VIDEO | Moglie e marito decidono di aprire un’attività a fine 2024 ma dopo un controllo del Comune rischiano di non farcela: «Siamo stati sanzionati in maniera troppo pesante. È vero, c’è stato un errore ma così ci costringono a chiudere»
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Ci sono strade che parlano da sole, che sussurrano la fatica del tempo e la voglia di non sparire. Via Roma, nel centro storico di Corigliano, è una di queste. Poche attività, saracinesche abbassate, sassi che raccontano di un passato pieno e di un presente sospeso.
In mezzo a tutto questo, c’è chi ha avuto il coraggio di provarci. E ha pagato caro. Adriana Cosmo e suo marito hanno aperto un piccolo negozio di abbigliamento a fine 2024. Un’attività nata solo con impegno personale, passione e un legame profondo con il proprio quartiere. Vivono qui, nel borgo. Non si sono spostati. E hanno deciso di restituire un po’ di vita a una delle strade più dimenticate.
«Aprire un negozio era un sogno», racconta. «Volevo portare una luce su via Roma. Amo questo posto, ci abito, e mi sono detta: o ci crediamo noi o non ci crede nessuno».
Ma il sogno ha presto fatto i conti con la realtà. Nonostante la presentazione della Scia, nonostante i documenti in via di aggiornamento – in particolare una nuova planimetria in lavorazione da parte del geometra – un controllo ha portato a una sanzione. Pesante. Cinquemiladuecento euro. Per documentazione ritenuta incompleta.
«C’era il geometra che stava aggiornando i dati, stavamo sistemando tutto. Eppure sono arrivati i vigili. Nessuna spiegazione, nessun tempo per regolarizzarsi. Solo un verbale. Senza tolleranza. Un colpo che non dimentico».
Adriana non cerca scuse, lo dice chiaramente: «L’errore c’è stato. Ma per quello che era, bastava la sanzione minima. Non è giusto che chi prova a fare qualcosa in un centro in difficoltà venga trattato così».
Il centro storico di Corigliano vive una lenta agonia. Lo spopolamento avanza, i servizi mancano, i turisti salgono al castello e tornano giù di fretta, senza tempo per fermarsi. Ma chi resta, chi ci vive, non ha smesso di crederci. «Noi abbiamo fatto tutto da soli. Nessuno ci ha accompagnati, nessuno ci ha spiegato i passaggi. Abbiamo chiesto, cercato, fatto come potevamo. Non è una scusa, ma è la realtà. Se l’obiettivo è sostenere chi investe in queste zone, non lo si fa con le punizioni. Una multa da 5200 euro, per noi, è come una condanna». Adriana ha dovuto chiudere una settimana per sistemare le carte, ha rimesso mano alla documentazione, ha affrontato tutto da sola. «Avrei voluto almeno una telefonata. Un “signora, guardi che manca questo”. Invece niente. Solo un verbale e nessuno disposto ad ascoltare».
Una strada da rivivere, non da dimenticare
Via Roma ha bisogno di vita, non di multe. Di gelaterie, di pub, di tavole calde. Di segnali. E invece le voci che si alzano sono spesso quelle della rinuncia. «Non vogliamo l’elemosina. Ma rispetto. Qui ci abita ancora tanta gente. Noi cerchiamo di offrire un servizio, accendiamo una luce, creiamo un piccolo giro di clienti». Adriana guarda la sua vetrina con orgoglio, ma la preoccupazione è forte. «Non so se ce la farò a pagare. L’investimento è stato tutto nostro, e questi 5200 euro sono una zavorra. Una punizione che pesa più del reato».
L’amministrazione comunale non è mai stata contattata ufficialmente, ma il messaggio è chiaro: «Il sindaco ha mille problemi, lo capisco. Ma una camminata su via Roma la dovrebbe fare. Guardare con i propri occhi. Vedere com’è difficile restare. E se qualcuno ha ancora voglia di crederci, di aprire, almeno ascoltarlo». Le associazioni dei commercianti stanno provando a farsi sentire, ma le risposte sono poche.
«Non possiamo aspettare all’infinito. Abbiamo bisogno di interlocutori, di presenza, di fiducia. Non di verbali e distacco». Quello che colpisce non è solo la cifra – che comunque è enorme per una piccola attività – ma il senso di solitudine. Chi apre un negozio nel centro storico di Corigliano oggi non lo fa per guadagno facile. Lo fa per amore, per appartenenza, per testardaggine. E dovrebbe essere accompagnato, sostenuto, almeno ascoltato. «Chi sbaglia paga. Ma se uno presenta la documentazione, se si vede che c’è la volontà, un minimo di comprensione ci vuole. Così si affonda chi prova a resistere».