Mammasantissima

Trame segrete e interessi inconfessabili, così massomafia e servizi segreti deviati puntavano al cuore dello Stato

VIDEO | 'Ndrangheta stagista non è solo un processo, ma una storia che si dipana tra le nebbie della Repubblica mentre sullo sfondo prende corpo l'accordo tra Cosa nostra e clan calabresi per proseguire sul continente l'attacco alle istituzioni. Una storia nella quale ambienti massonici collegati con la destra eversiva avrebbero elaborato un nuovo progetto politico separatista-secessionista

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di Redazione
17 marzo 2023
06:27

«La storia dei carabinieri, la modalità è quella, ma il movente non è quello. Io e Giuseppe Calabrò le azioni contro i carabinieri del 3 dicembre ’93, del 18 gennaio ’94, del 2 febbraio ’94, io l’ho fatto perché Calabrò è venuto a casa mia e mi ha fatto un’esplicita richiesta: dobbiamo uccidere dei carabinieri». Così il pentito Consolato Villani spiega, ancora una volta, il movente che avrebbe spinto la 'ndrangheta a prendere parte all'attacco allo Stato insieme a Cosa nostra.

È molto più che una storia giudiziaria, quella che nel corso di questo storico e monumentale processo la Procura di Reggio Calabria ha faticosamente ricostruito, grazie ai pentiti (tra i quali c'è anche Villani) e ad una formidabile attività ricostruttiva di carabinieri, polizia e Direzione investigativa antimafia. È la storia. Che si dipana tra le nebbie della Repubblica, sullo sfondo di segreti e interessi inconfessabili. Nebbie alimentate da servizi segreti deviati e massomafia.


Tre agguati ai carabinieri per dare senso e forma al disegno stragista della ‘Ndrangheta e proseguire quella strategia di terrore iniziata in Sicilia e finalizzata a chiudere la trattativa con lo Stato. Il tutto con il favore di settori deviati della massoneria e apparati della sicurezza nazionale che avevano un unico obiettivo comune con le mafie: eliminare la vecchia classe politica.

Si può riassumere così l’assunto accusatorio che fonda il processo ‘Ndrangheta stragista, condiviso dai giudici di primo grado e cristallizzato in oltre mille pagine di sentenza.

Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone mandanti “intermedi” delle stragi. Il primo, soggetto che decise gli attacchi anche in Calabria. Il secondo, longa manus delle cosche Piromalli e De Stefano.

Il processo reggino accerta la stretta sinergia criminale tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra sin dagli anni ’60. Alleanza rinsaldata nel 1991 con la sigla della pax mafiosa a Reggio Calabria. Ma è dalle ramificazioni milanesi che parte l’idea di aprire alla strategia stragista: i fratelli Papalia e Franco Coco Trovato vogliono le riunioni tra i vertici delle cosche per attuare il loro progetto.

Cosa Nostra dà il via, la ‘Ndrangheta l'appoggia. Entrambe le organizzazioni vogliono la modifica del regime del 41 bis. E il gotha delle cosche calabresi non esita a mettere in piedi quella che i giudici chiamano “falsa politica”: far finta di dire di “no” a qualcosa a cui si è già data risposta positiva.

Ma non c’è solo mafia. Il processo reggino rassegna la certezza che, in ambienti massonici collegati con la destra eversiva, vi fu l’elaborazione di un nuovo progetto politico separatista-secessionista. Dopo la fine della Prima Repubblica, però, secondo la Procura reggina, le mafie abbandonano tale progetto e puntano tutto su Forza Italia. Strategie politiche e criminali – per i giudici – si intrecciano, favorite dall’esistenza di un comitato d’affari che vede allo stesso tavolo ‘Ndrangheta, Cosa Nostra, servizi segreti e politica. Commistione che, per il pentito Nucera, sarebbe stata aiutata dall’appartenenza alla P2 di tutti i santisti calabresi.

Il filo rosso di questi fatti è Falange Armata, sigla “creata in laboratorio” dai servizi segreti, che rivendica le azioni eclatanti di quegli anni, dall’omicidio Mormile, al delitto Scopelliti, passando per Lima e le stragi siciliane e continentali. Una sigla che s’incrocia a più riprese con Gladio,

Sullo sfondo, rimane la certezza di qualcosa non ancora concluso: e si guarda, con interesse, a quel livello occulto che si avvicina pericolosamente alla politica.

La storia di quella cupa stagione è stata ripercorsa in un reportage andato in onda nella nona puntata di Mammasantissima - Processo alla 'ndrangheta andata in onda martedì 14 marzo. 

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