Processo a Lucano, «Il sindaco non faceva riscuotere i diritti di segreteria»

Sentiti in aula a Locri nuovi testi dell'accusa. L'ex primo cittadino accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e truffa

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di Ilario  Balì
27 ottobre 2020
20:00

«Lucano ci disse di non far pagare a nessuno i diritti di segreteria per il rilascio delle la carta d’identità». È uno dei passaggi chiave della testimonianza resa al tribunale di Locri da parte di una dipendente dell’ufficio anagrafe di Riace, nell’ambito del processo all’ex sindaco Mimmo Lucano, accusato di far parte di un’associazione a delinquere insieme ad altre 26 persone finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e alla truffa sulla gestione dei progetti di accoglienza agli immigrati.

«Da lui nessuna motivazione – ha evidenziato l’impiegata rispondendo alle domande del pm Michele Permunian – Lui era il responsabile e lui decideva». Secondo la difesa del già primo cittadino una normativa dello Stato avrebbe consentito a Lucano di non far pagare i diritti di segreteria «Ma lui – ha rimarcato il teste – di questa norma non ne ha mai parlato».

Per ottenere i documenti d’identità, gli immigrati dovevano essere in possesso di un permesso di soggiorno valido. Tra i certificati richiesti da Lucano anche quello della compagna Lemlem, che risultava coniugata, ma che l’ex sindaco famoso in tutto il mondo, ad avviso del teste, ha chiesto di qualificare come nubile. 


Nella seconda parte dell’udienza si è affrontato il capitolo sulla raccolta rifiuti a Riace, che Lucano, secondo l’impianto accusatorio, avrebbe assegnato a due cooperative prive dei requisiti. Il processo riprenderà il prossimo 30 novembre.  

Giornalista
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