Rinascita-Scott, PresaDiretta racconta il maxi processo alla 'ndrangheta

VIDEO | Questa sera puntata interamente dedicata alla colossale inchiesta coordinata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri

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15 marzo 2021
21:00

Una grande puntata di impegno civile quella in onda a PresaDiretta su RaiTre questa sera. Sarà interamente dedicata al maxiprocesso alla ’ndrangheta scaturito dalla colossale inchiesta Rinascita-Scott, una delle più importanti operazioni nella storia della lotta contro la criminalità organizzata portata a segno dalla Procura di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri. Inchiesta alla quale la nostra testata ha deciso di dedicare una sezione qui consultabile.


L’inchiesta Rinascita-Scott

La maxi inchiesta Rinascita-Scott ha colpito, per la prima volta, tutte le 'ndrine del Vibonese e anche la rete di rapporti tra 'ndranghetisti e ambienti imprenditoriali, politici e massonici

Sono 456 complessivamente gli indagati (21 le posizioni stralciate rispetto alla chiusura delle indagini) e ben 224 le parti offese: 205 privati, 15 Comuni, più la Provincia di Vibo Valentia, la Regione Calabria, la Prefettura di Teramo e il Ministero della Giustizia.

Centinaia le contestazioni di reato mosse nel contesto di quella che – sin dall’esecuzione delle misure cautelare, all’alba del 19 dicembre del 2019 il procuratore Gratteri indicò quale la più grande inchiesta contro la criminalità organizzata sin dai tempi del maxiprocesso di Palermo. Si spazia dall’associazione mafiosa, all’omicidio, estorsione, usura, traffici di droga e di armi fino a contestazioni minori.

L’indagine che si è avvalsa del supporto operativo dell’Arma dei Carabinieri (il Ros Centrale, il Ros di Catanzaro e il Nucleo investigativo dell’Arma dei carabinieri) ha ricostruito la struttura e l’organizzazione delle più influenti cosche di ‘ndrangheta del Vibonese e le loro cointeressenze con il mondo della massoneria, delle istituzioni, delle professioni e della società civile. Caposaldo dell’inchiesta, la figura di Luigi Mancuso, ritenuto capo del Crimine di Vibo Valentia, che, secondo l'accusa, avrebbe avviato un progressivo processo di pacificazione tra i clan vibonesi, dopo anni di faida e tensioni per il controllo degli affari illeciti e del territorio.

A seguire altri presunti boss di primo piano della ‘ndrangheta vibonese, influenti tanto in Calabria quanto in diverse regioni italiane: Saverio Razionale, ritenuto il boss di San Gregorio d’Ippona, Giuseppe Accorinti, ritenuto il capo del locale di Zungri e del carcere di Vibo Valentia, i fratelli Domenico e Pasquale Bonavota (quest’ultimo ancora latitante) ritenuti i vertici dell’omonimo clan di Sant’Onofrio, con cellule operative a Roma, in Piemonte ed in Canada.

L’inchiesta ha svelato anche le fibrillazioni interne alle famiglie che si sarebbero divise il potere mafioso nella città di Vibo Valentia (i Lo Bianco-Barba, i Camillò-Pardea-Macrì, i Pugliese detti Cassarola), alle prese con le pesanti defezioni provocate dalla collaborazione con la giustizia di Andrea Mantella e Bartolomeo Arena. Un novero di pentiti che si allarga al contributo di altre gole profonde di primissimo piano come Emanuele Mancuso e Raffaele Moscato, il cui narrato si aggiunge a quello dei collaboratori storici.

L’indagine della Dda di Catanzaro ha portato anche all’arresto e, adesso, all’imputazione per una figura di calibro della politica e delle professioni in Calabria, Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia, penalista di prestigio, accusato di essere un massone borderline, che avrebbe messo a disposizione il suo patrimonio di relazioni, informazioni e conoscenze, In favore del boss Luigi Mancuso e Saverio Razionale.

Il 13 gennaio scorso è iniziato il processo nell’aula bunker realizzata nell’area industriale di Lamezia Terme. Sono in totale 913 i testi citati dalla pubblica accusa (Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Graatteri con i pm Antonio De Bernardo e Annamaria Frustaci che hanno stilato la lista testi) nel processo con rito ordinario dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Oltre agli investigatori che hanno seguito da vicino le indagini e redatto numerose informative – carabinieri (soprattutto Ros di Catanzaro, Nucleo Investigativo di Vibo e Ros di Roma), polizia e finanza – a periti e consulenti della pubblica accusa, sono stati chiamati a deporre anche cinque testimoni di giustizia e ben 58 collaboratori di giustizia e fra loro anche il giudice Marco Petrini. Quindi collaboratori di primo piano della ‘ndrangheta vibonese e calabrese, pentiti di Cosa Nostra, della camorra, della Sacra Corona Unita.

Rinascita-Scott a PresaDiretta

Rinascita Scott è «una enciclopedia dell’universo mafioso calabrese, c’è di tutto dentro – racconta PresaDiretta - decine di omicidi e di lupare bianche, il traffico d’armi e quello internazionale di droga, ma ci sono anche le storie delle persone umili vittime del potere ‘ndranghetista, a dimostrazione che dove comanda la mafia soffrono tutti».

E poi le «tante domande ancora aperte. Come hanno fatto i Mancuso a conoscere il giorno e l’ora in cui sarebbero scattati gli arresti? Che ruolo ha la massoneria deviata come moltiplicatore del potere criminale? In che modo riesce ad infiltrarsi nei Palazzi di Giustizia per aggiustare i processi?».

La puntata dal titolo Processo alla ‘ndrangheta è un racconto di Riccardo Iacona con Marco Raffaele Della Monica e Massimiliano Torchia. Tra gli intervistati che hanno contribuito alla narrazione di Rinascita Scott, oltre al procuratore Nicola Gratteri, ai magistrati e agli ufficiali dell’Arma dei carabinieri, c’è anche uno dei giornalisti di LaC News24, il nostro collega Pietro Comito.

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