L’animale è stato massacrato e appeso in un sacco di plastica a una ringhiera. Il fatto è accaduto a Rossano. L’associazione Animal Protection Italia: «Asp e Comune si limitano a piani di facciata, post social e proclami vuoti»
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Una scena brutale, indegna, che puzza di inciviltà e indifferenza. A Rossano è stato scoperto il cadavere di un cane massacrato, fatto a pezzi e infilato in un sacco di plastica, appeso alla ringhiera di un’abitazione. Il sangue colava ancora. L’odore nauseabondo ha attirato l’attenzione di una cittadina che ha immediatamente lanciato l’allarme.
Il caso, raccapricciante, ha fatto il giro d’Italia, scatenando reazioni dure e indignate da parte di cittadini, attivisti e figure istituzionali, come l’onorevole Brambilla. A prendere posizione in modo netto è anche l’associazione Animal Protection Italia, da anni in prima linea nella lotta contro maltrattamenti, abbandoni e abusi.
«Non è più tollerabile – si legge in una nota – vivere in un territorio in cui la vita di un animale viene trattata come un rifiuto. Questo atto brutale non è un episodio isolato, ma l’ennesima testimonianza del disastro sociale e culturale che colpisce l’intera regione».
L’associazione punta il dito contro le istituzioni: «Asp e Comune si limitano a piani di facciata, post social e proclami vuoti. Intanto i cani vaganti aumentano, i cuccioli nascono e muoiono nell’indifferenza e chi maltratta resta impunito. Abbiamo segnalato decine di casi, ma l’Asp si è limitata a prescrizioni inutili. Il Comune pubblica annunci per campagne educative che spariscono il giorno dopo. Nessuno fa seguire i fatti alle parole».
A Rossano, intanto, la stagione estiva è alle porte e questo gesto di inaudita crudeltà getta ombre pesanti sulla reputazione della città, già provata da episodi simili. Il messaggio che passa è devastante: impunità, mancanza di controlli e un vuoto normativo di fatto, che non riesce a contenere né il randagismo né la violenza gratuita verso gli animali.
L’associazione annuncia una denuncia formale e una mobilitazione permanente: «Vogliamo giustizia. Chiediamo che il responsabile venga individuato e condannato in base alla Legge Brambilla, che prevede fino a quattro anni di reclusione e multe fino a 60.000 euro. Chi ha compiuto questo orrore deve pagare». L’appello è rivolto anche ai cittadini: chiunque abbia visto qualcosa, chi ha notato movimenti sospetti o ha informazioni utili può contattare in forma anonima Animal Protection Italia. La protezione sarà totale, ma il silenzio, questa volta, non è più una scelta accettabile. La città non può più permettersi di voltarsi dall’altra parte.