Rinascita, gli scontri e i tentativi di pace tra Piscopisani e Mancuso raccontati da Moscato

Il collaboratore di giustizia ha delineato i rapporti fra i due clan del Vibonese. Nella sua deposizione anche gli omicidi fra i Lo Bianco ed i Fiarè-Razionale-Gasparro

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di Giuseppe Baglivo
15 marzo 2021
18:04
L’aula bunker di Lamezia e, nel riquadro, Raffaele Moscato
L’aula bunker di Lamezia e, nel riquadro, Raffaele Moscato

Ancora il collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, di scena al maxiprocesso Rinascita-Scott contro i clan del Vibonese. È toccato al pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci condurre oggi l’esame ed esplorare nuovi temi ad iniziare dai messaggi mandati dal boss Luigi Mancuso ai Piscopisani per siglare la pace ma mai pervenuti a tale ultimo clan. «L’imbasciata per la pace a noi Piscopisani – ha dichiarato Moscato – non è mai arrivata nonostante diversi incontri nel Natale del 2012 con i sangregoresi – Gregorio Giofrè, Saverio Razionale, Gregorio Gasparro – nelle campagne a Piscopio di Giuseppe D’Angelo, detto Pino Il Biricchino. Rosario Battaglia sosteneva che sia Gasparro che Razionale non avevano portato l’imbasciata di Luigi Mancuso, poiché Gasparro e Razionale facevano il doppio-gioco». 

I rapporti fra i Piscopisani ed alcuni componenti del clan Mancuso di Limbadi sarebbero stati pessimi, con altri invece, almeno apparentemente, dei rapporti di distensione. «Cosmo Michele Mancuso – ha ricordato Moscato – ogni Natale, attraverso il figlio Micheleinviava a noi Piscopisani del vino. Lo stesso Cosmo Michele Mancuso manteneva poi ottimi rapporti con i Tripodi di Portosalvo che si recarono pure ad un matrimonio dei Mancuso. Questo fatto non era ben visto da noi Piscopisani, tanto che Rosario Battaglia rimproverò più volte i Tripodi, con cui erano parenti, per il mantenimento di simili rapporti con i Mancuso. Con Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, c’era invece un odio profondo, tanto che Rosario Fiorillo mi mostrò anche una pistola con la quale aveva intenzione di sparare in faccia a Scarpuni. Anche Salvatore Cuturello, che ha sposato la figlia del boss Giuseppe Mancuso, voleva morto Pantaleone Mancuso, così come Antonio Campisi di Nicotera che imputava a Scarpuni l’omicidio del padre Mimmo Campisi ucciso nel 2011».


Lo scontro aperto fra il clan dei Piscopisani e l’articolazione del clan Mancuso facente capo a Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, avviene tuttavia con l’eliminazione da parte del gruppo dei Piscopisani e dei Tripodi di Portosalvo di Michele Palumbo, l’assicuratore ucciso a Longobardi nella sua villetta nel 2010 e che sarebbe stato l’uomo di Scarpuni per il controllo dell’area delle Marinate di Vibo. «Nel 2010 dopo l’omicidio Palumbo, realizzato dai Piscopisani e dai Tripodi, il gruppo Mancuso – ha ricordato Moscato – è andato a sparare in piazza a Piscopio a Rosario Battaglia, ma nell’occasione è invece rimasto ferito il fratello Giovanni che si trovava davanti al bar. E’ a questo punto che i Piscopisani, in particolare Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo, impongono a Salvatore Tripodi di indicargli la casa di Scarpuni a Nicotera. Pantaleone Mancuso doveva morire ed ai propositi di vendetta dal 2011 si è unito pure Antonio Campisi che voleva vendicare l’omicidio del padre».
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Giornalista
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