Poetessa, scrittrice e pittrice della Luzzi di fine ‘600, è morta a soli 25 anni senza lasciare nulla della sua produzione. Ma molti artisti del tempo la conobbero e lodarono per le sue qualità
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La donna della quale voglio raccontarvi è stata poetessa e pittrice nel paese della Sambucina, Luzzi. È vissuta appena venticinque anni. Voglio credere che sia solo per questo motivo che le sue orme si sono perdute e non per la damnatio memoriae che spesso viene riservata alle donne. Non si trova neanche un suo scritto. Sto parlando di Mariannina Coppa (1669-1694).
Le notizie su di lei sono rare e tardive, e, anche se attendibili, ripetitive. È grazie a Luigi Accattatis che si viene a conoscenza, mediante un manoscritto ritrovato dalla famiglia Coppa, di una fanciulla la quale, a soli dodici anni componeva. Ma, degli Idilli a Nice, a Dafni, a Fillide, del dramma pastorale Eurilla, delle novelle Giovanna d’Arco, La luce e gli occhiali, Un’ingegnosa scoperta… nessuna traccia!
Un misero frammento, un breve verso, una pagina strappata? Nulla!
Stessa sorte per i suoi schizzi di materiale archeologico e dei quadri: Autoritratto, Il monte della Sambucina, La grotta di Sant’Elia, Scena di terremoto del 1693.
Sarebbe troppo, poi, agognare al suo autoritratto: ci restituirebbe la bellezza e il fascino della giovane, morta per cerebrite, dopo una caduta fatale - il destino non le fu benigno, dopo averla ben dotata! Seguiremmo i contorni del suo volto, scruteremmo lo sguardo alla ricerca della sua sensibilità, dell’anima bella, ispirata poeticamente e ricca di talento artistico. Scopriremmo, forse, i desideri nascosti, i sogni di una ragazza talentuosa che, pure erano quelli delle ragazze della sua età.
Se non fosse per il fatto accertato che molti artisti e autori del suo tempo la conobbero di persona e la lodarono per i suoi talenti, entrando in amicizia con lei, sarebbe quasi il caso di dire che sto parlando del fantasma di Mariannina Coppa. Se non fosse, appunto, per la citata testimonianza dell’Accattatis, tramandata, negli anni, di studioso in studioso.
Gli scrittori calabresi la invitarono a entrare nell’Accademia dei Costanti a Cosenza e pittrici e pittori veneziani furono in corrispondenza con lei. Il cosmografo e storico Onofrio Rogliano de’ nobili bisignanesi scrisse una sua biografia che non fu data mai alle stampe. E così, ci ritroviamo al punto di partenza.
Non possiamo leggere niente che sia stato scritto di suo pugno, dalla mano lieve di Mariannina che possedeva anche il tocco magico del pennello e della matita.
Ce la possiamo solo immaginare, nella campagna della valle del Crati, ai piedi del monte della Sambucina, immersa nella natura calabra, immortalarne la bellezza con i colori, con la delicatezza e l’agilità degli anni. O, allo scrittoio, nel silenzio della sua stanza, vergare con foga, con passione, parole che purtroppo sono volate via… Non sempre scripta manent: bisogna conservare! Verba volant ad altissima velocità fino a scomparire nella polvere dei giorni, dei mesi, degli anni. Dei secoli.
La memoria necessita di rispetto, di cura, di amore.
Con amarezza ho scritto, stavolta. Ho aspettato, ho chiesto ad amici storici, a chiunque potesse dirmi qualcosa in più. Invano!
Mi arrendo alla crudeltà del tempo che, avaro è passato via senza ascoltare, inclemente, i suoi richiami dell’aldilà. Senza ricordi non siamo nessuno. Nomi destinati all’oblio. Polvere nella polvere dei secoli. Senza testi autentici, nessun valido riconoscimento. Sì. Quello che spesso, per un motivo o per un altro, viene negato in primis alle donne di valore, nell’arte, nella letteratura, nella scienza.
A Luzzi, antica sede dell’intensa vita religiosa del Seicento, fra le verdeggianti campagne e le mura di palazzi nobili, viene seppellita, ancora una volta, Mariannina Coppa, poetessa, scrittrice, pittrice. Donna illustre e di talento.
Se almeno fosse rimasta visibile la sua tomba, la onoreremmo con una visita, Mariannina, o con un fiore. Ci resta solo la possibilità di dedicarle un pensiero, una preghiera. Un articolo incompleto, ma scritto con il cuore.

