Corte di Cassazione

Omicidio Timpano nel Vibonese, definitiva la condanna a 30 anni per Giuseppe Oliveri

Il fatto di sangue è avvenuto a Nicotera Marina in pieno giorno il 12 agosto 2018 in spiaggia all’interno di un lido davanti alla moglie della vittima ed a diversi bagnanti

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di Giuseppe Baglivo
26 maggio 2022
12:32
La Corte Suprema di Cassazione
La Corte Suprema di Cassazione

La Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imputato ed ha condannato a 30 anni di reclusione Giuseppe Olivieri, 38enne di Nicotera, reo confesso dell’omicidio di Francesco Timpano, 45 anni, di Limbadi, freddato sulla spiaggia di Nicotera Marina il 12 agosto 2018 davanti agli occhi della moglie e di diversi bagnanti.

I giudici di legittimità hanno così confermato la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro emessa nel dicembre del 2020, a sua volta confermativa del verdetto emesso in primo grado dal gup del Tribunale di Vibo Valentia, Giulio De Gregorio, il 4 luglio 2019. La scelta del rito abbreviato in primo grado ha evitato a Giuseppe Olivieri la condanna all’ergastolo. Giuseppe Oliveri era difeso dagli avvocati Giovanni Piccolo e Francesco Schimio.


Il delitto è stato compiuto al lido “Il Gabbiano” di Nicotera Marina e Giuseppe Olivieri subito dopo l’arresto aveva rivelato ai carabinieri di aver agito poiché mosso dal timore di finire a sua volta ucciso. La vittima – Francesco Timpano – era tra le persone che Francesco “Ciko” Olivieri, fratello di Giuseppe, aveva infatti intenzione di uccidere nel suo folle raid omicida compiuto a maggio 2018 tra Nicotera e Limbadi. Parte civile nel processo era costituita la moglie di Francesco Timpano. Giuseppe Olivieri rispondeva di omicidio volontario e premeditato, porto e detenzione illegale di arma da fuoco. 

Il fatto di sangue era avvenuto in pieno giorno sotto gli occhi della moglie della vittima e davanti a numerosi bagnanti. L’auto di Giuseppe Olivieri era stata poi trovata dai carabinieri della Compagnia di Tropea abbandonata a Lampazzone, una frazione del comune di Ricadi. Giuseppe Olivieri era finito anche – prima del fatto di sangue – nell’operazione antidroga denominata “Giardini segreti”, accusato dal collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, rampollo dell’omonimo clan della ‘ndrangheta. Il 17 aprile 2019, però, dall’operazione “Giardini segreti” Giuseppe Olivieri era stato assolto con la formula “per non aver commesso il fatto”.

Giornalista
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