Sbarco a Melissa, un soccorritore: «Sento ancora le urla. Esperienza molto forte»

Il racconto di Roberto Luongo, tra i primi a raggiungere i profughi: «Li abbiamo fatti rifugiare in un'auto accendendo i riscaldamenti e li abbiamo abbracciati per scaldarli»

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di Redazione
11 gennaio 2019
20:06
La barca naufragata a Melissa
La barca naufragata a Melissa

«Sento ancora le urla della notte scorsa. È stata un'esperienza molto forte, ma fantastica perché abbiamo salvato degli esseri umani». Ha ancora la voce rotta dall'emozione Roberto Luongo, dipendente dell'Hotel Miramare sulla cui spiaggia, all'alba di ieri, sono stati tratti in salvo dai cittadini di Torre Melissa 51 migranti che erano a bordo di una barca a vela che si era capovolta dopo aver urtato contro uno scoglio a causa del mare grosso.


«Erano quasi le quattro di notte - racconta Luongo, genero di Raffaele Murgi, proprietario dell'albergo - e stavo dormendo quando ho sentito urla terribili provenire da fuori. Ho aperto la finestra della mia camera ed ho visto due persone mezze nude nel piazzale dove si trovava anche mio suocero. Ho indossato una tuta e sono sceso subito, pensando che avessimo a che fare con dei ladri. Io e mio suocero, invece, ci siamo subito resi conto che erano migranti reduci da un naufragio. Erano completamente bagnati ed infreddoliti. Mi sono tolto la giacca della tuta e l'ho messa addosso ad un ragazzo. Pioveva e in attesa di aprire l'hotel li abbiamo fatti rifugiare in un'auto, accendendo i riscaldamenti e li abbiamo abbracciati per scaldarli. Ci chiedevano se erano in Italia e quando abbiamo risposto di sì, si sono rasserenati. Li abbiamo fatti entrare nell'hotel ed abbiamo acceso delle stufe. Poi è arrivato il sindaco, che è il fratello del proprietario dell'albergo Miramare. Abbiamo chiamato polizia e vigili del fuoco. Una vicina ha portato qualcosa da mangiare e dei vestiti asciutti, insieme ad acqua e coperte...».



Roberto ed il suocero soltanto successivamente hanno visto l'imbarcazione ribaltata sull'arenile. «Nel mio inglese stentato - prosegue Luongo - ho chiesto quanti fossero in tutto i migranti. Loro mi hanno risposto dieci e io pensavo che li avessimo salvati tutti. Poi uno di loro ha detto “baby, baby” e allora abbiamo capito che nel gruppo c'erano anche dei bambini. Così ci siamo dati subito da fare per salvare tutti i migranti coinvolti nel naufragio, compresi i bambini».


«Sulla spiaggia - racconta ancora Luongo - era tutto buio. I soccorsi sono stati tempestivi, anche se in quei momenti l'attesa sembrava lunghissima. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio. Il nostro unico pensiero é stato quello di salvare delle vite. Non ci importava e non abbiamo pensato a nient'altro. É stata una grande testimonianza di solidarietà e di altruismo da parte di tutti. Ci siamo sentiti orgogliosi sul piano umano perché abbiamo salvato delle vite».

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