Omicidio Rosso, la mamma: «Giustizia per mio figlio, oggi avrebbe compiuto 40 anni»

La lettera struggente della madre nel giorno del compleanno del giovane barbaramente ucciso nella sua macelleria. Oggi nuova udienza del processo in Corte d'Assise

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di Luana  Costa
10 giugno 2020
09:01
Francesco Rosso
Francesco Rosso

«Quarant'anni anni fa nasceva mio figlio, Francesco Rosso, il mio primogenito. Quarant'anni anni fa ero la donna più felice al mondo». Così scrive in una lettera Rosa Arcuri, madre di Francesco Rosso barbaramente ucciso il 14 aprile del 2015 nella macelleria di famiglia. Per quell'omicidio oggi si sta celebrando un processo in Corte d'Assise a Catanzaro a carico di Evangelista Russo, ritenuto il mandante, Francesco Mauro, Gregorio e Antonio Procopio, Vincenzo Sculco e Danilo Monti, ritenuto il killer e già condannato con rito abbreviato alla pena di 17 anni di reclusione.

 


«Francesco era un grande lavoratore, un ragazzo responsabile e di nobile animo, che ha sempre aiutato noi genitori a portare avanti l'attività di famiglia. Ogni volta che veniva a conoscenza di un amico o un parente in difficoltà, si precipitava a porgere il suo aiuto. Mio figlio era conosciuto da tutti nella provincia di Catanzaro e non solo e chiunque lo abbia conosciuto, ne custodisce con affetto il ricordo. Credo che ricordiate tutti la storia che ha tragicamente colpito Francesco, la mia persona speciale. Mi fa tanto male rammentarla ma oggi voglio e devo farlo: il 14 Aprile del 2015 mio figlio viene trovato morto nella nostra macelleria a Simeri Mare lasciando tutti sgomenti. È stato ucciso con un'arma da fuoco dal killer in seguito identificato come Danilo Monti, reo confesso oggi dopo l'arresto, che afferma di essere stato mandato ad uccidere mio figlio da Evangelista Russo, oggi ai domiciliari». 

 

«Se oggi conosco dei nomi e dei volti di chi si è macchiato del sangue di mio figlio, lo devo ai carabinieri di Sellia Marina che con tutto il cuore a la stima ringrazio. Ma oggi il mio desiderio sarebbe stato quello di poter festeggiare il 40° compleanno di mio figlio Francesco, insieme a tutti i suoi cari, come era consuetudine fare! Invece mi ritrovo oggi in un'aula di tribunale, perché il destino ha anche voluto che un'udienza coincida con il compleanno di Francesco, a chiedere giustizia per lui. Oggi non potrà spegnere le sue candeline; a fargli luce ci sono solo le mie preghiere e i ceri del cimitero. Oggi non potrà mangiare la sua torta preferita, perché lo hanno strappato dalla nostra terra e dall'affetto di tutti».

 

«Il mio dolore non si placherà mai, ma fino a quando avrò fiato e forza, davanti a qualsiasi giudice io devo chiedere giustizia per un ragazzo che non ha mai portato a casa una multa, una denuncia, non ha mai partecipato ad una rissa, non ha mai sfiorato delle droghe, non ha mai guidato in stato di ebbrezza, non ha mai fumato una sigaretta e non ha mai fatto del male a nessuno, nemmeno ai suoi assassini, con i quali non ha mai avuto a che fare! Francesco amava la vita, amava la sua famiglia, amava la sorella Marianna ed i suoi amici fraterni con i quali giocava a calcio nella squadra amatoriale della quale era presidente, la Salumi Rosso.

 

Come posso vivere io da mamma sapendo che il mandante dell'omicidio di mio figlio è a casa agli arresti domiciliari? Oltre il danno perché devo subire la beffa? Io sono stanca, ma non mi voglio arrendere e pensare che un assassino non paghi per il male che ha fatto e che rischia di procurare ancora a noi e chissà a chi. Durante l'udienza di oggi si procederà all’escussione dei testi del pubblico ministero nonché all’esame della balistica. Nonostante si sia ancora nella fase dibattimentale, la mia famiglia, i familiari e gli amici, ci troviamo in stato di sconforto e di disperazione, in quanto ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni. Le ragioni di tale stato d’animo sono molteplici.

 

Innanzi tutto, la sentenza emessa nel mese di settembre 2019 che condanna a soli 17 anni Monti Danilo, esecutore materiale; di poi, il Gip che illo tempore aveva emesso il decreto di rinvio a giudizio nei confronti di 6 persone, fra cui figurava anche il mandante Russo Evangelista, concedeva a quest’ultimo la possibilità di fare entrare il notaio in carcere a distanza di pochi mesi dall’arresto avvenuto il 13 dicembre 2018, a spogliarsi di tutti i beni. Ovviamente noi della famiglia non siamo rimasti inerti ed abbiamo promosso azione di revocatoria civile per ottenere il ripristino della situazione. Infine, l’apice si è raggiunto con la revoca del provvedimento di custodia cautelare in carcere in favore di Russo Evangelista, in quella meno afflittiva degli arresti domiciliari, dopo soltanto nove mesi di carcere a fronte di quattro anni e mezzo di indagini. La revoca veniva disposta sulla scorta di una generica perizia che comunque consigliava accertamenti diagnostici più approfonditi ed il ricovero presso una struttura circondariale in grado di prestare cure mediche ad hoc. Ovviamente quanto periziato veniva totalmente disatteso sia dalla Corte di Assise Penale che dal Tribunale di Catanzaro della Libertà, per cui ad oggi, il mandante, dimora comodamente nella propria abitazione, contento di avere beffeggiato sia la mia famiglia, che gli inquirenti.

 

Oggi, l’unica speranza è rappresentata dalla sentenza emessa dalla Corte di Cassazione Sezione I Penale n°10312/2020, grazie all’impugnativa minuziosa effettuata dal Pm avverso l’ordinanza del 12 9 2020 di concessione degli arresti domiciliari, con la quale si è rilevato la carenza di motivazione del provvedimento impugnato ed il pericolo che il Russo possa nuovamente commettere un altro omicidio. Con questo messaggio non è intendimento della famiglia di fare polemica, ma soltanto rafforzare quel grido di aiuto e di giustizia alle Istituzioni. Confido nell'operato della magistratura e spero che chi ha il compito di giudicare questa triste pagina della nostra società, lo faccia anche da genitore. Non è una critica, ma una preghiera.
Buon Compleanno Figlio Mio, da Mamma e Papà».

 

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Giornalista
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