Pasquale Colelli si è consegnato ai carabinieri questa mattina. Ha ammesso di conoscere la vittima ma il suo stato poco lucido ha interrotto l’interrogatorio. Al momento non vi è traccia dell'arma usata contro Torcasio
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È stato un interrogatorio breve, durato dalla tarda mattinata di oggi alle 15, interrotto a causa dello stato confusionale e di turbamento in cui versa Pasquale Colelli, 30 anni, reo confesso dell’omicidio di Emilio Torcasio, 52 anni, trovato cadavere la corsa notte, intorno all’una e mezza, da un uomo che ha poi avvertito in forma anonima i carabinieri di Lamezia Terme. Il cadavere giaceva in una pozza di sangue in località Ginepri, lungomare lametino, zona impervia e isolata, soprattutto di sera.
L’uomo è deceduto per via di una serie di coltellate ricevute alla gola ma del coltello non vi è ancora nessuna traccia.
Né il presunto omicida, davanti ai carabinieri e al pm Vincenzo Quaranta, ha saputo fornire informazioni esaustive sulla provenienza e sul tipo di arma adoperata nel raptus che lo avrebbe portato a uccidere Emilio Torcasio. Colelli, disoccupato e attualmente impegnato con un corso di formazione, assistito dall’avvocato Antonio Perri, ha raccontato che lui e la vittima (un autista anche lui al momento disoccupato) si conoscevano, si erano incontrati ai Ginepri ed era nato un alterco. Il resto del racconto non è lucido tanto che il difensore ha chiesto che domani, in sede di interrogatorio di convalida, il suo assistito riceva supporto psicologico per poter descrivere meglio i fatti. Al momento Pasquale Colelli si trova in stato di fermo.


