Il comitato civico “La Cura”, nato di recente per trasformare in Spoke gli ospedali montani di San Giovanni in Fiore, Acri, Serra San Bruno e Soveria Mannelli, ha chiesto formalmente al direttore generale dell’Asp di Cosenza, Antonio Graziano, di pubblicare con urgenza gli esiti dell’inchiesta interna avviata dalla stessa Azienda sanitaria dopo la morte del 48enne Serafino Congi, avvenuta il 4 gennaio scorso durante un trasferimento in ambulanza dall’ospedale di San Giovanni in Fiore a quello di Cosenza.

La lettera

Nella lettera, firmata dai coordinatori Giovanni Iaquinta, Rocco La Rizza, Emiliano Morrone, Alessandro Sirianni e Silvio Tunnera, il comitato denuncia il perdurante silenzio dell’Asp e chiede trasparenza e chiarezza: «Alla data odierna – si legge nella nota – nulla è stato comunicato sui risultati dell’inchiesta interna, avviata senza obbligo di legge e con l’intento, evidente, di rassicurare l’opinione pubblica e dimostrare il compimento dei propri doveri istituzionali».

La commissione d’inchiesta

Il comitato fa notare come già il 7 gennaio scorso la direzione dell’Asp avesse comunicato alla stampa l’avvio di una commissione d’inchiesta interna per accertare eventuali responsabilità sul decesso di Congi. Nei mesi successivi, si sono susseguiti richiami pubblici da parte del Partito democratico calabrese, dell’europarlamentare Pasquale Tridico e, più recentemente, della senatrice Ilaria Cucchi, che con propria interrogazione ha chiesto l’intervento del ministro della Salute per sollecitare la pubblicazione degli esiti. «È inconcepibile – sostiene il comitato – che, a quasi cinque mesi dai fatti, l’Asp di Cosenza non abbia ancora reso note le proprie conclusioni, né fornito alcuna spiegazione pubblica. Questo silenzio tradisce lo spirito di trasparenza annunciato dalla Direzione generale e le aspettative legittime dei cittadini, della famiglia Congi e della comunità di San Giovanni in Fiore».

“La cura” ritiene indispensabile che l’Asp renda noti «i risultati dell’inchiesta, le eventuali carenze riscontrate e le misure correttive adottate». Il comitato chiede, nel contempo, che tali informazioni siano pubblicate sul sito istituzionale dell’Azienda e diffuse tramite la stampa. «È un dovere etico e istituzionale – conclude il comitato – ed è il minimo che si possa fare in nome della dignità, della verità e del diritto alla salute».