La procura distrettuale contesta prestiti usurari, estorsioni e armi a Franco Pinto e Cinzia Maritato: vittima l’imprenditore Francesco Pompeo Occhiuzzi, oggi testimone di giustizia
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La sede della Dda di Catanzaro
La Dda di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per Franco Pinto, 66 anni, di Acquappesa e residente a Cetraro, e per Cinzia Maritato, 63 anni, anche lei di Cetraro. La richiesta è stata firmata dal procuratore aggiunto Giulia Pantano. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Rossana Cribari e Giuseppe Bruno (per la posizione di Franco Pinto), e dagli avvocati Oliviero de Carolis Villars e Giuseppe Bruno (per la posizione di Cinzia Maritato).
Le accuse della Dda di Catanzaro
Secondo l’impianto accusatorio, i due avrebbero agito con metodo mafioso e con finalità di agevolazione di una cosca di ’ndrangheta del territorio di Cetraro, facendo leva – sostiene la Procura – su dinamiche di assoggettamento e omertà tipiche del controllo criminale locale.
Al centro del fascicolo c’è la posizione di Francesco Pompeo Occhiuzzi, imprenditore del settore intrattenimento e spettacolo e attuale responsabile dei Palinsesti di LaC Tv, indicato come persona offesa e oggi testimone di giustizia, con status di protezione.
Il presunto prestito usurario
Il primo capo d’imputazione riguarda un presunto prestito usurario iniziato nel 1998. Secondo la Dda, a fronte di un prestito iniziale di dieci milioni di lire, poi divenuto 21.500 euro, quindi 45.000 e infine 100mila euro nel novembre 2024, Occhiuzzi avrebbe versato interessi mensili fino al 20%, arrivando negli ultimi mesi del 2024 – sempre secondo gli inquirenti – a pagare 15.000 euro al mese.
La cifra complessiva versata negli anni ammonterebbe a circa 1,5 milioni di euro. La contestazione è aggravata dal metodo mafioso, dallo stato di bisogno dell’imprenditore, dalla condizione imprenditoriale della vittima e dalla posizione di prevenuto di Pinto, già sottoposto a sorveglianza speciale.
Le minacce e le violenze
Il secondo capo d’imputazione riguarda un presunto episodio estorsivo, contestato a entrambi gli indagati e aggravato dal metodo mafioso. La Dda contesta minacce di morte e – per Pinto – due episodi di aggressione fisica: uno il 18 novembre 2024, l’altro il 30 dicembre 2024, quando Occhiuzzi sarebbe stato afferrato per il collo e quasi strangolato.
Secondo l'accusa, quelle pressioni avrebbero costretto la persona offesa a consegnare 19mila euro, parte del debito usurario contestato nel capo precedente.
La collezione di armi
Il terzo capo di imputazione riguarda la detenzione abusiva di armi bianche: sciabole, machete, coltelli di diverse dimensioni, bastoni animati, tirapugni e una katana giapponese. Tutto materiale che, per gli inquirenti, sarebbe stato detenuto senza denuncia e funzionale – questa è l’aggravante – a garantire i profitti delle condotte usurarie. Le armi sono state sequestrate a Cetraro in un intervento del 24 aprile 2025. La parola passa ora al giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro.

