Provvidenza, 5 condanne e 16 assoluzioni nel processo al clan Piromalli

Tra gli assolti anche il boss Giuseppe Piromalli detto "facciazza" che era accusato di associazione mafiosa

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di Francesco Altomonte
21 dicembre 2020
19:40
La conferenza stampa dell’operazione Provvidenza
La conferenza stampa dell’operazione Provvidenza

Cinque condanne e 16 assoluzioni. È l’esito del processo di primo grado nato dall’inchiesta Provvidenza, operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria conto il clan Piromalli di Gioia Tauro.

La sentenza è stata emessa pochi minuti fa dal collegio del tribunale di Palmi, dove erano imputati coloro i quali avevano scelto di essere giudicati con il rito ordinario.


Alla sbarra i presunti vertici della potente cosca della città del porto. Alla sbarra anche l’anziano boss Giuseppe Piromalli, classe ’45, detto “facciazza”, uscito assolto dall’accusa di associazione mafiosa.

Le condanne


Il tribunale di Palmi ha condannato Teodoro Mazzaferro a 15 anni di carcere; e Girolamo Mazzaferro, Giuseppe Barbaro, Antonio Piromalli classe ’39 e Giuseppe Trimboli a 12 anni di reclusione. Cadono, però, le aggravanti di capi promotori dell'associazione mafiosa. 

Le assoluzioni


Assolti, invece, la maggior parte degli imputati: oltre Giuseppe Piromalli classe ’45, ci sono anche Maria Martino, Francesco Cordì, Nicola Rucireta, Amedeo Fumo, Rocco Dato, Vincenzo Bagalà, Carmelo Bagalà, Domenico Barbaro, Michele D’Agostino, Giuseppe Gangemi, Giovanni Scibilia, Vittorio Minniti e Nicola Francesco Comerci, Michele Molè

Scarcerazioni 


Il collegio del tribunale di Palmi, nel dispositivo della sentenza, ha disposto anche la scarcerazione di Francesco Cordì, Giovanni Scibilia, Michele Molè e Amedeo Fumo; i giudici hanno ordinato anche la fine degli arresti domiciliari per Rocco Dato, Giuseppe Gangemi, Vincenzo Bagalà, Domenico Barbaro.

L'inchiesta

Gli imputati arrestati nel gennaio 2017 sono accusati, a vario titolo, sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, tentato omicidio e altri reati aggravati dalle finalità mafiose.


Al centro delle indagini del Ros le attività criminali di una cosca egemone sul mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, con diramazioni in Lombardia e negli Stati Uniti, dove l'Fbi sta ora svolgendo “approfondimenti investigativi”.

Gli accertamenti secondo l'accusa avevano documentato, in particolare, la penetrazione della cosca nel tessuto economico della piana di Gioia Tauro e la sua capacità di esercitare un «radicale controllo sugli apparati imprenditoriali, nei settori immobiliare e agroalimentare, con riferimento anche al mercato ortofrutticolo di Milano». Sequestrati beni per 40 milioni di euro. 

 

L'abbreviato

L'11 novembre scorso, intanto, era stata emessa la sentenza di appello per gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato. In quella sede, la Corte d'appello di Reggio Calabria ha comminato 9 condanne - tra le quali spicca quella ad Antonio Piromalli classe '72 considerato l'astro nascente del potente casato di 'ndrangheta di Gioia Tauro - e 10 assouzioni

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