti: 8mila euro per i viaggi sulle carrette del mare

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di Alessia Truzzolillo
13 febbraio 2024
18:35

«Siamo arrivati, tutto a posto. Dio ci ha graziato, ci ha voluto bene». Credevano di essere in salvo, ormai giunti a destinazione, potevano vedere la costa. Hanno addirittura chiesto ai propri familiari di sbloccare i conti e saldare l’importo: quasi 8000 euro per ogni «game», così vengono chiamati i viaggi pericolosi e clandestini che portano i migranti in Europa. Era mezzanotte e mezza del 26 febbraio 2023, poche ore prima che il caicco Summer Love si schiantasse su una secca, con un mare sempre più agitato. Novantaquattro i morti accertati tra donne, bambini e uomini, oltre ai dispersi di quella che prenderà il nome di tragedia di Steccato di Cutro.
Oggi si celebra, davanti al Tribunale di Crotone, il processo nei confronti di Sami Fuat, turco di 50 anni, Khalid Arslan, di 25 anni, e Hasab Hussain, di 22 anni, entrambi pakistani, tutti accusati di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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I messaggi dal Pakistan: «Come devo fare per raggiungere l’Italia?»

Il 26 febbraio 2023 dal cellulare di Hasab Hussain, sono partiti diversi messaggi vocali. Quando il presunto trafficante è stato arrestato, dalla memoria del suo cellulare sono stati estrapolati dei vocali che un mediatore ha tradotto coadiuvando l’attività investigativa del sostituto commissario Carlo D’Angelo, del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato. Oggi D’Angelo – rispondendo alle domande del pm Pasquale Festa – ha raccontato la storia di quel naufragio attraverso i messaggi che Hussain ha inviato e ricevuto.
Dai vocali si comprende che «Hussain è il referente per i migranti pakistani». Tante persone lo chiamano dal Pakistan e gli chiedono consiglio: «Come devo fare per venire là, per partire, per raggiungere l’Italia? Cosa mi consigli? Di venire dall’Iraq? Di venire dalla Turchia tramite visto?».
«Molti migranti pakistani arrivano in Turchia con visti regolari», spiega D’Angelo, poi arrivati in Turchia vengono presi in carico dallo stesso Hussain e «a volte aspettano anche un mese, anche più, prima della partenza» e nelle more vengono alloggiati nelle cosiddette safe house. In questa fase Hussain «ha il ruolo di gestire e organizzare questi migranti».


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Come funzionano il pagamento di «garanzia» e «saldo»

La prima partenza è dalle safe house al punto di imbarco, il “point”. All’atto della prima partenza Hussain si sincera, con gli altri trafficanti, che i migranti abbiano versato la somma di denaro a «garanzia del pagamento». Funziona così, spiega il poliziotto: prima di lasciare le safe house viene pagata la «garanzia» che corrisponde a metà del pagamento complessivo. I migranti la versano tramite banche che di solito sono istituti finanziari bancari che si trovano nei loro paesi d’origine. Una volta raggiunta la meta viene pagato il «saldo», ovvero l’altra metà, che viene versata e sbloccata con un codice che fornisce il migrante stesso quando è giunto a destinazione.
Già quando entrano nelle acque territoriali italiane, i trafficanti chiedono il saldo, «in questo caso – (ovvero il giorno della tragedia, ndr) erano ancora a bordo del caicco, prima di approdare», dice D’Angelo.

«Siamo arrivati, Dio ci ha graziato»

A mezzanotte e mezza del 26 febbraio 2023 si registrano diversi messaggi vocali in cui i migranti chiedono ai familiari di sbloccare il conto. Sono felici, dicono: «Siamo arrivati, tutto a posto. Dio ci ha graziato, ci ha voluto bene».
I trafficanti parlano anche di cifre, «parlano di 8000 euro», dice il sostituto commissario. «Poi, in base al cambio, nel mese di febbraio la cifra è scesa da 8000 a 7.200 euro».

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La partenza da Istanbul il 18 febbraio

Il viaggio della tragedia parte il 18 febbraio 2023. Hussain, alle due di notte, detta delle disposizioni a tale “Commando”. Dalle attività investigative è emerso che si tratta di Arslan Khalid.
«Tutte e due le macchine arrivano tra cinque minuti. Su una ne metti otto. Sull’altra ne metti sette e tu ti siedi avanti», gli ordina.
Il 18 febbraio, dunque, partono da Istanbul con dei van. “Commando” si occupa del trasporto di 15 migranti su due mezzi.

Ci sono altri trafficanti sotto indagine

Tra i vari vocali scambiati dagli scafisti uno ha colpito particolarmente l’investigatore. Si tratta di un migrante che si trovava in una safe house e che doveva partire il giorno dopo, dunque il 27 febbraio. È preoccupato perché suo padre ha trovato la banca chiusa e non gli ha potuto mandare i soldi per la «garanzia». Chiede se può pagare il giorno dopo verso mezzogiorno. Hussain chiede, sempre con un vocale, a un trafficate più alto in grado, se il migrante può partire o deve spettare il prossimo «game». Il trafficante dice di farlo partire lo stesso.
Ma chi sono questi soggetti? Tutti questi altri trafficanti? I nomi in aula non vengono fatti.
Hussain «fa nomi di altri soggetti – dice D’Angelo – che noi indaghiamo come trafficanti non in questo procedimento».
Nel processo sono costituiti parte civile anche alcuni familiari delle vittime, rappresentati dagli avvocati Francesco Verri, Stefano Bertone, Enrico Calabrese, Vincenzo Cardone, Mitja Galuz, Luigi Li Gotti.

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Il controesame

Il difensore dei due pakistani, l'avvocato Salvatore Perri, ha chiesto delucidazioni sulle traduzioni, chi fosse il mediatore che le ha fatte (che peraltro non è stato possibile rintracciare) e se fosse stato effettuato un saggio fonico sulla voce dell'imputato per compararlo con quella ascoltata dei messaggi. Il teste ha risposto che lui aveva solo ricostruito la vicenda esaminando i messaggi audio. Perri ha fatto notare che l'imputato in Turchia viveva con altri pakistani che usavano il suo telefono. Il difensore di Sami Fuat, l'avvocata Teresa Palladini, ha chiesto se nei messaggi si parlasse del suo assistito ricevendo risposta negativa. L'udienza è stata rinviata a domani quando verranno sentiti i pescatori che si trovavano sulla spiaggia di Steccato di Cutro al momento del naufragio.

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