Mare Magnum

Sequestro ai Perri, dalle prime truffe ai legami con i clan: una storia di famiglia iniziata negli anni Cinquanta

Dalle sigarette di contrabbando e la falsificazione di monete a metà del secolo scorso fino al sequestro di beni per 800 milioni di euro eseguito su richiesta della Dda di Catanzaro. Gli affari degli imprenditori lametini ricostruiti anche grazie alle rivelazioni dei collaboratori di giustizia

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di T. B.
24 febbraio 2022
06:30

È una storia lunga quella della famiglia Perri stando agli elementi investigativi che sono confluiti contro i tre fratelli nelle indagini che hanno portato all’operazione Mare Magnum e al sequestro da parte dell’ufficio misure e prevenzione del Tribunale di Catanzaro - su richiesta della Dda - di beni per 800 milioni di euro.

Le rivelazioni dei pentiti

Uno dei più grandi sequestri compiuti in Italia sarebbe partito dal padre Antonio, avvezzo a truffe con merce alimentare e che negli anni Settanta avrebbe lavorato per altri, arrotondando con vari tipi di espedienti, per poi avviare all’inizio degli anni Ottanta i primi supermercati. Ad aiutare a ritrovare le tessere di questa storia sono state anche le rivelazioni dei collaboratori di giustizia quali Gennaro Pulice, Rosario Cappello, Giuseppe Giampà e Giovanni Governa.


La scheda del Nucleo operativo dei carabinieri

Negli scaffali dei negozi sarebbero finite merce rubata e sigarette di contrabbando e la cosa sarebbe andata avanti per anni. Ma il casellario giudiziale del padre dei Perri inizia molto prima, a partire dal 1957 con piccole truffe, falsificazione di monete, falsa testimonianza, sostituzione di olio extravergine d’oliva. Il nucleo operativo dei carabinieri nel 1977 lo definisce «soggetto di pessima condotta morale e civile, capace di commettere qualsiasi delitto per assicurarsi profitti illeciti. Soggetto temuto in pubblico a causa della pericolosità sociale dello stesso. Soggetto che vive di espedienti e in particolare di taglieggiamenti».

Le dipendenti: «Trattate come schiave»

È il 1993 quando un gruppo di dipendenti del supermercato “La Nuova Nave” e “Midway” lo denunciano per ricettazione di merce, minacce e per essere «trattate come schiave». Ma tornando alla crescita economica di quello che sarebbe diventato un impero, è il 1982 l’anno della svolta. L’anno in cui gli inquirenti notano il volume d’affari gonfiarsi.

Perri diventa compare dei Cannizzaro

Si passa dal mezzo miliardo di lire del 1982 ai due miliardi del 1983. Entro il 1985, i miliardi sono diventati quattro. Nel frattempo i legami con le cosche si sono formalizzati: Antonio Perri battezza Francesco Cannizzaro e ne diventa il compare. Questo lo pone però in contrasto con i Torcasio, all’epoca avversari dei Cannizzaro, che tentano di estorcergli denaro. Perri si rivolge ai Cannizzaro e la questione viene risolta.

Il passaggio agli Iannazzo e l'omicidio

Alla morte di Giuseppe Cannizzaro, Perri non si sente più sicuro e decide di avvicinarsi agli Iannazzo. Siamo ai primi anni duemila e il Centro Commerciale Due Mari è nell’aria. Ma Antonio Perri, padre di Francesco, Pasqualino e Marcello, non vedrà il centro commerciale perché finirà ucciso in un agguato di stampo mafioso il 10 marzo del 2003.

Perri, che aveva 71 anni, venne assassinato a Lamezia Terme da due persone armate di pistole mentre si trovava in una struttura commerciale di sua proprietà. Gli assassini entrarono a viso scoperto nella struttura e, dopo avere riferito ad un dipendente di avere necessità di incontrare Perri, che in quel momento si trovava nel suo ufficio, spararono contro l'imprenditore quando se lo trovarono di fronte.

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Giornalista
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