’Ndrangheta a Mantova, l’ex sindaco Brioni: ‘Io bloccai Lagocastello nonostante intimidazioni e resistenze interne'

L’ex sindaco di Mantova Fiorenza Brioni dichiara la sua estraneità alle vicende che riguardano presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nella città emiliana. Sulla sua pagina facebook dichiara: ‘Non vi riuscirà mai di trascinarmi nel vostro fango’
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di Mariantonietta Maccuro
4 febbraio 2015
13:10

“Avviso per i ?#‎codardicretinicomplici: con me cascate male perché non vi riuscirà mai di trascinarmi nel vostro fango. Sodano stamattina ha parlato a nome vostro, ma cari noti la storia è scritta: voi avete voluto e votato Lagocastello, io l’ho bloccato nonostante le vostre intimidazioni”. Questo è lo sfogo dell’ex sindaco di Mantova, Fiorenza Brioni del Pd. Sfogo apparso su facebook in seguito alle vicende che stanno interessando la città emiliana riguardo le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel tessuto economico e politico di molte città del nord Italia. Ce l’ha con i suoi predecessori la Brioni, che, come ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it, “ cercano di attribuirle responsabilità che non ha”. “Fra questi molti del Pd – precisa l’ex sindaco - che allora fecero finta di non vedere e che oggi sono reticenti e continuano a far finta che il problema mafia, da noi, sia di poco conto”. Quello che, secondo l’ex sindaco Brioni, i suoi predecessori fecero finta di non vedere è la questione “Lagocastello”.


Lagocastello è la lottizzazione incriminata, quella per cui l’attuale sindaco di Mantova, Nicola Sodano, è indagato. Si tratta di 180mila mq di cemento in riva al lago, di fronte al castello: 200 villette e un albergo che avrebbero cambiato il volto della città e di uno degli scorci più belli d’Italia, quello che da ponte San giorgio porta al castello dei Gonzaga. “Era la prima volta – spiega Fiorenza Brioni – che veniva resa edificabile la sponda di un lago e per fare ciò serviva una variante al Pgt, che venne approvata in fretta e furia. L’amministrazione Burchiellaro era a fine mandato, le elezioni erano vicine e si voleva evitare che la pratica rimanesse impantanata. Inoltre, cosa inusuale, anche lo schema di convenzione urbanistica venne approvato alla velocità della luce”. Intanto siamo all’aprile del 2005 e Fiorenza Brioni, del Pd, vince le elezioni. Nel suo programma elettorale un punto importante fi proprio lo stop alla lottizzazione di “Lagocastello”. L’allora neo sindaco Brioni, però, si accorse che qualcosa non andava proprio all’interno del suo partito. “Ci fu una profonda spaccatura – spiega l’ex sindaco – e alcuni dei Ds per ricompattare lo schieramento mi chiesero continuità con la giunta Burchiellaro e per continuità intendevano anche non bloccare Lagocastello”. Ma, la Brioni, non ci sta e cercò un modo per bloccare la cementificazione della sponda del lago. Nella pratica della lottizzazione manca la Valutazione di Impatto Ambientale e il sindaco ne approfitta per fermarla.



La società costruttrice “Lagocastello” che aveva, come socio unico, l’imprenditore edile calabrese Antonio Muto, coinvolto nell’indagine “Aemilia” e ora agli arresti domiciliari, fa ricorso al Tar. Nell’indagine della Dda di Brescia è coinvolto anche l’attuale sindaco di Mantova, Nicola Sodano, calabrese di origine che, nei giorni scorsi si è difeso dicendo “potete accusarmi di ogni reato, ma per carità, non di complicità con la ‘ndrangheta...”. Intanto nel 2009 arriva anche il vincolo della Sovraintendenza in quanto l’area è considerata un bene culturale. La vicenda di Lagocastello va avanti tra un ricorso ed un altro. Nel 2011 il Tar conferma il vincolo ambientale, Muto minaccia di chiedere al Comune un risarcimento di 80 milioni di euro e nel 2012, la sentenza di ultimo grado amministrativo, conferma quella del Tar. Nel 2012 si insedia Sodano, al quale i carabinieri hanno notificato un avviso di garanzia. Sodano si difende e, dalle pagine dei quotidiani, punta il dito contro i suoi predecessori. La Brioni si sente attaccata e da qui lo sfogo pubblicato sulla sua pagina facebook.


“Non è un sfogo – conclude Fiorenza Brioni– ma una riflessione lucida. I codardi, cretini e complici sono tutti coloro che, a ogni livello istituzionale e politico, hanno fatto finta che a Mantova il problema mafia non ci fosse. Mi hanno fatta passare per una visionaria. A deludermi maggiormente i vertici locali del mio partito, il Pd. Non hanno reagito. La città è travolta da un’indagine sulla mafia e loro non fanno nulla. Hanno convocato due incontri nei prossimi giorni e all’ordine del giorno non si fa cenno al problema delle infiltrazioni mafiose nel nostro territorio. Si tratta di un gruppo dirigente inadeguato che deride e mette all’angolo chi denuncia situazioni di illegalità”.

 

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