’Ndranghesta stragista

«Quintali di soldi da Reggio a Malta»: l’intercettazione choc del poliziotto sulle presunte tangenti a Scopelliti

Le dichiarazioni dell'ispettore sono finite in un'informativa acquisita nel processo in corso a Reggio: «Non ho scritto niente perché avevo paura di essere ucciso» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Consolato Minniti
26 novembre 2021
07:13

«Dall’aeroporto passavano quintali di soldi di qualche personaggio “in” della Regione Calabria che andavano a finire a Malta». È un’intercettazione tra due appartenenti alla polizia di Stato, disposta in un procedimento penale del 2011, a far tornare nuovamente d’attualità il presunto movimento di denaro da Reggio Calabria verso lo stato di Malta già emerso una decina di anni addietro.

La captazione è stata inserita all’interno dell’informativa della Dia riversata all’interno del processo ‘Ndrangheta stragista, che si sta svolgendo nel grado d’appello, davanti ai giudici di piazza Castello a Reggio Calabria. Il deposito del nuovo materiale è stato effettuato dal procuratore Giuseppe Lombardo.


Va fatta subito una premessa d’obbligo: allo stato – da quel che emerge dagli atti – nessuno dei protagonisti citati nella vicenda risulta indagato per i fatti narrati. Fatti che – è bene ribadirlo a scanso d’equivoci – vanno tutti verificati e vagliati, essendo la loro conoscenza desumibile solo dalle parole degli interlocutori (per quanto qualificati perché operatori di polizia) e rimanendo dunque mere supposizioni fino a prova contraria. Siamo, insomma, nel campo di una ipotesi paventata da un poliziotto sulla base di una informazione acquisita da fonte confidenziale.

L’intercettazione choc

Il riversamento negli atti è ritenuto importante dagli inquirenti nel momento in cui questi trattano dei riscontri al narrato di Nicola Femia. Ebbene, nell’ambito di un procedimento penale, le cui indagini erano espletate dal Commissariato di Polizia di Siderno, vi era un appartenente alla polizia di Stato all’epoca sotto indagine, C. G., sovrintendente.

Questi parla al telefono con un collega, l’ispettore superiore S. G.. Nel corso della conversazione, l’ispettore accusa l’ex questore Vincenzo Speranza – lo stesso che si recò personalmente al Comune in occasione del ritrovamento del tritolo a Palazzo San Giorgio – il quale lo avrebbe addirittura «intimidito» a non fare delle relazioni concernenti i «fatti dell’autostrada».

Il poliziotto afferma che bisognerebbe chiedere le ragioni per le quali Speranza fosse poi diventato commissario per i rifiuti in Calabria e per quale motivo all’epoca della presenza dei questori reggini Speranza, Giuffrè e Casabona fossero passati dall’aeroporto (gli inquirenti ritengono fosse quello di Reggio Calabria) «quintali di soldi di qualche personaggio “in” della Regione Calabria che andavano a finire a Malta». Sul punto, l’ispettore dice al collega che avrebbe scritto provocando “l’ira di Dio”, pur avendo paura che, per tali fatti, sarebbe potuto essere ucciso. Aggiunge che, a suo avviso, la Squadra mobile avrebbe sempre «parato il culo» a questi personaggi.

L’ex questore Speranza disse di «smetterla»

L’ispettore di polizia viene sentito dal sostituto procuratore Antonio De Bernardo nel maggio del 2016 e conferma tutto quello che dice nell’intercettazione. Quanto al questore Speranza, G. S. afferma come, insieme al fratello anch’egli poliziotto, fece diverse relazioni di servizio sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nei lavori relativi all’autostrada A3 nel tratto tra Palmi e Scilla.

