Nell’inchiesta anche il rappresentante di una società di lenti intraoculari. Il medico e l’infermiera avrebbero indicato ai pazienti le coordinate bancarie della ditta dove acquistarle per gli interventi «abusivi» nello studio privato
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Ai pazienti avrebbe consegnato un bigliettino contenente le coordinate bancarie, quelle della Emmegi Hospital, società di Cosenza, che avrebbe fornito lenti intraoculari per le operazioni «abusive» di cataratta di Marco Scicchitano, oculista dell’azienda ospedaliera universitaria di Catanzaro, finito ieri agli arresti domiciliari insieme a Maurizio Gigliotti, all’epoca dei fatti legale rappresentante della Emmegi Hospital, e ad Annarita Procopio.
L’alter ego di Scicchitano
Infermiera dipendente dell’azienda ospedaliera ma, secondo il gip che ieri ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di medici, infermieri e dipendenti dell’ufficio Alpi, anche alter ego e longa manus esecutiva di Scicchitano «nella gestione dell’impresa illecita». Avrebbe ricevuto e gestito le prenotazioni, si sarebbe occupata dell’organizzazione dello studio medico dell’oculista aiutandolo nelle prestazioni ambulatoriali e fornendo ai pazienti indicazioni sulle modalità di pagamento, ovvero bonifici in favore della Emmegi Hospital.
«L’impresa illecita»
Marco Scicchitano, autorizzato dall’azienda a svolgere attività intramoenia al di fuori dei locali ospedalieri, avrebbe allestito una sala operatoria «senza autorizzazione» in uno studio eseguendo interventi di cataratta «senza autorizzazione» e incassando dai pazienti il denaro senza emettere ricevuta fiscale e non versando – o almeno non integralmente – i compensi alle casse aziendali.
Le lenti intraoculari
L’acquisto delle lenti intraoculari, propedeutico poi all’intervento di cataratta, avveniva in genere per mezzo della Emmegi Hospital, sarebbero stato lo stesso medico o l’infermiera a fornire ai pazienti specifiche indicazioni in tal senso: le coordinate bancarie dove effettuare il bonifico per l’acquisto di lenti da impiantare poi nello studio privato. Da canto suo, la società cosentina avrebbe riconosciuto all’oculista una “provvigione” variabile di paziente in paziente, accumulata e poi calcolata a compensazione, parziale o totale, sulla fornitura di materiali che il medico avrebbe avuto dalla Emmegi per l’esercizio della professione nei suoi studi privati.
Sistema di false fatturazioni
Per gli investigatori, un presunto meccanismo di false fatturazioni. Gigliotti, rappresentante della società, avrebbe emesso le fatture ai pazienti anziché al medico in tal modo agevolando l’occultamento dei presunti compensi illeciti ottenuto dall’oculista. Tuttavia, non sempre l’approvvigionamento di lenti sarebbero avvenuto attraverso il presunto sistema di false fatturazioni. A volte sarebbero state sottratte all’azienda ospedaliera e alla richiesta dei pazienti di avere la ricevuta fiscale il medico avrebbe fatto credere di acquistarle dalla Emmegi, la quale a fronte dei bonifici avrebbe emesso fatture non per l’acquisto di lenti ma per altri materiali.
Intervento in tempi brevi
Sarebbe stato sempre il medico, dopo aver visitato i pazienti nel suo studio o in ospedale, a prospettare un intervento in forma privata e «in tempi brevi», fornendo indicazioni sul costo e le modalità di pagamento. Gli accertamenti svolti da Finanza e militari del Nas, hanno potuto contare sulle testimonianze di pazienti ma anche su intercettazioni, alcune captate nell’ufficio Alpi aziendale.
Nell’ufficio Alpi
Quella risalente al dicembre 2022 è ritenuta particolarmente «emblematica» della “spregiudicatezza” di Scicchitano e del modus operandi dei collaboratori. La conversazione viene intercettata nell’ufficio Alpi alla presenza del direttore dell’epoca, Luigi Mancuso, e dell’addetta allo sportello Rossella Viscomi (entrambi agli arresti domiciliari). Oggetto della discussione la prenotazione di una visita oculistica, il paziente sostiene di aver già parlato con Scicchitano, il quale lo avrebbe rassicurato sulla sua disponibilità chiedendo di effettuare la prenotazione per lunedì attraverso l’ufficio Alpi.
La prenotazione di una visita medica
Ma Mancuso spiega all’uomo di non poter effettuare il pagamento prima della visita perché non doveva risultare essere eseguita in ospedale dal momento che l’oculista esercitava in regime di intramoenia “allargata” (ovvero, svolta nello studio privato). Non doveva risultare l’esatta tipologia della prestazione, né la presenza del medico in servizio in ospedale. Viscomi avrebbe proposto quindi di rendicontare una visita di controllo di 82 euro, quale prestazione pagata, «nonostante quella effettiva fosse diversa e non effettuabile in intramoenia».
«Arrestano puru a tia»
La conversazione, insomma, va per le lunghe e telefonicamente anche con una terza persona (chi nei fatti avrebbe dovuto poi svolgere la visita medica), tanto da indurre Mancuso alla cautela. «Ma è pazzo già avi una indagine in corso (riferito a Scicchitano, già oggetto di una precedente indagine, ndr). Lo può fare solo allo studio suo, non qua. Andiamo nei guai – insiste -, vedi quanto è superficiale».
E poi rivolto al paziente: «Ma non al telefono ca ti arrestano puru a tia». Per il gip, nonostante la consapevolezza dell’illiceità della condotta di Scicchitano, Mancuso e Viscomi avrebbero consentito che la portasse a termine, effettuando la prenotazione di una visita per una prestazione diversa di quella richiesta dal paziente.