Vaccini, migliaia di calabresi non riescono a prenotarsi perché la Regione non li “riconosce”

L’anagrafica sanitaria regionale non è aggiornata a causa dell’inefficacia del sistema informativo digitale. Per risolvere il problema il dipartimento Tutela della salute deve procedere con la raccolta e l’inserimento a mano dei dati (ASCOLTA L'AUDIO)

di Enrico De Girolamo
30 marzo 2021
15:55

“Tutti i soggetti estremamente vulnerabili che per qualsiasi motivo non riescono ad effettuare la prenotazione mediante i canali telematici possono compilare il modulo allegato da inviare via email al dipartimento Tutela della salute”. Sono passati appena 5 giorni da quando la Regione Calabria ha pubblicato sul proprio portale web questo avviso. Da allora le email sono piovute a migliaia. Sono moltissimi, infatti, i calabresi che non riescono a prenotarsi sulla piattaforma di Poste italiane per fare il vaccino anti Covid, nonostante rientrino nelle categorie considerate prioritarie in questa fase della campagna. Il perché lo spiega implicitamente la stessa comunicazione regionale: “Gli elenchi dei soggetti fragili inseriti in piattaforma per la prenotazione on line sono stati elaborati mediante estrazione dei soggetti con patologie riconducibili alle aree definite dal Ministero”.

Al netto della prosa contorta, significa che gli uffici del dipartimento stanno inviando a Poste Italiane, che gestisce la piattaforma utilizzata anche in Calabria, i nomi di chi, in base agli archivi regionali, rientra tra le persone che hanno diritto in questa fase all’immunizzazione. Il problema, però, è che questi elenchi in possesso del sistema sanitario regionale non sono aggiornati. Il motivo? Sempre lo stesso: la mancata digitalizzazione attraverso il Sistema informativo sanitario regionale (Sec-Sisr).


Insomma, nonostante oltre 36 milioni di euro spesi negli ultimi 7 anni, in Calabria si è ancora costretti ad “estrarre”, come dice la nota regionale, i nominativi degli aventi diritto. In teoria, invece, dovrebbe essere tutto in rete e disponibile da un pezzo. Infatti, nelle Regioni in cui funziona (praticamente tutte), il Sec-Sisr raccoglie, aggrega e rende immediatamente disponibili tutti i dati relativi al sistema sanitario regionale, dai posti letto alle prestazioni ospedaliere, dalle buste paga dei dipendenti di Asp e ospedali all’anagrafica dei medicinali, dalla mobilità sanitaria attiva e passiva al fascicolo sanitario elettronico di ogni cittadino. Insomma tutto. In Calabria, invece, questa organicità ancora non esiste e l’emorragia di risorse per tamponare le falle è continua, soprattutto da parte delle singole Aziende sanitarie, molte delle quali sono ancora costrette ad usare “vecchi” gestionali acquistati in proprio.

Con la pandemia il problema è diventato molto più evidente e drammatico, ma sia la politica che le autorità sanitarie sembrano apparentemente ignorare l’elefante nella stanza. Proprio a causa dell’incapacità di trasmettere a Roma dati esaustivi, la Calabria è stata considerata, sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, tra le regioni a maggior rischio, nonostante l’impatto del Covid, fortunatamente, non sia mai stato da queste parti drammatico come altrove, ad esempio in Lombardia.

A nulla sono servite le sollecitazioni del ministero e dell’Istituto superiore di sanità, che nel dicembre scorso annoverò la Calabria tra le regioni a rischio massimo non per l’alto numero di contagi riscontrato, ma perché «non valutabile in modo attendibile per completezza». Neppure il Tavolo Adduce, l’organismo interministeriale che periodicamente valuta l’andamento del piano di rientro dal debito (stimato in oltre 200 milioni di euro), è riuscito a “convincere” i commissari ad acta che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida della sanità calabrese, dell’urgenza che richiede la soluzione strutturale del problema.

La mancanza di un sistema informativo sanitario regionale che sia pienamente funzionante, determina, tre le altre cose, gravi lacune nell’anagrafica degli assistiti, problema che in questo frangente ha indirettamente mandato in tilt le prenotazioni per i vaccini. Da qui le migliaia di email che continuano a saturare la casella di posta elettronica del dipartimento alla Tutela della salute, che ancora una volta deve procedere “a mano”, raccogliendo così i nominativi di chi si è visto rifiutare la prenotazione in automatico.
degirolamo@lactv.it

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