Mercenari o combattenti per le forze ucraine?

I tre cittadini stranieri Aiden Aslin, Sean Pinner, Saadoun Brahim sono stati condannati a morte dal cosiddetto Tribunale Russo nel Donetsk per aver combattuto al fianco di miliari e civili ucraini per contrastare l'offensiva

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di Giusy Criscuolo
20 giugno 2022
14:10
Aiden Aslin, Sean Pinner, Saadoun Brahim
Aiden Aslin, Sean Pinner, Saadoun Brahim

Nella regione del Donetsk, il cosiddetto Tribunale Russo ha condannato a morte tre cittadini stranieri che hanno combattuto per l'Ucraina: il 28enne Aiden Aslin, il 48enne Sean Pinner dal Regno Unito, oltre al marocchino Saadoun Brahim che è stato arrestato mentre tentava di lasciare Mariupol lo scorso aprile.

Ma quale è stato il percorso degli uomini in questione per trovarsi nelle Uaf (Forze Armate Ucraine) come combattenti. L'ex soldato dell'esercito britannico Sean Pinner, 48 anni, non è un mercenario, ma fa parte dell'esercito ucraino dal 2018. All'inizio del 2022 è stato intervistato dal Daily Mail al quale avrebbe dichiarato che durante il suo soggiorno in Ucraina si è innamorato, sposandosi con una locale. Ora regolarmente arruolato starebbe proteggendo la sua famiglia e la sua nuova “patria”. In passato Sean Pinner apparteneva al Royal Anglian Regiment.


«La Russia ha iniziato questa guerra, la finanzia, la sta guidando, ma noi difenderemo l'Ucraina», avrebbe dichiarato. Sempre nella stessa intervista il giornalista aveva ipotizzato una possibile cattura, chiedendo quale (secondo l’uomo) sarebbe potuta essere la reazione della Russia. Di certo l’inglese non si aspettava ciò che gli è accaduto, visto che le sue dichiarazioni sono state: «Se venissimo catturati, i russi ci tratterebbero diversamente perché siamo britannici».

Nello stesso 2018 Aiden Aslin sarebbe arrivato in Ucraina e dopo aver ottenuto la cittadinanza, si sarebbe successivamente arruolato nei Marines delle Uaf. Prima di questo, Aiden avrebbe combattuto come parte delle unità di difesa del popolo curdo nel nord della Siria. Al suo rientro nel Regno Unito nel 2017, è stato fermato per essere interrogato dalle Forze di Sicurezza inglesi.

Nel 2019 anche Saadun Brahim, il ragazzo marocchino, sarebbe arrivato in Ucraina, entrando come studente militare al Politecnico di Kiev presso la Facoltà di aviazione e sistemi spaziali, lasciando però gli studi e firmando un contratto triennale con le Uaf.  

È fondamentale specificare che in Ucraina l’arruolamento di stranieri, anche prima dell’attuale conflitto, nell'esercito non è proibito. Dal 2014 c’è stato un arruolamento “volontario” o di contractors, ma nel 2018 sono state apportate modifiche riguardo alla legge sul servizio militare o di leva. Nell’articolo si afferma che «Stranieri e apolidi possono essere accettati per il servizio militare nelle Forze armate ucraine (APU) per incarichi come soldati, sergenti e/o caposquadra. D'ora in poi, inglesi, americani, francesi, croati e altri possono firmare un contratto e mettersi al servizio».

Tutti ricorderemo che il 24 febbraio scorso, quando la guerra o “l’operazione speciale” così come la chiama il Presidente Putin ha avuto inizio, il presidente Volodymyr Zelensky ha invitato personalmente gli stranieri ad aiutare l'Ucraina. In risposta, più di diverse migliaia di “volontari” si sono uniti ai ranghi delle forze armate ucraine. (foto a sinistra da Twitter)

Quando mi trovato nella prima metà di aprile in Ucraina, ho avuto modo di intervistare alcuni di loro e già allora, il numero degli arruolati stranieri superava di gran lunga le 10 migliaia di unità. Ma quale è la condanna che il sedicente “Tribunale” del Dpr avrebbe ascritto agli stranieri chiamandoli sul banco degli inputati?

