Mezzi di soccorso in ritardo e senza dottori a bordo, postazioni di assistenza deserte e ospedali sotto stress, sovraffollati e incapaci di dare risposte. Nell’ultimo mese sono almeno tre i decessi che potrebbero essere legati all’emergenza strutturale del settore
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Vive di attese la sanità calabrese, che a volte si concludono con un tragico epilogo. L’attesa di un’ambulanza che arriva dopo ore, l’attesa di un medico assente dal luogo di lavoro, l’attesa della diagnosi di una malattia. Resta al centro della cronaca nera l’assistenza sanitaria calabrese, nelle ultime settimane finita più volte al banco degli imputati per presunti casi di negligenza, disorganizzazione, responsabilità medica.
L’ultimo caso
L’ultimo in ordine di tempo arriva ancora una volta da Vibo Valentia, dove una donna di 37 anni è deceduta dopo essersi più volte recata al pronto soccorso accusando dolori al petto. L’ultimo le è stato fatale, è morta nella sua abitazione, per i sanitari si trattava di un semplice stato d’ansia.
Morta col bimbo in grembo
Rispedita più volte a casa dopo diversi accessi al pronto soccorso, anche la 32enne Martina Piserà, al settimo mese di gravidanza. Lamentava forti dolori al petto, è deceduta un mese fa in ospedale insieme al bimbo che portava in grembo. E riavvolgendo il nastro, nella lista delle morti sospette non può mancare l’uomo, colto da malore, che ha raggiunto la guardia medica di Falerna senza trovare nessuno in servizio.
Guardia medica deserta
È morto poco dopo nella piazza del paese. Dagli approfondimenti svolti dall’Asp è emerso che il medico risultava in turno ma assente dal luogo di lavoro. Sarà certamente la magistratura a chiarire eventuali profili di responsabilità medica in tutti questi casi, rispettivamente la Procura di Lamezia Terme e Vibo Valentia hanno aperto fascicoli d’indagine per accertare le circostanze dei decessi.
Il clima di sospetto
Non sapremo mai se interventi più tempestivi o accurati sarebbero valsi a sovvertire il corso degli eventi, ma è proprio l’incertezza legata ad una assistenza non esattamente tempestiva ed efficace ad alimentare dubbi, a spingere a cercare responsabili, a creare un clima di sospetto.
Operatori in trincea
E non potrebbe essere diversamente, in molti casi sono gli stessi operatori sanitari a puntare il dito contro un sistema che non consente di operare in condizioni di serenità e di efficienza. Sessanta minuti di attesa dalla richiesta di soccorso per l’intervento di una ambulanza nel centro di Lamezia Terme, uno degli episodi denunciati di recente. O ancora, nel caso dell’uomo deceduto a Falerna, il mezzo di soccorso giunto addirittura da un’altra provincia e senza medico a bordo.
La storia si ripete
Era accaduto anche lo scorso anno, quando un ciclista ferito a Vibo Marina aveva dovuto attendere cinquanta minuti l’arrivo di una ambulanza giunta poi da Lamezia Terme. Ma senza andare troppo indietro nel tempo, basti citare il caso di Serafino Congi, il 48enne di San Giovanni in Fiore deceduto ad inizio anno sull’ambulanza dopo averla attesa per ore.
La lunga attesa
Da tutta la Calabria si moltiplicano denunce di ritardi negli interventi di soccorso, lunghi tempi di attesa per ottenere visite mediche, anche urgenti e salvavita. Ospedali privi anche dei più elementari presidi sanitari per la cura delle patologie oncologiche, è successo a Catanzaro e la denuncia è arrivata direttamente dai malati di cancro.
La differenza tra la vita e la morte
Pronto soccorso e reparti sovraffollati, con pazienti costretti ad attendere in barelle nei corridoi prima di sottoporsi a delicati interventi chirurgici. Ancora l’attesa di un sensibile miglioramento della qualità dell’assistenza, a queste latitudini, l’unica capace di fare la differenza tra la vita e la morte.