Messe con i fedeli dal 18 maggio, ecco le 10 regole da seguire per la ripresa

Il vescovo di Catanzaro e presidente della Conferenza episcopale calabra, Vincenzo Bertolone, in una lettera ai fedeli illustra il decalogo rimandando al protocollo siglato tra il governo e la Cei: «Prudenza necessaria per evitare che il contagio torni in mezzo a noi»

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di Redazione
12 maggio 2020
18:53

«Certamente l’incontro dal vivo in questi mesi è mancato, ma attraverso i social abbiamo avuto la possibilità di alimentare il nostro cammino di fede, partecipando se pur virtualmente alle azioni liturgiche. Ora che la pandemia sembra essere gradualmente sotto controllo, questo incontro non si può più rimandare, perché per noi cristiani è vitale, proprio come l'aria che respiriamo, e non possiamo più stare in apnea». È un passo della lettera che l'arcivescovo metropolita di Catanzaro Vincenzo Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra ha indirizzato ai fedeli in vista della graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche sancita dal protocollo siglato lo scorso 7 maggio tra il governo e la Conferenza Episcopale Italiana.

Nel testo il presule rimanda alle regole fissate nel protocollo e ne fa «una breve sintesi, quasi come un vademecum», che chiede di esporre anche al portone di ogni chiesa. Eccole:


Per l’accesso e l’uscita dai luoghi di culto:

1. Non puoi accedere in chiesa (o negli ambienti all’aperto previamente identificati per la celebrazione) se hai sintomi influenzali-respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore ai 37,5° C.
2. Hai l’obbligo di indossare la mascherina per tutta la tua permanenza nel luogo di culto (al chiuso o all’aperto).
3. All’ingresso della chiesa, che sarà stata preventivamente aerata ed igienizzata, troverai la soluzione igienizzante per detergere le mani. Non troverai l’acqua santa nell’acquasantiera.
4. Evita assembramenti (osservando le regole che ogni parroco indicherà sulla base dell’effettiva capienza dei luoghi di culto) e mantieni sempre la distanza di almeno 1,5 metri (sia lateralmente che frontalmente e anche se appartieni al medesimo nucleo familiare) e siediti dove ti verrà indicato dal sacerdote (o dai volontari- collaboratori).
5. Segui le indicazioni del sacerdote (o dei volontari-collaboratori) in merito alle uscite stabilite e mantieni sempre la distanza interpersonale di almeno 1,5 metri.

Durante le celebrazioni

6. Non ci sarà lo scambio del segno della pace.
7. La distribuzione della Comunione avverrà senza contatto delle mani con il ministro, che indosserà guanti e mascherina. Durante la processione per ricevere la Comunione, mantieni la distanza di sicurezza. Presenta le tue mani ben stese al sacerdote e ti ciberai del corpo di Cristo dinanzi a Lui.
8. Le eventuali offerte saranno raccolte attraverso appositi contenitori, collocati agli ingressi o in altri luoghi idonei, indicati dal sacerdote.
9. La Confessione (che consente a chi è in peccato grave di chiedere e ottenere il perdono) avverrà in luoghi ampi e areati e sia il sacerdote che il penitente indosseranno sempre la mascherina.
10. Durante le celebrazioni dei funerali, trigesimi e anniversari di morte rispettare il numero massimo dei partecipanti che possono accedere all’aula liturgica. Sono vietate le condoglianze.

 

«Vi scrivo - scrive monsignor Bertolone - nel giorno in cui la Chiesa ricorda la memoria di Nostra Signora di Fatima. In questo tempo di pandemia, spesso abbiamo invocato o sentito invocare i santi pastorelli Giacinta e Francesco, anch'essi vittima di una pandemia, la famosa 'spagnola'. Giacinta sperimentò la solitudine dell'ospedale nei suoi ultimi momenti, mentre Francesco si spense tra le mura domestiche. Il messaggio di Fatima, cui i pastorelli ci richiamano, può essere riassunto principalmente come un invito alla penitenza e alla preghiera. Invito tutti a meditare e approfondire con senso di responsabilità e ad attenersi a queste indicazioni. La prudenza è necessaria per evitare che il rischio del contagio ritorni in mezzo a noi e sarebbe assai brutto che gli edifici sacri fossero fonte di dolore e di morte, anziché, di vita e rinascita».

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