Sono in tutto sei i procedimenti disciplinari conclusi con un licenziamento per giusta causa, a seguito di controlli avviati da Calabria Verde nei confronti dei propri dipendenti per accertarne la presenza in servizio. Il dato si riferisce all’ultimo anno e mezzo e include anche il caso dell’operaio forestale finito al centro di una inchiesta della Procura di Catanzaro accusato di truffa aggravata e falsa attestazione di presenza in servizio.

Controlli serrati nei cantieri

L’indagine, condotta dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, ha rappresentato uno spartiacque per la società in house della Regione Calabria che a partire da quella inchiesta ha serrato i controlli nei cantieri. Lo aveva annunciato all’indomani del deflagrare dell’indagine il direttore generale, Giuseppe Oliva, - ai microfoni di LaC News24 - augurandosi si trattasse di un caso isolato.

Assenza ingiustificata

Così non è, almeno a giudicare dalle determine adottate nell’ultimo anno dall’ufficio procedimenti disciplinari della società che si occupa di forestazione in Calabria. Sei i procedimenti avviati, conclusi con un licenziamento per giusta causa per assenza ingiustificata dal luogo di lavoro. Le maglie dei controlli si sono strette con verifiche sulle squadre e l’acquisizione delle presenze giornaliere.

Le segnalazioni

Le segnalazioni, che poi hanno portato all’avvio del procedimento disciplinare, sono arrivate direttamente dai direttori dei lavori che hanno comunicato le assenze degli operai prolungate per più di tre giorni e senza alcuna giustificazione. Oltre all’operaio che dal 2017 al 2022 avrebbe continuato a percepire lo stipendio pur non recandosi mai sul posto di lavoro - Calabria Verde si è costituita in giudizio nel processo -, altri cinque casi sono stati censiti in azienda di operai assenteisti, licenziati quindi senza preavviso.

Assente perché in carcere

E spulciando tra le determine emergono però ulteriori dettagli, ad esempio il caso di un operaio idraulico forestale del distretto di Castrovillari assente dal lavoro perché arrestato in esecuzione di un ordine di carcerazione per una condanna emessa dalla Corte di Cassazione a 5 anni e 8 mesi. Dichiarato assente ingiustificato lo scorso maggio, al lavoro non ci andava da aprile, appunto perché finito in carcere.

Certificati medici falsi

O ancora il procedimento disciplinare avviato dall’ufficio per contestare ad un dipendente di aver fruito di troppi permessi, oltre il numero consentito dal contratto e mai autorizzati dall’azienda. L’episodio risale allo scorso febbraio, chiamato a fornire giustificazioni il dipendente ha quindi prodotto certificati medici «a prima vista privi di date e troppo generici» si legge nella determina.

Il medico ignaro

Gli ulteriori accertamenti hanno consentito di appurarne la falsità. Interpellato, il medico ha dichiarato di non aver mai rilasciato i certificati, addirittura di non essere più in servizio da quattro anni. Da una iniziale contestazione con sospensione dal servizio per 10 giorni, il dipendente è stato infine licenziato.

L’arresto cautelare

Tra i casi più recenti affrontati dall’ufficio disciplinare – risalente ad inizio mese – c’è anche la sospensione cautelare dal servizio di un dipendente, arrestato il 23 maggio in applicazione di una misura cautelare. L’avvocato – in questo caso – ha scritto cinque giorni dopo alla società in house per avvisare dell’inconveniente, l’ufficio ha avviato il procedimento disciplinare e sospeso il dipendente dal servizio.

Misure di interdizione

Vi sono poi ancora casi in cui Calabria Verde si è semplicemente limitata a dichiarare la cessazione del rapporto del lavoro per l’applicazione, a propri dipendenti, di misure di interdizione dai pubblici uffici. Ad esempio, un condannato per corruzione – per fatti non inerenti le attività svolte sul luogo di lavoro – su cui è dovuto intervenire l’ufficio disciplinare.