Alla presentazione della relazione semestrale il capo del distretto di Catanzaro Beniamino Fazio ha evidenziato i «rapporti stabili tra clan calabresi, Cosa nostra e Camorra». Il prefetto Castrese De Rosa: «Da dicembre già firmate 5 interdittive antimafia»
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La criminalità organizzata come un liquido amniotico, un ambiente tanto pervasivo quanto strutturato da rendersi quasi invisibile agli occhi. Utile mutare l’approccio investigativo, ancor più decisivo cambiare l’approccio conoscitivo del fenomeno nel sentire comune. «Non una articolazione di bande criminali, la ‘ndrangheta non è esclusivamente presente laddove ci sono manifestazioni di violenza ma è presente nella vita sociale ed economica dei cittadini» ha sottolineato il capo centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia per il distretto di Catanzaro, Beniamino Fazio nella presentazione della relazione semestrale.
«Non vogliamo ridurre tutto ad una mera elencazione della presenza delle cosche in Calabria. La ‘ndrangheta è una cosa diversa» ha ribadito nella sede della Camera di Commercio Catanzaro Crotone Vibo Valentia, location non scelta a caso. «Lo sviluppo economico è frenato dalla ‘ndrangheta, nella nostra relazione si sottolinea la sua vocazione affaristico imprenditoriale, capace di inserirsi in maniera silente nel tessuto economico». Su 208 interdittive antimafia, 138 sono state eseguite fuori dai confini calabresi, un dato che da solo consente di far comprendere le proiezioni nazionali ed estere.
Beniamino Fazio (Dia): «Respiriamo la ’ndrangheta senza accorgercene»
Un sistema verticistico, criminale, unico seppur con le sue articolazioni territoriali, in grado di mutare assetti in funzione delle finalità: inquinare l’economia, infiltrare la pubblica amministrazione. «Ci sono elementi di spicco delle varie organizzazioni criminali, quindi ‘ndrangheta, cosa nostra, camorra, che insieme non fanno alleanze occasionali ma da più di trent’anni anno rapporti stabili. Quindi non possiamo più parlare di organizzazioni ma di sistemi criminali, perché hanno stabili rapporti nel tempo».
«Noi respiriamo la ‘ndrangheta senza accorgercene» è quanto ha dichiarato il capo della Dia portando un esempio banale ma efficace. «Il fornaio sotto casa inizia un’attività commerciale ma, oltre la dazione di denaro pura e semplice, gli viene imposto il materiale tipo la farina e la manodopera e qualora fosse in difficoltà economica deve ricorrere all’usura, quindi prestiti a tassi usurai. Viene lentamente fagocitato dalla ‘ndrangheta. Qualcuno si rende conto della presenza della ‘ndrangheta? Chi compra ogni giorno il pane sotto casa si accorge dell’esistenza della ‘ndrangheta? No. Occorre una coscienza civile sul fenomeno, ed è questo che dobbiamo fare sin da oggi».
Il prefetto: «Da dicembre già firmate 5 interdittive antimafia»
In un simile contesto un ruolo importante la svolge la funzione preventiva delle prefetture: «Le indagini della magistratura non sempre arrivano in tempi rapidi, la prefettura è un luogo di prevenzione, cautelare» ha spiegato Castrese De Rosa, prefetto di Catanzaro. «Interviene con le interdittive antimafia, si esaminano tutte le imprese che chiedono di essere iscritte nella white list, si fa uno screening ad ampio raggio. Da dicembre ne ho già firmate cinque – ha chiarito ancora –, servono a bloccare le aziende nella contrattazione con la pubblica amministrazione. Non possono partecipare ad appalti, avere autorizzazioni, concessioni o contributi. Si interviene sull’attività dell’impresa».
Il prefetto ha poi fatto riferimento al recente scioglimento del comune di Badolato: «Emerge come la ‘ndrangheta cerchi di condizionare la vita amministrativa dei comuni, imponendo addirittura chi deve fare l’assessore, chi deve avere gli appalti diretti, chi deve essere assunto». Nel caso di Badolato ha sottolineato ancora il rappresentante di Governo: «Non è stato necessario nemmeno l’accesso antimafia».