Hydra

Il tentativo di scalare Fdi con l’aiuto del “compare” «legato alla ’ndrangheta»: così la super mafia puntava al Parlamento

I rapporti tra il manager di una clinica del gruppo De Benedetti, un uomo ritenuto vicino alla camorra e Santo Crea, che i magistrati considerano prossimo al clan Iamonte. Si sarebbero rivolti a un avvocato per trovare spazio nel partito di Giorgia Meloni. Il medico nega tutto. L’inchiesta intanto approda al Tribunale del riesame

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di Pablo Petrasso
25 marzo 2024
06:15
Dall’alto, in senso orario, Vestiti e Ceraulo entrano nello studio dell’avvocato Marino; il tribunale di Milano e uno dei summit documentati nell’inchiesta Hydra
Dall’alto, in senso orario, Vestiti e Ceraulo entrano nello studio dell’avvocato Marino; il tribunale di Milano e uno dei summit documentati nell’inchiesta Hydra

La questione si ripropone, in questi giorni, a Milano. Davanti al Tribunale del riesame, i pubblici ministeri della Dda riaffermano l’esistenza di un sistema che, in Lombardia, metterebbe assieme ’Ndrangheta, Cosa nostra e camorra. Il gip ha bocciato l’ipotesi nello scorso mese di ottobre e negato decine di arresti chiesti dall’accusa nell’inchiesta Hydra. I magistrati antimafia ci riprovano: depositano verbali di pentiti e ripropongono una narrazione che affonda le radici in Calabria e si proietta nei Palazzi del potere. 

Dalle indagini della Procura di Milano emerge che il presunto consorzio mafioso milanese avesse scelto Fratelli d’Italia per provare a portare in Parlamento un proprio uomo. Ignazio Ceraulo, non indagato, è un importante medico milanese che nel maggio 2020, all’epoca delle indagini, era direttore generale della clinica di Bollate Anni Azzurri del gruppo Kos (estraneo all’inchiesta), costola dell’impero di Carlo De Benedetti estranea. Professionista stimato, curriculum perfetto, già candidato a sindaco di Desio: Ceraulo pare l’uomo giusto. 


L’inchiesta della Dda milanese documenta i contatti del medico con Giancarlo Vestiti, che gli inquirenti considerano il contatto del clan di camorra dei Senese in Lombardia. Sullo sfondo di questa tentata (e fallita) manovra politica ci sarebbe – per usare le parole dei magistrati – «l’infiltrazione della cosca Iamonte nella struttura sanitaria “Anni Azzurri San Martino”».

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Il 71enne Santo Crea, mai condannato, che gli investigatori considerano vicino al clan Iamonte e che è indagato al pari del figlio Filippo (per entrambi il gip ha negato la misura cautelare), avrebbe cercato di estendere «la propria rete di conoscenze imprenditoriali, istituzionali e para-istituzionali allargandola» al polo sanitario. Lo avrebbe fatto sfruttando tre uomini non indagati che la Dda di Milano considera «collegati a lui»: sarebbero un infermiere, un chirurgo plastico e proprio Ignazio Ceraulo, direttore generale della struttura sanitaria. Ceraulo sarebbe il trait d’union tra politica e sanità. Crea, infatti, lo avrebbe appoggiato «nelle sue aspirazioni politiche»: il professionista avrebbe voluto entrare nell’orbita di Fratelli d’Italia e il calabrese si sarebbe mosso per aiutarlo. Non da solo: accanto a lui avrebbe avuto Giancarlo Vestiti, imprenditore campano indagato in “Hydra” e considerato l’uomo-cerniera per tenere uniti tutti i gruppi del presunto consorzio criminale. Tanto che Santo Crea lo definirà «epicentro di molti equilibri, per i figlioli, per noi, per tutti».

Il gip smonta le accuse di infiltrazione nella clinica: «Solo favoritismi»

Vestiti, da parte sua, cerca di piazzare nel gruppo un infermiere di fiducia e sua figlia. Posti di lavoro, carriere politiche e contatti con i salotti che contano. Una premessa è indispensabile. Il giudice per le indagini preliminari liquida la ricostruzione della Procura in poche righe: «Per la vicenda relativa alla Rsa “Anni Azzurri San Martino” (…) al di là di qualche possibile favoritismo nei confronti di Santo Crea, non si registrano episodi degni di nota». La storia sul versante politico è complessa, andiamo con ordine.

