La decisione

Tragedia San Pietro Lametino, rinviati a giudizio i 5 imputati nel processo per la morte di Stefania e dei 2 figli

Per tutti il reato ipotizzato è omicidio stradale. Saranno giudicati i funzionari della Provincia di Catanzaro e un proprietario terriero

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di Luana  Costa
16 novembre 2021
15:45
Nel riquadro Stefania Signore e i suoi due figli
Nel riquadro Stefania Signore e i suoi due figli

Sono stati rinviati a giudizio i cinque imputati nel processo che mira a far luce sulla morte di Stefania Signore e dei suoi due figli avvenuta il 4 ottobre del 2018, quando di rientro verso la propria abitazione vennero travolti da una «onda anomala» che investì l'auto a bordo della quale viaggiavano. 

L'inchiesta

Il sostituto procuratore di Lamezia Terme, Emanuela Costa, aveva infatti avanzato richiesta di rinvio a giudizio per il reato di omicidio stradale. L’accusa è di aver causato la morte della giovane donna - all'epoca dei fatti Stefania Signore aveva solo 30 anni e dei suoi due figli Christian e Niccolò, di 7 e di 2 anni - avvenuta per «insufficienza cardiocircolatoria acuta secondaria ad asfissia meccanica violenta da annegamento». Secondo la ricostruzione della Procura lametina, il 4 ottobre di tre anni fa un quantitativo di acqua meteorica mista a fango e detriti proveniente da alcuni terreni circostanti, dopo essersi accumulata in una depressione formava una onda anomala che riversandosi sulla strada provinciale 113 investiva l'Alfa Romeo Mito a bordo della quale viaggiavano Stefania e i suoi due figli.


L'alluvione

I terreni in questione risultano essere di proprietà di Antonio Condello, il quale «per colpa consistita in imprudenza, negligenza, imperizia» ometteva di mantenere le ripe del proprio fondo in modo tale da evitare di scaricare detriti e terra sulla strada provinciale 113; la stessa attraversata da Stefania Signore e dai suoi due figli il 4 ottobre del 2018. Antonio Condello avrebbe scaricato, senza regolare concessione, sulla Sp 113 quantitativi di acqua meterica mista a fango e detriti che si sono accumulati in una depressione del terreno formata in corrispondenza delle tre linee parallele del metanodotto a causa del taglio del terreno e del passaggio di mezzi agricoli.

I funzionari della Provincia

Nell'inchiesta sono finiti anche quattro funzionari della Provincia di Catanzaro: Floriano Siniscalco, dirigente del settore Trasporti e Viabilità; Francesco Paone, direttore del reparto settore Viabilità e Trasporto; Giovanni Antonio Lento e Cesarino Pascuzzo, in qualità di agenti di vigilanza stradale del reparto settore Viabilità e Trasporto. Siniscalco e Paone sono accusati di non aver effettuato alcun intervento che accertasse la presenza di sversamenti laterali sulla Sp 113, dopo gli interventi di manutenzione straordinaria del 1999 e del 2006 finalizzati alla realizzazione di cunette per la raccolta e lo smaltimento della acque meteoriche. Non avrebbero, inoltre, proceduto ad effettuare la regimentazione della acque meteoriche che provenivano dai terreni adiacenti segnalando ai competenti organi di polizia le violazioni e omettendo la predisposizione di ulteriori controlli per accertare la persistenza del problema. I familiari della vittima si sono costitutiti parte civile.

Antonio Condello, 51 anni di Curinga;
Floriano Siniscalco, 51 anni di Girifalco;
Francesco Paone, 61 anni di Lamezia Terme;
Giovanni Antonio Lento, 61 anni di Lamezia Terme;
Cesarino Pascuzzo, 63 anni di Lamezia Terme;

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Maurizio Siniscalco, Francesco Iacopino, Lucio Canzoniere, Renzo Andricciola, Francesco Murone. Rappresentano le parti civili nel processo gli avvocati Leopoldo Marchese, Antonio Perri

Giornalista
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