«Rafforzare la collaborazione con l’Autorità Giudiziaria ed i soggetti a vario titolo coinvolti nella vicenda dei beni oggetto di sequestro e confisca, promuovendo un approccio integrato, fondato sul coordinamento interistituzionale, per una definizione condivisa di obiettivi operativi

Queste le finalità del “Protocollo d’intesa per il rafforzamento della collaborazione tra le parti del procedimento di prevenzione per ottimizzare la gestione e lo sviluppo dei beni e delle aziende sequestrate e confiscate” siglato questa mattina a Palazzo del Governo a Reggio Calabria.

L’iniziativa, promossa dalla Prefettura guidata da Clara Vaccaro, mira alla costruzione di una rete stabile di responsabilità nella gestione dei beni, attribuendo un ruolo cruciale alla collaborazione con gli ordini professionali e il sistema creditizio. In particolare, nell’ottica della valorizzazione imprenditoriale e della salvaguardia occupazionale delle imprese confiscate, l’intesa mira a sviluppare un’azione condivisa che veda coinvolti i firmatari nel perseguire le finalità della normativa vigente, anche mediante l’individuazione di possibili soluzioni idonee ad incentivare le banche nel mantenimento di eventuali linee di credito, assicurando garanzie adeguate a salvaguardarne una proficua gestione economica.

I firmatari

L’atto firmato questa mattina avrà la durata di due anni, e si propone di promuovere anche percorsi di formazione per l’implementazione delle conoscenze ed il miglioramento dell’efficacia degli interventi, supportando l’attività degli amministratori giudiziari e consolidando le competenze dei professionisti che operano nel settore.

Il Protocollo è stato siglato, alla presenza del Sottosegretario di Stato con delega ai beni confiscati, Wanda Ferro, dal Prefetto Clara Vaccaro, dal Direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati a confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), Prefetto Maria Rosaria Laganà, dal Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni, dal Presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Mariagrazia Arena, dal Procuratore della Repubblica-DDA, Giuseppe Borrelli, dal Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana – Commissione Regionale Calabria, Maurizio Coppola, e dai Presidenti dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Calabria, Rosario Maria Infantino, e dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Reggio Calabria, Locri e Palmi, Stefano Poeta, Francesco Scarano e Luciano Fedele.

Ferro: «Atto dovuto per i cittadini onesti»

«Credo che questo significhi tanto, rispetto anche al lavoro che si sta facendo – ha esordito il sottosegretario Ferro, snocciolando alcuni numeri: solo su Reggio Calabria abbiamo aumentato dal 2003 al 2025 l'assegnazione dei beni, di quasi il triplo, parliamo di 3.800 rotti beni di cui solo 2.600 sono su Reggio Calabria e provincia e di cui altrettanto 615 sono nella città di Reggio Calabria. «Credo che sia un atto dovuto per i cittadini onesti la presenza dello Stato» ribadisce Ferro che sottolinea come «questo protocollo significhi ovviamente dare potenzialmente non soltanto la possibilità di intervenire nella fase di sequestro finché le aziende non abbiano un deterioramento che li porta poi alla chiusura, di poter avere quell'accesso al credito e soprattutto la possibilità di avvalersi di professionalità che non significa in qualche modo sostituire le forze dell'ordine o la magistratura ma che significa accompagnare per quello che riguarda le aziende e quindi delle figure specializzate il percorso di continuità. A questo si aggiunge un tavolo permanente anche in Prefettura che significa poter monitorare passo dopo passo l'andamento di questo protocollo che ha dato già importanti risultati in altri luoghi e che spero da Reggio Calabria possa essere di esempio per tante altre province».

Insomma un aggiornamento importante rispetto alle problematiche degli anni passati, in cui le aziende spesso venivano lasciate sole e non riuscivano ad andare avanti: «Per quanto riguarda i sequestri per esempio che prima avvenivano solo a seguito di sequestro, prima confisca e seconda confisca, oggi c'è un passo in avanti anche rispetto a chi per esempio subisce il sequestro che non significa che non si possa difendere attraverso un giudice terzo, imparziale, perché non ha saputo dimostrare da dove viene quel bene o da dove viene quell'attività economica. A questo si aggiunge non lasciare sole le aziende, non lasciare sole gli operatori e soprattutto i lavoratori, credo che questo sia un atto di grande civiltà, un passo in avanti importante e mi auguro che ce ne possano essere sempre tanti altri ancora».

Vaccaro: «Costruire anticorpi per far sopravvivere le aziende»

Il prefetto Clara Vaccaro, è la prima a prendere la parola durante l’incontro a Palazzo del Governo, spiegando che siamo di fronte ad un protocollo che ha una finalità specifica: quella di creare un sistema nel quale tutte le componenti partecipano al percorso di risanamento delle imprese che, sottoposte a vincoli per le infiltrazioni della criminalità organizzata, possono essere risanate. «E soprattutto – ha aggiunto - per dimostrare che questi strumenti non portano alla morte di queste aziende ma anzi vogliono aiutarle per costruire dei sistemi di anticorpi, quelle strutture necessarie per affrancarsi definitivamente da qualunque tipo di infiltrazione».

È chiaro che l'idea di fondo non è quella di soffocare l’azienda ma anzi di accompagnarla in questo percorso di costruzione degli anticorpi che le consentiranno poi di sopravvivere sul mercato e risanarla e soprattutto porre quell'azienda in una posizione di fiducia anche nei confronti del territorio, soprattutto nel rapporto con le banche. Questo lavoro si concretizza non solo come uno scambio di informazioni tra gli attori coinvolti, ma anche di capacità che si è tentato di mettere insieme: «Quello che si vuole fare con questo protocollo è accompagnare l'azienda, soprattutto a creare questo dialogo e scambio di informazione tra gli amministratori giudiziari, il Tribunale, la Procura e l'Abi, in modo tale che anche gli amministratori possano più facilmente fornire alla banca tutte le garanzie che servono per poter continuare»

«Si costituirà, poi, un tavolo tecnico che in Prefettura ci siamo impegnati a convocare periodicamente, sia per evidenziare l'andamento del lavoro ma anche su richiesta su singole specifiche situazioni».

Laganà: «Tuteliamo le aziende recuperate alla legalità»

Per il Prefetto Maria Rosaria Laganà - Direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati a confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) - «si tratta di mettere nero su bianco delle azioni che siano effettivamente proficue, quindi bisogna approfondire il ruolo che ciascuno può svolgere al meglio, tenere conto di quelle che sono le disposizioni normative e poi alla fine, anche sulla base delle esperienze già vissute, capire quali possono essere i percorsi, quali sono gli inciampi che magari si sono incontrati in quella che è l'attività a cui tutti siamo evidentemente dedicati, a tutelare al meglio queste aziende che, benché toccate dalle attività criminose, adesso sono state in qualche modo recuperate all'economia legale e che vogliamo possano continuare ad operare perché significa salvaguardare posti di lavoro, significa comunque iniettare delle energie nuove in un tessuto economico magari già compromesso».

È chiaro che non tutte le aziende confiscate, almeno tra quelle per le quali è tenuta una misura di prevenzione patrimoniale, possono continuare a rimanere attive, «perché spesso - spiega Laganà - sono connotate da palesi violazioni di legge che di fatto una volta affrontato lo shock di legalità non reggono sul mercato. Però ce ne sono altre che invece possono essere ricondotte in una dimensione che consenta anche di progredire, messe in mano anche a degli imprenditori o delle professionalità che ne possono trarre il meglio, e quindi per quel territorio garantire lavoro sicuro, lavoro correttamente pagato e quindi diventare anche volano di sviluppo».