Un monumento per ricordare le vittime lametine di ‘ndrangheta

VIDEO | È il progetto affidato dal Centro Riforme Democrazia e Diritti allo scultore Maurizio Carnevali in memoria del  giudice Francesco Ferlaino, dei netturbini Francesco Tramonte e Pasquale,dei coniugi Aversa e Precenzano e della guardia giurata Antonio Raffaele Talarico

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di Tiziana Bagnato
19 luglio 2019
15:05

Ricordare le vittime lametine della ‘ndrangheta, quelle che hanno versato il loro sangue innocente sotto i colpi di un mostro a più teste ancora difficile da debellare. Ricordarli per non dimenticare e per dare anche un forte segnale di vicinanza ai loro familiari, a chi quel dolore lancinante non smetterà mai di sentirlo sia che i responsabili di quella morte siano stati puniti sia che siano rimasti cold case.

 


Nasce con questi propositi l’idea del Centro Riforme Democrazie e Diritti di dedicare un monumento disegnato e realizzato dal maestro Maurizio Carnevali al giudice Francesco Ferlaino, ai netturbini Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano, ai coniugi Aversa e Precenzano, alla guardia giurata Antonio Raffaele Talarico. 

 

Un’idea che viaggia da tanto, dal 1993, e che all’epoca si dovette scontrare con impedimenti ed attriti e che a distanza di 26 anni spera ora di arrivare in porto. Si tratta di un momento che verrà posto in piazza Ardito e sarà alto quatto metri e largo due. Raffigurati un uomo e un bambino. Su di loro uno stormo di avvoltoi che l’adulto con un braccio allontana mentre con l’altro cinge il piccolo.

 

«Quegli avvoltoi rappresentano la mafia – ha spiegato l’artista Carnevali – ma il loro è un volo concitato, violento, uno scontrarsi, perfino, tra  uccelli». «Con questo gesto vogliamo dare anche una risposta a chi pensa che vengano solo ricordate “le grandi vittime”» ha detto il presidente del Centro Costantino Fittante.

 

Soddisfazione per Vincenzo,  figlio della guardia giurata Talarico, uccisa il 2 settembre 1988 a colpi di fucile, che non ha nascosto di avere avuto sempre la sensazione che la città avesse dimenticato suo padre. Un gesto importante anche per Stefania Tramonte, figlia di Francesco, ucciso insieme a Pasquale Cristiano il 24 maggio del 1991. Un’infanzia spezzata la sua, un’innocenza andata in mille pezzi che, ha spiegato a laCNews24, rivede nel broncio del bambino raffigurato dall’artista.

 

«Iniziative come questa servono non solo come memoria ma anche per avere dei simboli - ha detto Angela Napoli, presidente associazione Risveglio Ideale – utili a capire a cosa si va incontro percorrendo strade sbagliate». 

Giornalista
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