L’operazione

Reggio, 37 indagati per la gestione delle case popolari: 9 arresti. Coinvolti dipendenti pubblici e un presunto boss di ‘ndrangheta- NOMI

VIDEO | Due delle persone destinatarie della misura di custodia cautelare sono finite in carcere, sette invece ai domiciliari. Sequestrati anche undici appartamenti illecitamente assegnati e occupati anche da alcuni degli indagati

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di Redazione
14 febbraio 2024
07:15

I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, nell’ambito dell’operazione denominata “Case Popolari”, hanno dato esecuzione ad ordinanza cautelare personale, emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 9 persone, di cui, due destinatarie della misura della custodia cautelare in carcere e sette della misura degli arresti domiciliari, in quanto ritenute responsabili di aver preso parte, con vari ruoli, ad una associazione per delinquere finalizzata all’illecita gestione di immobili di edilizia popolare ed alla commissione di condotte estorsive. Inoltre, il Gip, in accoglimento della richiesta cautelare, ha disposto il sequestro preventivo di 11 appartamenti di edilizia popolare illecitamente assegnati e occupati anche da alcuni degli odierni indagati.

Inchiesta sulle case popolari, coinvolto un presunto boss

Tra gli arrestati un presunto boss della 'ndrangheta, Carmelo Murina, di 60 anni, ed un suo parente. Ai domiciliari anche l'ex dirigente dell'Aterp reggina, Eugenia Rita Minicò, di 67 anni. Tra le persone coinvolte nell'inchiesta ci sono, ma soltanto come indagati, un dipendente comunale, Antonio Nucera, di 55 anni, ed un vigile urbano, Francesco Romolo, di 58. Al boss della 'ndrangheta Carmelo Murina l'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere perché é già detenuto per scontare una condanna definitiva per associazione per delinquere di tipo mafioso.


Il provvedimento costituisce l’esito di una complessa attività investigativa condotta dal nucleo investigativo del comando provinciale di Reggio Calabria e dalla compagnia carabinieri di Villa San Giovanni, che ha visto i suoi albori nel 2016, per poi proseguire fino ad epoca recente, anche con il contributo della squadra mobile di Reggio Calabria, diretta dalla procura della Repubblica di Reggio Calabria, e che ha riguardato complessivamente, a vario titolo, 37 indagati.

Ex dirigente Aterp a disposizione dei clan

L’attività investigativa ha fatto luce su una situazione di malaffare che aveva come settore preferenziale quello della gestione degli alloggi di edilizia popolare di proprietà del Comune di Reggio Calabria e dell’Aterp (Azienda territoriale edilizia residenziale pubblica), consentendo di acclarare come il sodalizio criminale fosse capeggiato da due pregiudicati reggini, uno dei quali già riconosciuto quale appartenente alla ‘ndrangheta, all’esito di pronunce giurisdizionali definitive. Le indagini, condotte sia con le classiche tecniche investigative che con le più moderne attività d’intercettazione, hanno offerto uno spaccato di rara chiarezza in ordine alla particolare operatività degli odierni indagati nella gestione ed assegnazione illecita di immobili di edilizia popolare, soprattutto nel quartiere “Santa Caterina” di Reggio Calabria. L’associazione poteva, anche, contare sull’apporto fornito da alcune figure interne alla Pubblica Amministrazione, tra le quali, spiccava quella di una ex dirigente dell’Aterp., all’epoca in servizio presso la sede di Reggio Calabria, a disposizione della consorteria, che si dimostrava in grado di “pilotare” la concessione degli immobili, ideando e suggerendo le modalità migliori per realizzare le finalità illecite dell’associazione. 

Tale mercificazione della funzione pubblica garantiva un forte appeal al sodalizio, potendo contare sulla cosiddetta “regolarizzazione” della posizione dell’acquirente, che, dapprima, occupava abusivamente l’immobile e, in un secondo momento, grazie ai rapporti con i pubblici dipendenti, ne diveniva legittimo assegnatario. Attraverso questo sistema i “clienti” potevano così acquistare un’abitazione non commerciabile ad un prezzo certamente più competitivo rispetto a quello di mercato, nondimeno privandone della disponibilità cittadini e famiglie bisognosi.

Un dipendente del Comune di Reggio individuava gli immobili da gestire

A disposizione dell’associazione criminale vi era, inoltre, un dipendente del Comune di Reggio Calabria, il quale individuava gli immobili popolari, li segnalava ad uno dei promotori del sodalizio e ne cedeva le chiavi, dietro versamento di denaro, nonché si adoperava nella procedura amministrativa di regolarizzazione, predisponendo anche la falsa documentazione attestante la residenza dei futuri acquirenti ed interloquendo con altri soggetti interni all’amministrazione per incidere illecitamente sul procedimento di assegnazione.

Nel corso del procedimento penale emergevano elementi indiziari anche nei confronti di un appartenente alla Polizia Municipale del Comune di Reggio Calabria, non destinatario di misura cautelare bensì di perquisizione personale e locale, che, in più di una occasione, dietro il versamento di somma di denaro, avrebbe falsificato documentazione afferente al suo Ufficio, al fine di venire incontro ai desiderata di uno dei capi promotori. Inoltre, è stata riscontrata la responsabilità dei promotori del sodalizio anche in relazione al reato di estorsione poiché, con minacce e violenze perpetrate nei confronti di un cittadino, lo costringevano a liberare un appartamento che aveva occupato abusivamente e che era d’interesse dell’associazione.

Si segnala, altresì, come, nel corso dell’attività di indagine, siano emersi plurimi elementi relativi alla commissione di reati in materia di sostanze stupefacenti, sia del tipo cocaina che marijuana. All’esito dell’attività di esecuzione della ordinanza del Gip, accompagnata dall’esecuzione di perquisizioni personali e locali, i due destinatari della misura della custodia cautelare in carcere sono stati associati presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria, mentre i restanti 7 indagati sono stati collocati presso i rispettivi domicili a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Le persone coinvolte nell’inchiesta

In carcere:

• Giuseppe Agostino

• Consolato Carmelo Murina

 

Arresti domiciliari:

• Antonio Amaddeo

• Michele Morabito

• Emilia Pasqualina Murina

• Annunziato Tripodi

• Roberto Veltri

• Luciano Vittorio

• Eugenia Rita Minicò


Gli altri indagati:

  • Alessio Agostino
  • Marisa Agostino
  • Olga Amoroso
  • Cosimo Carmelo Barillà
  • Francesco Bevilacqua
  • Paolo Burzumato
  • Luciano Cama
  • Francesco Mario Dattilo
  • Caterina Andrea Fortugno
  • Francesco Franco
  • Roberto Franco
  • Sonia Franco
  • Salvatore Gioè
  • Francesco Giunta
  • Damiano Ielo
  • Grazia Caterina Laganà
  • Giuseppe Mercurio
  • Carmela Morabito
  • Domenico Morabito
  • Silva Murina
  • Antonio Nucera
  • Giuseppe Palmisano
  • Francesco Pardeo
  • Pasquale Postorino
  • Giovanni Punturieri
  • Francesco Eugenio Romolo
  • Carmelo Siclari
  • Domenico Tramontana 

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