Già parroco del centro tirrenico e responsabile di Libera, il religioso spiega perché il delitto Corallo fa paura: «Una delle due nuove cosche vuole il controllo sul territorio. L’agguato dopo il voto? Non può essere una coincidenza»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Ennio Stamile, a lungo parroco di Cetraro, poi responsabile regionale di Libera, una vita per i più poveri in Africa. Sempre in primo piano contro la corruzione e contro la ‘ndrangheta, in territori difficili dove parlare troppo si rischia la vita. E Don Ennio l’ha rischiata più volte e tante sono state le minacce esplicite per farlo tacere. Ma lui è sempre andato avanti. Lo sentiamo oggi dopo il crudele e terribile omicidio di Cetraro in cui ha perso la vita Pino Corallo, 59enne raggiunto da sei colpi di pistola.
Don Ennio, perché questo omicidio fa così paura? Cosa c’è di diverso e di particolare?
«È stato perpetrato proprio per incutere paura. Fatto di pomeriggio in una zona molto trafficata con modalità tipicamente mafiose. Evidentemente sono diventati veri e propri professionisti senza scrupoli».
Per le modalità, il giorno, il luogo, le persone coinvolte, in questo omicidio c’è qualcosa in più. Possiamo immaginare che ci sia un messaggio? E se sì, a chi?
«Lo stiamo ripetendo da diversi anni: a Cetraro bisogna parlare di una locale di ‘Ndrangheta. Una delle due nuove cosche, più sanguinaria e pericolosa in questo momento delle altre, da tempo ormai vuole il controllo del territorio su tutto. Maggiormente sullo spaccio della droga. A distanza di pochi anni due omicidi e un tentato omicidio solo a Cetraro, per non parlare di tutti gli atti criminali riconducibili al recente clan cetrarese».
Possiamo dire che i clan vogliono riappropriarsi con maggior forza del territorio? E che questo potrebbe preludere ad una stagione di nuovo inquietante per il Tirreno?
«Sì, lo possiamo dire con una certa sicurezza. Troppi sono stati gli eventi criminali perpetrati in questi ultimi anni, tutti commessi alla luce del sole, quasi a voler ribadire che a Cetraro ci sono ormai altri che dettano la legge della ‘Ndrangheta».
Nel momento in cui si insedia la nuova amministrazione comunale, appare evidente che c’è bisogno di una svolta sia per Cetraro che per il territorio. Una svolta che deve essere evidentemente non solo di rilancio economico ma ci potrebbe essere ben altro da dare ai cittadini.
«Non era mai successo che dopo una tornata elettorale si perpetrasse un delitto di tale efferatezza. Non può essere frutto del caso o una coincidenza. Circostanza che andrà valutata bene e sono certo che gli inquirenti lo sapranno fare. Ma ora è il momento che deve vedere unità tutta la Comunità civile che si deve stringere attorno al neo eletto sindaco ed a tutta l’amministrazione comunale».
Lei ha denunciato anche un certo comportamento della Procura di Paola, che per diversi anni è sembrata molto attenta a reati che si consumavano nelle amministrazioni locali. Ma il fatto vuole che poi quasi tutti i sindaci e amministratori coinvolti negli anni sono stati assolti. Come legge questa cosa?
«La leggo come un inutile spreco di risorse pubbliche e umane che non hanno portato a nulla se non a rovinare l’esistenza di persone segnate a vita da provvedimenti evidentemente ingiusti».
L’arrivo del nuovo procuratore Fiordalisi a Paola lascia immediatamente ben sperare, sia per la sua esperienza, sia per le sue capacità. E sia perché ha immediatamente messo alcuni colpi a segno.
«È proprio così. Il dottore Fiordalisi è la persona giusta al posto giusto. Conosce benissimo il territorio e ha subito messo a segno un grande risultato che fa ben sperare. Non è facile accompagnare un imprenditore alla denuncia».