Università, l’offerta formativa per educatori dell’Istituto don Giorgio Pratesi di Soverato

VIDEO | Sono partite ormai 4 anni fa le lezioni nella città ionica. Si tratta di un corso triennale che si articola in sette settimane. Un percorso di studi da sempre aperto al territorio 

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di Rossella  Galati
11 maggio 2022
08:00

È una formazione non solo teorica quella che propone l'Istituto universitario Don Giorgio Pratesi di Soverato, con sede nei locali dell'istituto salesiano, le cui lezioni sono ormai partite 4 anni fa per formare educatori sociali e professionali. «L'istituto propone una formazione comunitaria organizzata in settimane didattiche - ha spiegato la direttrice Rosa Fiore - ovvero gli studenti convivono con i docenti per un settimana intera al mese e si crea un clima relazionale in cui non si impara solo a prendersi cura degli altri ma si parte dalla cura di sé e dalla relazione».

Lezioni aperte al territorio

L'istituto, ancora poco conosciuto, che accoglie 25 studenti all'anno provenienti da tutte le province calabresi, da sempre si è aperto al territorio con lezioni interattive come nel caso del corso di antropologia che ha coinvolto le chef Nicola Stratoti, esperto in sculture di pane artistico che per l'occasione ha realizzato delle opere a tema:«Siamo abituati a fare lezione anche in questo modo – ha chiarito il docente Roberto Alessandrini - e quindi oggi, non eccezionalmente, abbiamo invitato un maestro competente di pane artistico per affrontare due temi importanti del corso di antropologia; il valore simbolico del cibo e il valore dell'espressione artistica».


L'antropologia del cibo

«Il professore Alessandrini ci ha da subito abituato a queste lezioni particolari che aprono la mente e ci fanno guardare il mondo in modo diverso. In questo caso, una scultura di pane in un corso per educatori ci aperto la strada verso l'antropologia del cibo – ha commentato la studentessa al secondo anno, Angela Fruci -: attraverso il cibo noi conosciamo meglio la cultura e l'uomo. Quello che c'è di bello in questo è che il pane già di per sé è sacro e l'arte nel pane, il pane che diventa scultura, unisce un altro mondo ancora quindi diventa trasversale rispetto alla storia dell'uomo».

Giornalista
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