Ucciso davanti al figlio di 6 anni, luce sull'omicidio Polito: un arresto nel Vibonese

VIDEO | L’uomo venne freddato con un colpo alla testa in pieno centro abitato a San Gregorio d'Ippona sotto gli occhi terrorizzati del suo bambino. Era il marzo 2011. Un delitto rimasto impunito fino ad oggi

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di Redazione
18 ottobre 2019
07:20

È stato ucciso in pieno centro abitato a San Gregorio d’Ippona con cinque colpi di pistola calibro 7,65 davanti agli occhi del figlio, miracolosamente scampato all’agguato. I Carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia, coordinati dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dai sostituti procuratori, Andrea Mancuso della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e Ciro Luca Lotoro della Procura di Vibo, hanno risolto un altro omicidio assicurando alla giustizia colui che sparò e uccise Carmelo Polito. Un delitto immortalato dalle telecamere di videosorveglianza installate in una vicina officina meccanica.

Le indagini sull’omicidio

Ed è da qui che i militari del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Vibo (diretti dal maggiore Valerio Palmieri) e quelli del Reparto Operativo diretti dal colonnello Luca Romano sono partiti per ricostruire l’agguato compiuto da due soggetti travisati da passamontagna che avevano colpito la vittima alle spalle mentre stava passeggiando con il figlio di soli 6 anni su corso Italia. Secondo l’accusa a sparare è stato Francesco Pannace, 32 anni di San Gregorio d’Ippona (in foto), già detenuto perché coinvolto in un altro efferato omicidio, quello di Giuseppe Prostamo. Ad incastrarlo è stata in particolare un’intercettazione ambientale captata dai militari dell’Arma nell’auto intestata a Rosario Fiarè, ritenuto esponente di spicco dell’articolazione di ‘ndrangheta di San Gregorio. Francesco Pannace era infatti l’autista del boss e l’effettivo utilizzatore dell’auto. Qualche mese dopo l’omicidio di Polito, conversando in auto con un giovane del posto si faceva sfuggire una frase emblematica per le indagini: «Ma hai saputo che mi hanno inculato no?... perché ho ammazzato questo figlio di puttana». All’affermazione di Pannace, il suo«interlocutore chiedeva: «Chi Polito ?» e lui rispondeva: “Era pazzo! E così via… per te, per me e per gli altri».


Le conversazioni

Un’altra conversazione ritenuta fondamentale dagli inquirenti per la ricostruzione del caso è avvenuta in carcere a Vibo dove Francesco Pannace si trovava ristretto in seguito all’arresto in flagranza dell’omicidio di Giuseppe Prostamo per il quale è stato condannato in via definitiva. In quell’occasione indicava al cugino il luogo in cui aveva nascosto il passamontagna «vedi sotto quell’eternit appena scendi? Là sotto c’è un passamontagna». L’attività di riscontro dei Carabinieri ha permesso di recuperarlo proprio nel luogo indicato dallo stesso Pannace. Era nascosto all’ingresso della stradina d’accesso della proprietà del nonno. Allo stesso tempo Pannace chiedeva al cugino se anche l’arma era ancora nascosta invitandolo a non rimuoverla dal posto designato e di prestare attenzione: «Stai attento se arrestano te cosa faccio qua dentro…». 

 

Ecco perché è stato ucciso

Ma perché Polito è stato ucciso. La vittima era considerata persona aggressiva e prepotente «solita ad andare in giro a chiedere soldi o a prendersi le cose senza pagare il prezzo» Annoverava diversi precedenti penali per furto, rapina, omicidio e tentato omicidio. Un atteggiamento che avrebbe creato malcontento tra gli abitanti del paese che vivevano con il terrore. Tra l’altro Polito era appena uscito dal carcere psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto dove era stato detenuto. Sarebbe stato quindi “giustiziato” in pieno giorno per uno schiaffo inflitto due anni prima allo zio del presunto killer e anche per dei “buffetti sulla guancia”, a mo’ di richiamo dati a Rosario Fiorillo in carcere, come riferito agli inquirenti dal collaboratore di giustizia Raffaele Moscato. Scrive il gip del Tribunale di Catanzaro Carmela Tedesco a tal proposito: «Non può allora escludersi che l’omicidio di Polito fosse una vendetta del Pannace per il torto subito dallo zio o comunque una punizione dello stesso inflittagli per il suo comportamento prepotente ed aggressivo». Il giudice ha dunque disposto la misura della custodia cautelare in carcere per il 32enne di San Gregorio d’Ippona accogliendo le risultanze dei sostituti procuratore Dda Andrea Mancuso e Ciro Luca Lotoro. Così gli inquirenti ritengono di aver chiuso il cerchio intorno al presunto assassino di Polito ricostruendo l’ennesimo caso di sangue in una provincia tristemente salita alla ribalta della cronaca nazionale per l’incredibile numero di delitti commessi e quasi tutti risolti.

I dettagli dell'omicidio

L'omicidio venne compiuto l’1 marzo 2011 a San Gregorio d’Ippona nel Vibonese. A poche decine di metri dal Calvario e, soprattutto, dalla Stazione dei carabinieri. Una telecamera riprese tutto. La vittima designata, Carmelo Polito (in foto), 48 anni, e il suo bambino, si trovavano a passeggio su Corso Italia. Due giovani, giunti  da una via secondaria, si avvicinarono e spararono alle spalle. Un colpo di 7.65 alla testa. Quindi la fuga: l’uomo a terra, il bimbo, di sei anni appena, iniziò a piangere terrorizzato e a vegliare il papà fino all’arrivo dei carabinieri. 

 

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