Alle 18.08 di questa sera, dal comignolo della Cappella Sistina si è alzata la fumata bianca. La Chiesa cattolica ha un nuovo Papa. Dopo appena due giorni di attesa e quattro votazioni dei 133 cardinali in Conclave, il segnale tanto atteso è arrivato, portando con sé un’ondata di commozione e gioia tra le decine di migliaia di fedeli accorsi in Piazza San Pietro, sotto un cielo screziato, carico di emozione e storia.

Poco dopo la fumata, le campane della Basilica hanno cominciato a suonare a festa. Tutti gli occhi si sono rivolti al balcone centrale della Basilica vaticana. Dopo circa un’ora di trepidazione, alle 19.15, le tende rosse si sono aperte. Il cardinale protodiacono Dominique Mamberti ha raggiunto la Loggia delle Benedizioni e ha pronunciato le parole che da secoli sanciscono l’inizio di un nuovo Pontificato per la Chiesa universale: «Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam. Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum Robertum Franciscum, Sanctæ Romanæ Ecclesiæ cardinalem Prevost, qui sibi nomen imposuit Leone XIV». 

Nato il 14 settembre 1955 a Chicago, Illinois, negli Stati Uniti, Francis Robert Prevost è dunque il 267° pontefice con il nome di Leone XIV. È la prima volta di un papa nordamericano. Arcivescovo-vescovo emerito di Chiclayo, in Perù, era stato promosso lo scorso 6 febbraio da Bergoglio all’Ordine dei Vescovi con il titolo della Chiesa Suburbicaria di Albano. Lunghissima la sua presenza in Sudamerica.

Il nuovo Papa si è affacciato poco dopo, alle 19.25, salutando i presenti e poco dopo impartendo la benedizione urbi et orbi, il primo gesto ufficiale del suo pontificato, rivolgendosi non solo ai presenti, ma al mondo intero. Una benedizione che arriva in un tempo complesso, attraversato da guerre, crisi umanitarie, trasformazioni profonde della società e nuove sfide per la fede. 

«La pace sia con tutti voi», ha esordito presentandosi ai presenti e al mondo. «Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo risorto, il Buon Pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio: vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, raggiungesse tutti i popoli, la pace sia con voi». E poco dopo un pensiero al suo predecessore: «Grazie a Papa Francesco». Parole che vengono accolte con un lungo applauso e un boato dalla folla.

Papa Leone XIV ha concesso l’indulgenza plenaria. «Dobbiamo camminare tutti insieme, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù per proclamare il Vangelo, per essere missionari», ha detto.

E ha aggiunto: «Sono un figlio di Sant’Agostino. Dobbiamo essere una Chiesa missionaria che costruisce ponti ed è pronta a ricevere tutti coloro che hanno bisogno, come questa piazza con le braccia aperte. Aiutateci anche voi a costruire i ponti con il dialogo e con l’incontro, per essere un solo popolo, per essere in pace».

«Vogliamo essere una Chiesa che cammina, che cerca sempre di essere vicina a coloro che soffrono», ha poi detto, poco prima di recitare l’Ave Maria, nel giorno dedicato alla Madonna di Pompei. Al termine del suo discorso dalla Loggia del Palazzo apostolico, Papa Leone XIV ha impartito la benedizione.

Questa sera, da Roma, si apre una nuova pagina della storia della Chiesa. Il nome scelto dal Papa – Leone XIV – sarà oggetto di interpretazione, così come il suo stile, il suo background e le sue prime parole. Ma una cosa è già certa: con il suo affacciarsi a Piazza San Pietro, ha dato inizio a un nuovo cammino per oltre un miliardo di cattolici nel mondo. Il mondo ascolta, la Chiesa riparte. Habemus Papam.