Ennesima sforbiciata al costo del denaro da parte della Banca centrale europea. Il Consiglio direttivo ha deciso di tagliare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. I tassi sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,00%, al 2,15% e al 2,40%. La misura entrerà in vigore l'11 giugno.
 

«Tassi adeguati a navigare nell'incertezza»
 

Durante la conferenza stampa a Francoforte, la presidente Christine Lagarde ha spiegato il contesto di questa decisione: «Con il taglio di oggi e l’attuale livello dei tassi di interesse, penso che stiamo arrivando alla fine di un ciclo di politica monetaria che stava rispondendo a shock composti, incluso il Covid, la guerra in Ucraina e la crisi energetica. Ma ora viviamo in un periodo diverso, con attori diversi, partner diversi e politiche diverse» ribadendo, però, che siamo ora «ben posizionati» a navigare in acque di «estrema incertezza». E se in futuro ci saranno ulteriori tagli «decideremo a seconda dei dati».
 

Quanto risparmia chi ha un mutuo a tasso variabile

Ma quali sono gli effetti diretti del taglio dei tassi di interesse sulle tasche degli italiani? Secondo le stime del Codacons, il risparmio medio mensile sulle rate dei mutui a tasso variabile si attesta tra i 13 e i 30 euro, a seconda della durata e dell’importo del finanziamento. Per chi ha acceso un mutuo ventennale compreso tra 100mila e 200mila euro per l’acquisto della prima casa, la riduzione della rata mensile si traduce si aggira tra i 13 e i 27 euro, con un risparmio annuo che oscilla da 156 a 324 euro. Ancora più vantaggiosa la situazione per chi ha optato per un mutuo trentennale: in questo caso, la rata si alleggerisce mediamente tra i 15 e i 30 euro al mese, con un beneficio annuo compreso tra 180 e 360 euro. Anche per un finanziamento medio da 125mila euro su 25 anni, la diminuzione dello 0,25% dei tassi genera un risparmio stimato di circa 17 euro al mese, pari a oltre 200 euro su base annua. Tuttavia, il Codacons invita alla prudenza: «I dazi commerciali rappresentano una minaccia concreta per l’equilibrio del mercato dei mutui. Se dovessero salire, potrebbero spingere di nuovo verso l’alto i tassi di interesse, con ricadute pesanti sui bilanci familiari».

Inflazione, stime riviste al ribasso

La Banca centrale europea segnala un’inflazione attualmente vicina all’obiettivo di medio termine fissato al 2%. Secondo le ultime proiezioni formulate dagli esperti dell’Eurosistema, l’andamento dei prezzi si manterrà nel 2025 su una media del 2%, per poi calare all’1,6% nel 2026 e risalire nuovamente al 2% nel 2027. Le nuove stime segnano una revisione al ribasso rispetto a quelle pubblicate lo scorso marzo, con una diminuzione di 0,3 punti percentuali per gli anni 2025 e 2026. Gli esperti si attendono che l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porti in media al 2,4% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e nel 2027, sostanzialmente invariata da marzo.

La crescita del Pil e l'incertezza sui dazi

La Banca Centrale Europea prevede per l’Eurozona una crescita del Pil reale pari allo 0,9% nel 2025, all’1,1% nel 2026 e all’1,3% nel 2027. Secondo gli esperti dell’istituto di Francoforte, l’andamento positivo del primo trimestre ha bilanciato prospettive più deboli per i mesi successivi. Tra i principali fattori d’incertezza, la Bce segnala le tensioni commerciali globali, che potrebbero frenare gli investimenti delle imprese e le esportazioni, soprattutto nel breve periodo. Tuttavia, l’aumento della spesa pubblica in settori strategici come difesa e infrastrutture dovrebbe offrire un sostegno crescente all’economia nel medio termine. In sostanza, la previsione è che l’aumento dei redditi reali e un mercato del lavoro robusto consentiranno alle famiglie di spendere di più. Insieme a condizioni di finanziamento più favorevoli, ciò dovrebbe aumentare la capacità di tenuta dell’economia agli shock mondiali.