Vestiti definisce crea il suo «compare». È al calabrese di Melito Porto Salvo che, secondo gli inquirenti, avrebbe chiesto di muoversi per le assunzioni nella struttura sanitaria del gruppo Kos. Al telefono con sua sorella, Vestiti spiega di avere un appuntamento «con il direttore generale delle cliniche riconducibili a De Benedetti (…) l’ex proprietario di Mondadori, diciamo… Berlusconi, quello che combatte a Berlusconi».

Per l’infermiere di fiducia il percorso è già avviato: ottiene la collaborazione, arriva in clinica e manda a Vestiti i saluti del «direttore sanitario» («ringrazia mio fratello Giancarlo»), poi dice di aver conosciuto un altro dipendente, «il quale gli aveva confidato che “apparteneva alla famiglia” e quindi lo considerava uno di loro». Vestiti chiama Crea per ringraziarlo. E il calabrese sottolinea: «Bravo, non ti preoccupare… puoi fare quello che vuoi in clinica». 

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L’imprenditore campano usa il telefono senza preoccuparsi troppo. Non lesina informazioni, a differenza di Crea che risponde spesso per monosillabi. Si vanta di conoscere il medico Ignazio Ceraulo e un «cancelliere della Camera dei deputati», poi si occupa direttamente del tentativo di inserire Ceraulo nell’orbita di Fratelli d’Italia.

Il contatto con l’avvocato vicino a Fratelli d’Italia

Secondo i pm al progetto partecipa anche Crea che, in effetti, viene aggiornato passo per passo. Il presunto raccordo tra il mondo di Vestiti e Crea e la politica sarebbe Mario Marino, avvocato (anche Marino non è indagato) al quale il campano «rappresenta l’interesse di favorire l’ascesa politica del dottor Ceraulo» che è presente alla conversazione e a un certo punto ci tiene a farsi conoscere direttamente dal legale. In quell’occasione, il medico «esterna la volontà di entrare a far parte del partito politico “Fratelli d’Italia”» e spiega «di avere al seguito un potenziale pacchetto di voti». Vestiti, al solito, è prodigo di notizie e riferisce che il dottore «è amico con Carmelo, è amico con altri amici, è amico con Lele (Mora, ndr), è amico con tutti quanti il gruppo mio».

In seguito accenna «a un discorso già fatto da Santo Crea all’avvocato: “Tieni presente che lui è quella persona che il compare mio ti disse che voleva fare questa cosa”». E Marino risponde: «Voleva aiutare, va bene… e lo aiutiamo». Del ruolo di Marino si è occupata, nei mesi scorsi, anche la stampa nazionale. L’avvocato ha detto a Domani di aver conosciuto Vestiti «perché aveva bisogno di una consulenza legale sul penale, lui è incensurato». Crede che l’imprenditore sia vittima del luogo di origine perché «è napoletano e conosceva Michele Senese (boss della camorra a Roma, ndr)» nonostante le loro strade si siano «separate da giovanissimi». 

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Ceraulo nega tutto (nonostante la foto): «Non so nemmeno chi sia Vestiti»

Davanti alle telecamere di Report, l’avvocato Marino non esclude di aver incontrato anche Crea: «È molto probabile che questo signor Santo Crea sia venuto in ufficio accompagnato dal Vestiti per una consulenza che io gli ho reso e dalla quale poi non è venuto fuori niente». Ricorda l’avvicinamento di Ceraulo a Fratelli d’Italia: «Era un’opportunità molto carina, molto interessante perché Ceraulo è un grande professionista. Poteva essere un bell’acquisto per Fratelli d’Italia». Acquisto presentato da Vestiti, con Crea dietro le quinte.

Ceraulo, da parte sua, ricorda di aver conosciuto Marino ma di Vestiti dice: «Non so nemmeno chi sia». Ci sono però alcune foto dei due insieme: «E magari non me lo ricordo, poi vediamo», taglia corto con l’inviato di Report. Il tentativo di scalare Fratelli d’Italia non si ferma a Marino. Il legale, secondo i magistrati della Dda di Milano, è un trampolino che potrebbe proiettare Ceraulo verso una candidatura in Parlamento. E per farlo il gruppo, attraverso il legale di destra, avrebbe cercato di risalire la catena di comando e contattare anche i vertici del partito.

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