Calabria film commission: arriva Minoli: «Non solo cinema, ma anche serie e documentari»

VIDEO | La presidente della Jole Santelli: «Si apre una nuova era sulla base del tentativo i costruire una vera e propria impresa dell’audiovisivo nella nostra regione»

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di Daniela  Amatruda
26 settembre 2020
15:31

Con l’arrivo in Calabria del noto giornalista e autore televisivo Giovanni Minoli, nominato commissario della Film Commission regionale dalla governatrice Jole Santelli, riparte ufficialmente la grande macchina dell'industria cinematografica. E a chi le ha contestato di aver fatto ricorso ad una professionalità proveniente da fuori regione, Santelli ha replicato di avere incaricato un uomo capace di realizzare una sfida impossibile.  

 

La sfida impossibile 

«Si apre una nuova era sulla base del tentativo –ha detto la Santelli - di costruire una vera e propria impresa dell’audiovisivo in Calabria, a partire dalla serialità, con una professionalità come Gianni Minoli che ci assicura, a livello nazionale, la più alta percentuale di possibilità di successo. È il più grande che c’è in Italia, poi se ci dobbiamo accontentare e il problema dev'essere avere il passaporto calabrese, le polemiche ci sono e ci sono sempre. Minoli è un mostro sacro della televisione con cui tutti siamo cresciuti. A lui che ha fatto tutto nella vita ho chiesto una sfida impossibile».         


 

Sfida accettata

Una sfida che Minoli ha accettato nella consapevolezza di poter puntare sulle risorse offerte dal territorio: «Io sono qui – ha detto Minoli - per costruire un’industria dell’audiovisivo seriale di livello nazionale e internazionale, altrimenti non mi interessa. La Calabria è bellissima, un luogo ideale. Non ci ho mai lavorato, ma immagino e spero di farlo bene: ho lavorato in Campania con “Un posto al sole”, in Sicilia con “Agrodolce”, ho messo in piedi delle macchine che erano più grandi della Fiat, quindi non vedo perché non posso riuscire qui».

 

Serie tv 

Minoli ha specificato che la sua intenzione è quella di «iniziare dalla progettazione della lunga serialità: oggi si racconta molto di più con le serie, le docu-fiction, i documentari che non con il cinema. Il cinema ovviamente conserva il suo spazio di chicca, di qualità. Il cinema è un pezzo della strada, non è la strada». 

 

«Adeguarsi ai cambiamenti» 

Secondo Santelli «lo strumento Film Commission, così com’è costruito, è datato, e lo posso dire perché avevo partecipato 20 anni fa, con il presidente Chiaravalloti, alla stesura del primo Statuto. Il mondo dell'audiovisivo è cambiato, e bisogna adeguarsi ai cambiamenti, se si vuole restare sul campo. Poi, la Film Commission è uno strumento dell’audiovisivo, è arte, e deve essere soprattutto economia: costruzione di maestranze, di vere professionalità, scuole di formazione per poi magari far andare i nostri ragazzi anche fuori». Infine, Santelli ha spiegato che «il passato non le interessa e che i progetti in corso se sono regolari vanno avanti: io non ho annullato nulla che fosse nella norma, mi sono fermata solo quando, vedendo le carte, ho trovato delle cose che non funzionavano».

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