Stanno costruendo una centrale nucleare nel tuo quartiere. Proprio dietro casa tua. Non esiste un piano di sicurezza, nessuno ha informazioni sulle ricadute e i rischi, nulla. Eppure sono tutti tranquilli, te compreso. Immagina se fosse vera questa cosa: quanto ti sentiresti al sicuro?

Quello che sta accadendo attorno a noi è esattamente questo. Entità che operano spesso al di sopra degli Stati nazionali stanno sviluppando qualcosa di cui nessuno sa prevedere le conseguenze. Tant'è vero che Sam Altman (OpenAI), Dario Amodei (Anthropic) ed Elon Musk (xAI) ammettono pubblicamente che, se l'umanità raggiungesse l'AGI, l'intelligenza artificiale generale, capace di eguagliare o superare le capacità cognitive umane in ogni ambito, esisterebbe un rischio significativo di esiti catastrofici per la specie umana.

Le stime variano: Amodei ha recentemente indicato una probabilità del 25% che le cose vadano "davvero, davvero male"; altri ricercatori, come Geoffrey Hinton, parlano di rischi ancora più elevati. Non percentuali trascurabili, dunque, ma probabilità paragonabili a quelle di un dado truccato contro di noi.

E questo traguardo potrebbe non essere lontano. Le previsioni degli esperti oscillano: alcuni leader del settore parlano del 2026-2028, altri indicano il 2030-2035, mentre i sondaggi accademici suggeriscono orizzonti più distanti. Ciò che accomuna queste voci è la consapevolezza che non si tratta più di fantascienza, ma di un futuro prossimo e incerto.

Nel maggio 2023, centinaia di scienziati, filosofi ed esponenti dell'industria tecnologica — tra cui i CEO di OpenAI, Anthropic e Google DeepMind, i premi Turing Geoffrey Hinton e Yoshua Bengio, oltre a figure come Bill Gates — hanno sottoscritto lo "Statement on AI Risk" promosso dal Center for AI Safety. Una sola frase, lapidaria: "Mitigare il rischio di estinzione derivante dall'IA dovrebbe essere una priorità globale, insieme ad altri rischi di portata mondiale come le pandemie e la guerra nucleare."

Non un appello allarmistico, ma il riconoscimento formale che l'intelligenza artificiale avanzata appartiene ormai alla stessa categoria di minacce esistenziali del conflitto atomico.

La comprensione di questo rischio, concreto, documentato, riconosciuto da chi costruisce queste tecnologie, è ciò che ha mosso la penna del Professor Eugenio Iorio, docente di Social Media Analysis all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, nello scrivere "L'algoritmo della realtà". Un libro che abbandona presto il linguaggio tecnico per trasformarsi quasi in un romanzo: un racconto di come entità né trasparenti né neutrali stiano concorrendo a modificare il nostro stesso concetto di realtà, attaccando le nostre capacità cognitive, alterando la percezione ontologica di noi stessi e del mondo che ci circonda.

L'autore passa in rassegna tutti i domini di questa nuova guerra combattuta per conquistare il nostro cervello, la nostra coscienza, la nostra capacità di distinguere il vero dal falso. Un universo che ci sta traghettando dal mondo conosciuto, fondato sulla materia, a quello sconosciuto governato da codici, algoritmi, intelligenze artificiali di cui comprendiamo ben poco; e che, è bene chiarirlo, non potranno essere "spente" semplicemente staccando la spina, come banalmente molti immaginano quando si parla di questi rischi.

Queste 230 pagine ci stimolano a ritrovare la nostra coscienza, la nostra essenza di esseri umani capaci di generare senso, di dare un fine alle nostre vite, non un fine vita decretato da un algoritmo che ci sovrasta.

Giovedì 11 dicembre, alle ore 18:00, nella Sala Londra del Museo del Presente di Rende, l'autore dialogherà con il direttore Franco Laratta, il prof. Raffaele Gravina e la dott.ssa Elisabetta Merenda per accendere un faro su come la nostra realtà stia mutando senza che si abbia nemmeno la capacità di comprendere quanto sta accadendo.

"L'algoritmo della realtà" intreccia informatica e filosofia, introspezione e analisi sociale: tutti aspetti che abitano l'essere umano e che, come tali, ci definiscono. Quelle peculiarità della coscienza e della cultura che possono ancora permetterci di tornare alla realtà: definendola e difendendola.

*Esperto di Comunicazione Politica