Rinascita-Scott, Mantella: «Leone Soriano voleva uccidere un testimone che aveva osato denunciarlo»

Il collaboratore di giustizia ha raccontato i metodi per portare fuori dal carcere i messaggi e del ruolo dell’avvocato Stilo nel progetto di sangue ideato dal presunto boss

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di Giuseppe Baglivo
13 maggio 2021
13:15
Il collaboratore di giustizia Andrea Mantella
Il collaboratore di giustizia Andrea Mantella

Progetti di morte e bigliettini fuori dal carcere anche per uccidere un testimone che aveva osato denunciare Leone Soriano. Andrea Mantella ha svelato il proposito nel corso del maxiprocesso Rinascita Scott rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci.


Il testimone scomodo

“Ero detenuto in carcere insieme a Leone Soriano e lui mi chiese la cortesia di uccidere il testimone Grasso di San Costantino Calabro che doveva deporre contro di lui e che si trovava ricoverato in un reparto dell’ospedale di Vibo. Io dissi – ha spiegato Mantella – che l’omicidio si poteva fare ma occorreva che qualcuno portasse fuori l’imbasciata. Leone Soriano mi riferì che c’erano due strade possibili: o consegnare dei bigliettini all’avvocato Francesco Stilo da portare poi fuori dal carcere oppure usare un telefonino che gli era stato consegnato dallo stesso Stilo”.

Il telefono in carcere

Mantella avrebbe quindi sconsigliato Leone Soriano ad usare il telefonino al fine di non lasciare tracce. “I bigliettini dovevano essere consegnati, avvolti in caramelline o compresse di medicinali, all’avvocato Stilo – ha riferito il collaboratore – il quale doveva recapitare il tutto a Francesco Scrugli che si trovava libero e doveva quindi uccidere Grasso. L’omicidio non venne però portato a termine in quanto Leone Soriano è stato poi trasferito in altro carcere. Il telefonino, nascosto nel piede della branda del letto, è stato quindi consegnato da alcuni napoletani, compagni di cella di Leone Soriano, a Roberto Piccolo che ha poi distrutto il telefono in carcere per non avere problemi. Ricordo – ha aggiunto Mantella – che a Grasso avevano profanato al cimitero la tomba del padre”.
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