Una parte di Cosenza, fatta di studenti liceali — anime giovani, creative e dinamiche della città — si è svegliata all’alba del 6 novembre con una domanda antica e semplice: che cosa lascia davvero il pensiero, quando passa?

Ce lo eravamo chiesti entrando al Rimuseum, a Rende, in quella mattina di luce lattiginosa che sembrava annunciare qualcosa. Ed è lì, tra modelli astronomici, reperti, macchine ricostruite e l’odore di legno delle teche, che il viaggio è iniziato.

L’ordine è importante, perché ogni gesto aveva un peso: prima l’intervento lucido e appassionato di Luciana De Rose, che ha riportato i ragazzi lungo la traiettoria che va da Eudosso di Cnido a Copernico, come se ci dicesse che l’universo non è mai fermo – siamo noi, a volte, a restare immobili; poi la visita guidata, passo dopo passo, come si entra in un racconto più grande di sé; a seguire la lezione limpida e rigorosa di Manuela Russo, che ha riportato Galileo nella sua dimensione originaria: non un’icona, ma un metodo, un dubbio, una ferita aperta nel modo di guardare il mondo; infine il laboratorio sul metodo scientifico, dove agli studenti del Polo Fermi- Brutium è stato restituito il gesto più difficile e più necessario: pensare con la propria testa. E i ragazzi – lo dico senza retorica – erano felici. Una felicità senza clamore, quella vera: occhi che brillavano, domande, risate, la sensazione di un varco aperto nella routine. Perché quando la scuola esce dalle aule e respira nel mondo, succede qualcosa che nessun registro elettronico potrà mai raccontare.

In tempi in cui tutto corre, qualcuno che si ferma a nutrire – davvero – chi pensa, è già una rivoluzione gentile.

La Biennale era partita il 31 ottobre con la prima maratona a tema “Natura”. Promossa dalla Civitas Solis – Cosenza APS ed accolta dall’Archivio di Stato di Cosenza, nella sede che fu Monastero di San Francesco di Paola, la Biennale Filosofia ha avuto una giornata inaugurale che aveva già anticipato il respiro della manifestazione: la mostra su Bernardino Telesio, le voci incrociate di storici, filosofi, fisici e scienziati; gli studenti di 3 classi del polo scolastico protagonisti di un dialogo sincero. Poi, un dettaglio che sembra piccolo ma non lo è: la merenda filosofica offerta dalla Taverna dei Tre Filosofi. Un bicchiere caldo, un dolce semplice, un gesto di ospitalità. In serata il concerto civile “Voci per Gaza”, è stato poi capace di trasformare il dolore in canto, grazie alle 4 voci liriche giovanili, talenti emergenti provenienti da quella incubatrice di arti che è il Conservatorio di Cosenza.

Una città che si guarda allo specchio e decide di esserci.

Poi la domanda ritorna: come ci eravamo lasciati?

Ci eravamo lasciati con uno sguardo – quello dei ragazzi – che diceva una cosa sola: continuate.

Continuate a costruire ponti, a unire luoghi e persone, a fare della filosofia un gesto quotidiano.

Perché il pensiero, quando è vivo, non è mai solitario: è un cammino condiviso.

E Cosenza, oggi, ha deciso di camminare.

Ed è proprio da quello sguardo che riparte il cammino.

Subito dopo, il 20 novembre, la Biennale troverà una nuova casa nella Sala Leone della Biblioteca Nazionale, dove prenderà forma la seconda maratona filosofica, intitolata “Interazioni”. Un incontro che sarà tutto un incrocio di saperi: una organizzatrice di eventi artistici Chiara Giordano, che, insieme a Stefania Maranzano, ideatrice della Biennale di Cosenza, dialogheranno con un matematico, Renato Guzzardi, un filosofo, Francesco Garritano, uno studioso d’arte, Daniele Miglietti, un’istruttrice di Pranic Healing, Aida Leone. Mondi lontani tra di loro eppure sorprendentemente vicini, capaci di restituire alla parola “dialogo” il suo peso originario, uniti dalla Filosofia.

Nel frattempo, la città si prepara a un altro appuntamento dal sapore antico e civile: la cena filosofica su Telesio del 21 novembre, organizzata dalla Taverna dei Tre Filosofi. Non un semplice evento collaterale, ma un modo per ricordare che la filosofia vive anche fuori dalle biblioteche, nelle cucine, nei piatti, nelle parole condivise attorno a un tavolo.

Il calendario della Biennale non si presenta come una sequenza di date, ma come un racconto in divenire, un movimento continuo che attraversa la città e la sua comunità. In arrivo altre 2 Maratone filosofiche, programmate nelle mattine del 27 Novembre in Biblioteca e del 4 dicembre in Archivio.

Nei prossimi giorni la riflessione filosofica entrerà al Pezzullo, con la rassegna LibriAmo, con una lettura di forte impronta ecologica, dedicata a Il mondo di Anna di Jostein Gaarder: un pomeriggio pensato per far dialogare gli studenti con un testo che parla di futuro, di responsabilità e di quella fragile bellezza che abita l’adolescenza. Poi si susseguiranno ancora altri Salotti Filosofici a cura degli studenti, e altri Laboratori culturali in collaborazione con il SiMU, in una fucina di attività.

E l’orizzonte si allunga fino a gennaio 2026, il Sistema Museale dell’Università della Calabria aprirà le porte dell’Orto Botanico e dei Musei scientifici per nuove giornate di conferenze, visite e laboratori destinati agli studenti del Fermi-Brutium. Saranno due mattinate in cui il pensiero tornerà a camminare tra piante rare, animali e minerali che raccontano ere geologiche: quasi un invito a comprendere che la conoscenza non si eredita, si attraversa.

Nello stesso periodo, infine, i docenti del Polo scolastico assieme al SiMU, riporteranno gli autori in mezzo ai ragazzi con altri pomeriggi della rassegna LibriAmo, un ritorno alla dimensione più semplice e più alta della cultura: persone che parlano di libri ad altre persone, senza filtri e senza distanze.

E allora sì, forse è tutto qui il senso della Biennale: una comunità che non si limita a ospitare spettacoli, ma che crea connessioni, che sceglie di progettare, di investire nelle giovani menti, di allargare gli orizzonti. Una comunità che smette di accontentarsi delle risposte preconfezionate e torna a coltivare le proprie domande.

Quelle vere.

Quelle che muovono.