L’indagato avrebbe truffato una coppia di coniugi e si sarebbe appropriato di 6000 euro di un altro cliente. Le indagini partite dopo la denuncia delle persone offese
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Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha notificato un avviso di conclusione di indagini preliminari emesso dal sostituto procuratore Giuseppe Falcone nei confronti di un consulente finanziario, Giuseppe Barba Castagnaro, 54 anni, accusato di truffa e appropriazione indebita poiché avrebbe abusato della propria funzione di family banker di Banca Mediolanum (non coinvolta nella vicenda penale). L’indagato in un caso avrebbe truffato alcuni clienti che investivano capitali nell’istituto bancario ed in un secondo caso si sarebbe appropriato indebitamente di tali capitali. Le indagini svolte dal Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, riguarderebbe due episodi.
In un primo caso il family banker, avrebbe riferito a due coniugi di aver acceso, secondo le loro volontà, un prodotto finanziario garantito mediante il deposito di 110mila euro, mentre, secondo l’accusa, avrebbe investito quel denaro, di propria iniziativa e senza comunicare nulla agli ignari clienti, in fondi comuni di investimento di diritto irlandese, fornendo agli stessi continue rassicurazioni sul fatto che nulla avrebbero perso in poiché si trattava di investimenti che garantivano l’integrità del capitale. Avendo notato un decremento del capitale, i clienti si sarebbero lamentati con Barba Castagnaro il quale avrebbe consegnato loro un proprio assegno di conto corrente dell’importo di 15mila euro, corrispondente alle perdite subite, asserendo che si trattava di fondi erogati da Banca Mediolanum, che al momento dell’incasso è stato rigettato dalla banca.
Un altro episodio riguarderebbe l’appropriazione indebita di 6.000 euro. Il family banker avrebbe convinto un altro cliente ad accendere una polizza vita che garantiva un bonus di 4.000 euro solo alla scadenza dell’intera durata della polizza, prevista fino al 14 gennaio 2040, mentre prevedeva la perdita di pari importo in casi di chiusura anticipata. A distanza di pochi mesi dall’accensione della polizza, senza il consenso del titolare, avrebbe effettuato la chiusura della polizza appropriandosi, sostiene l’accusa, dell’importo di 6.000 euro spettante in quel momento al cliente.