Tutti e tre gli accusati, a loro tempo, scelsero di arruolarsi nella 36a Brigata Marines “separata”, ritrovandosi a difendere il fronte di Mariupol. A metà aprile alcuni canali Telegram russi parlavano di resa, mentre altri canali dibattevano sulla cattura. Sta di fatto che «cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia» poiché sono stati resi prigionieri di guerra senza però ricevere le attenzioni dettate da questo status. Addirittura ci fu una storia andata in onda sui canali federali russi in cui Sean Pinner e Aiden Aslin, probabilmente sotto pressione, avrebbero fatto una richiesta per essere scambiati con il leader della Piattaforma di opposizione per la vita, Viktor Medvedchuk, sospettato di tradimento in Ucraina.

Ma come si è svolto questo processo

Dopo mesi in cui si erano perse loro notizie, sono arrivate sui social e sulle testate russe come la Tass e ucraine le foto degli imputati, tutti e tre in una gabbia di ferro e in un'aula di tribunale. A differenza dei biblici processi che siamo abituati a vedere in occidente, quello che ha visto i tre imputati accusati sembra essere durato a mala pena un mese (ma le fonti non sono confermate, anche perché si parlerebbe di meno tempo). Certo è che sono circa quattro mesi che la guerra ha avuto inizio.

Il processo, puta caso, si è svolto a porte chiuse e al cospetto della Corte Suprema russa. Dal 2014 nel Donetsk i casi di sabotaggio, terrorismo, spionaggio e violazione dell'ordine costituzionale, si tengono a porte chiuse. Confrontandomi con più fonti in loco e sul fronte, mi viene spiegato che addirittura, alcuni di questi “processi” avrebbero la durata di un giorno e senza il coinvolgimento di avvocati e testimoni. A seguito di tali processi, i giudici di competenza si pronuncierebbero sulle condanne che possono variare dai 12 anni di reclusione fino alla penna di morte.  

Sulla base di quanto detto e non specificatamente approfondito, per questione di “spazio”, ad Aiden, Pinner e Brahim è stata ascritta la pena per mercenarismo, per aver commesso atti volti alla presa del potere, rovesciamento dell'ordine costituzionale.

Il mondo occidentale ha rimostrato immediatamente contro tale sentenza, senza contare che è stata ampiamente “evasa” la Convezione di Ginevra prevista per i prigionieri di guerra.

Giusto per specificare, nell’Art 4 della suddetta Convenzione: A. Sono prigionieri di guerra, nel senso della presente Convenzione, le persone che, appartenendo ad una delle seguenti categorie, che sono cadute in potere del nemico: 1. I membri delle forze armate di una Parte belligerante, come pure i membri delle milizie e dei corpi di volontari che fanno parte di queste forze armate; 2. I membri delle altre milizie e degli altri corpi di volontari, compresi quelli dei movimenti di resistenza organizzati, appartenenti ad una Parte belligerante e che operano fuori o all’interno del loro proprio territorio, anche se questo territorio è occupato, sempreché queste milizie o questi corpi di volontari, compresi detti movimenti di resistenza organizzati, adempiano a determinate condizioni: a. abbiano alla loro testa una persona responsabile dei propri subordinati; b. rechino un segno distintivo fisso e riconoscibile a distanza; c. portino apertamente le armi; d. si uniformino, nelle loro operazioni, alle leggi e agli usi della guerra. (Argomento che meriterebbe un approfondimento a parte).

Ne segue, che stante quanto accennato, non sembrerebbe esserci nessun segno di mercenarismo. Questo perché i mercenari non sono considerati membri delle forze armate di una parte in conflitto.

Secondo Andrey Yakovlev, un avvocato esperto dell'organizzazione per i diritti umani per Media Initiative for Human Rights avrebbe detto a “Focus”: «I mercenari sono di fatto persone che prendono parte alle ostilità, guidate principalmente dal desiderio di ricevere un guadagno personale, una ricompensa che supera notevolmente la remunerazione in posizioni simili». In questo caso la situazione sembra di gran lunga differente, poiché tutti gli imputati sarebbero militari delle Forze armate ucraine, avendo sottoscritto relativi contratti. Questo basterebbe «Per non essere considerato un mercenario secondo le regole internazionali. Inoltre, gli stranieri accusati ricevono uno stipendio ufficiale. Nessuno li paga in più per il fatto che provengono da altri paesi».

Quindi poiché gli stranieri fanno parte delle forze armate ucraine, essendosi trovati in territorio controllato dal nemico sotto la sua autorità, hanno tutto il diritto allo status di prigionieri di guerra. Adesso bisognerà attendere per capire cosa vorrà in cambio la Russia, anche perché i prigionieri, avrebbero un mese di tempo per appellarsi contro il verdetto. Il quid è: Sarà loro permesso?.

Giornalista
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