Il pentito: «I Piromalli i padroni di Gioia Tauro. Una delle cosche più potenti e feroci»

VIDEO | È così che il neo collaboratore di giustizia Francesco Trunfio descrive il clan egemone della Piana. Ecco i verbali acquisiti per la prima volta nel processo “Spazio di libertà”

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di Redazione
11 gennaio 2019
06:28

Potenti, feroci, padroni feudali di Gioia Tauro. Questo è in estrema sintesi in quadro che il nuovo collaboratore di giustizia Francesco Trunfio traccia del clan Piromalli. Un clan del quale il pentito parla, secondo quanto si legge nei verbali, quasi con terrore: «Conoscendo l’altissimo profilo criminale delle persone di cui intendo parlare – fa mettere a verbale Trunfio – temo che io e miei cari possiamo essere vittime di atti ritorsivi, anche perché temo che già in un periodo antecedente a quello in cui i verbali delle mie dichiarazioni saranno resi noti, i Piromalli possano essere messi al corrente della mia collaborazione».


Il giudizio che Trunfio dà della cosca della città del porto è netta e precisa: «Posso affermare con certezza che tutto ciò che nel corso degli anni è accaduto a Gioia Tauro è sempre stato deliberato o avallato dai Piromalli e gli atti delittuosi erano a loro rapportati o dagli stessi disposti». Il pentito non ha dubbi sul fatto che «è una delle cosche più feroci e potenti del mandamento tirrenico».


 

Sono tre i verbali che al momento sono stati vergati dal nuovo collaboratore con i magistrati della procura antimafia di Reggio Calabria. Tre verbali fitti di nomi e circostanze, alleanze tra clan della piana e atti criminali. Molte parti sono ancora omissate. Ammette di non avere mai «conosciuto il capo assoluto della cosca Giuseppe Piromalli detto “facciazza” né conosciuto o semplicemente visto Antonio Piromalli», ma su chi detta legge nella città del porto è sicuro.

 

«Preciso – si legge nei verbali – che non sono stato formalmente affiliato alla cosca Piromalli, perché non ho ricevuto investiture ufficiali, attraverso cerimonie di affiliazione. Di fatto, però, rispondevo ai Piromalli e ho commesso atti delittuosi su disposizione di figure di rilievo della suddetta cosca. La mia appartenenza alla 'ndrangheta e più in particolare ai Piromalli di fatto mi ha permesso di conoscere molte dinamiche criminali, ascoltare i dialoghi tra soggetti mafiosi di “peso”, eseguire azioni criminali di disposizione del clan, incontrare latitanti».

 

I magistrati sondano le sue conoscenze in merito alle relazioni con le cosche del territorio. Da Laureana di Borrello, nelle pre-serre, fino a Taurianova, nel cuore della piana di Gioia Tauro. «Chi porta il cognome Piromalli non si espone personalmente nei rapporti con le altre articolazioni territoriali della ndrangheta. I Mazzaferro – sottolinea Trunfio – avevano però rapporti con le altre cosche». E i rapporti implicano anche l’aiuto durante la latitanza.

 

A questo proposito, i verbali sono stati acquisiti per la prima volta nel processo “Spazio di libertà”, nel quale sono imputate 14 persone accusate di avere favorito la latitanza dei boss Giuseppe Crea di Rizziconi e dell’ergastolano Giuseppe Ferraro di Oppido Mamertina. Secondo il pentito, la cosca Piromalli avrebbe favorito la loro latitanza e anche quella del boss di Taurianova Ernesto Fazzalari, catturato nel 2016 dopo 20 anni di clandestinità. «Appresi che Ernesto Fazzalari era a noi vicino» spiega Trunfio. Fazzalari, arrestato qualche anno fa, è stato per 20 anni nella lista dei maggiori ricercati del ministero dell’Interno. «ogni tanto ho sentito Teodoro e Girolamo Mazzaferro le seguenti espressioni: “Ernesto si trova a Rizziconi” o ancora “Ernesto si trova a Taurianova”. Compresi che erano al corrente dei suoi spostamenti».

 

Secondo Trunfio ci sono diverse costole del clan. «I Piromalli sono suddivisi in vari rami familiari, anche se quello più autorevole e importante criminalmente è quello che fa capo a Giuseppe Piromalli “facciazza”, al figlio Piromalli Antonio, rappresentato a livello criminale da Sciacca Francesco. Il ramo imprenditoriale è gestito da Comerci Nicola, i Bagalà, Cordì Francesco. C’è poi il ramo di Gioacchino e Nino Piromalli (fratelli di Pino), ma hanno un altro modo di operare perché a loro interessano solo i soldi. Il figlio di don Nino Piromalli è Gioacchino Piromalli detto l’avvocato, che gestiva il termovalorizzatore».

 

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