Speranza avrebbe chiamato il fratello dell’ispettore, chiedendo di smetterla con queste relazioni perché “si creava allarme sociale”. L’ispettore afferma di non sapere se quelle relazioni finirono in qualche procedimento, ma che certamente, con quella pista, l’indagine “Arca” avrebbe dato ben altri risultati. Secondo fonte confidenziale, le tangenti sull’autostrada venivano pagate con la sovrafatturazione delle forniture di cemento e ferro. Il “nero” sarebbe stato poi raccolto dalla famiglia Pesce e distribuito tra politici, tecnici Anas compiacenti e famiglie mafiose. Tutti elementi contenuti in una denuncia presentata alla Procura di Reggio Calabria che, secondo quanto ricorda il poliziotto, fu archiviata.

L’accusa a Scopelliti ed a quel periodo storico

Il pm De Bernardo incalza l’ispettore anche in merito alle dichiarazioni fatte su Malta e i soldi che lì arrivavano da Reggio Calabria. È qui che il poliziotto riferisce una notizia appresa da fonte confidenziale, secondo cui «tutti i soldi derivanti dalle tangenti percepite dall’onorevole Giuseppe Scopelliti, sia quando era sindaco di Reggio Calabria, sia quando è diventato governatore della Regione Calabria, venivano trasferite all’estero, in particolare a Malta, ed investite in attività commerciali, immobili ed altro in quel paese».

Stando sempre a quanto avrebbe riferito questa fonte confidenziale all’ispettore, vi sarebbe una persona di fiducia dell’entourage di Scopelliti – nome che per il poliziotto non ricorda – che mensilmente si sarebbe recata a Malta con l’aereo, portando bagagli contenenti «ingenti quantità di denaro contante».

Una persona che, a giudizio della fonte, avrebbe potuto godere di «sicure complicità all’interno dell’aeroporto di Reggio Calabria», così da eludere controlli, facendo verificare solo il biglietto. Notizia che l’ispettore apprende in un momento successivo a quando scopre di essere indagato. E poi precisa come «sicuramente» la fonte confidenziale si riferiva a fatti verificatisi «durante il periodo in cui Scopelliti era prima sindaco e poi governatore», ma anche un periodo in cui «c’erano i voli diretti Reggio Calabria – Malta».

Il poliziotto, nel suo verbale, parla di una fonte confidenziale «sicuramente attendibile». Rimane il fatto che le accuse mosse dalla fonte all’ex governatore Scopelliti, su presunte tangenti portate a Malta, non hanno evidentemente trovato successivi riscontri investigativi essendo rimaste confinate all’interno di un verbale.

I tre questori e il commissario per i rifiuti

In merito al fatto di aver citato i questori Speranza, Giuffrè e Casabona, l’ispettore spiega di averli fatti perché gli eventi sono accaduti nel periodo temporale in cui i tre dirigenti hanno assunto il ruolo di questori di Reggio Calabria e quindi non volendo imputare a loro alcuna responsabilità diretta, ma solo eventualmente «di posizione» per una ritenuta mancata vigilanza. L’ispettore spiega poi che il questore Speranza fu nominato da Scopelliti commissario straordinario per l’Emergenza rifiuti in Calabria. Circostanza che portò l’ispettore a ricollegare quei fatti.

La paura di essere ucciso

Nessuna relazione ufficiale di servizio fu stilata per mettere nero su bianco questa pesantissima confidenza ricevuta da fonte ritenuta attendibile. Il motivo? L’ispettore ebbe paura di essere ucciso. Paura che derivava «dal livello delle persone che sarebbero state coinvolte» e quindi dall’interesse a fermarlo. L’ispettore, fra l’altro, ammette che l’indagine per concorso esterno con la ‘Ndrangheta, nella quale era coinvolto, in caso di morte, l’avrebbe potuto far apparire come un regolamento di conti. Non esiste alcuna relazione di servizio, dunque, e quindi nessuna immediata indagine conseguente. «Forse posso aver scritto un appunto», ammette l’ispettore al pm nel 2016. «Se dovessi rinvenirlo, ve lo metterò a disposizione».

Giornalista
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